La Nuova Sardegna

Wang Bing sale in cattedra «Il documentario? Dà libertà»

di Fabio Canessa
Wang Bing sale in cattedra «Il documentario? Dà libertà»

Il grande regista cinese, premiato a Venezia e Locarno, ospite della “Sironi” E ora l’Accademia di belle arti punta ad attivare la laurea triennale di cinema

27 aprile 2022
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Quando gli fai i complimenti per i suoi straordinari film sembra quasi imbarazzarsi come se non ne avesse mai ricevuti. Eppure è uno dei registi più acclamati dalla critica e premiati nei grandi festival internazionali, da Locarno a Venezia. Wang Bing è un gigante del cinema contemporaneo, autore di alcuni dei documentari più belli e importanti degli ultimi vent’anni.

Opere che raccontano la Cina, il suo cambiamento e le sue contraddizioni, ma più in generale la condizione umana. Aspetto centrale del workshop, non caso intitolato dal curatore Lorenzo Hendel “L’infinito della condizione umana”, che il regista cinese ospite dell’Accademia di Belle Arti “Mario Sironi” terrà oggi e domani a Sassari. Un incontro, entrambi i giorni di mattina e pomeriggio al Mas.Edu, che secondo le intenzioni del direttore Antonio Bisaccia vuole anche lanciare la nuova laurea triennale della scuola di cinema dell’Accademia, un triennio che si lega al già operativo biennio in cinematografia documentaria. In questo senso la presenza di Wang Bing rappresenta un’imperdibile occasione per studenti, appassionati o semplici curiosi.

«A differenza dei film di finzione – sottolinea – il documentario permette di avere una grande libertà, quella di lasciarsi trasportare dalla storia che si sta provando a raccontare. Le persone che ne sono protagoniste per me rappresentano dei compagni di viaggio. Faccio sentire la mia vicinanza, ma non forzo niente. Non avanzo mai richieste, lascio che siano libere di essere se stesse in ogni momento delle riprese, che la loro vita scorra».

La lezione di un vero maestro del cinema del reale. Non solo per il valore artistico delle opere che ha realizzato, ma anche per la sua profonda umanità. La generosità Wang Bing la dimostra anche per il tempo dedicato all’intervista. Una lunga chiacchierata che continua, informalmente, a pranzo e poi per un giro turistico ad Alghero. Grazie anche alla disponibilità dell’interprete Laura Cominelli che insegna al liceo scientifico internazionale a indirizzo cinese del Convitto Nazionale Canopoleno (i suoi allievi saranno presenti al Mas.Edu). Già da ieri nell’isola, Wang Bing mostra vivo interesse per la Sardegna dove non era mai stato pur avendo curiosamente preso parte qualche anno fa a un film sardo: “Uno sguardo alla terra” di Peter Marcias che era volato a Pechino per intervistarlo all’interno di un discorso collettivo sul significato del documentario a partire dal lavoro di Fiorenzo Serra.

L’Italia per il regista cinese vuol dire soprattutto Venezia, dov’è stato più volte per portare l’anteprima dei suoi film alla Mostra del cinema, e i nomi dei grandi cineasti che hanno segnato la storia della settima arte come Fellini, Rossellini, Pasolini «ma soprattutto – evidenzia Wang Bing – Antonioni che amo molto e sento più vicino al mio stile». D’altronde con il regista ferrarese che amava la Sardegna ha in comune l’importanza data alla dilatazione del tempo, aspetto che lo ha portato a realizzare documentari spesso molto lunghi. «Per mostrare la veridicità della vita delle persone – spiega – è necessario del tempo. Per restituirne il significato profondo».

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