La Nuova Sardegna

Interviste

Veronica Pivetti: «Amo i libri gialli, ma che spudorata a scriverne uno»

Alessandro Pirina
 Veronica Pivetti "2021
Veronica Pivetti "2021

Sul cinema: «Sarò sempre grata a Verdone per Fosca»

03 luglio 2022
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«La Sardegna è unica al mondo, ma la sua capacità di sorprendermi è impagabile. È un luogo che sa stregarmi ogni volta. Ed è bellissimo capitolare davanti alla sua bellezza». Veronica Pivetti venerdì era a Olbia, sabato a Valledoria. L'occasione è la presentazione del suo romanzo, "Tequila bang bang. Un giallo messicano", edito da Mondadori. Il quarto libro dell'attrice.

Quando nasce la sua passione per la scrittura?
«Forse proprio col primo libro, nel lontano 2012. È stato lui a farmi capire che avrei potuto scrivere e a liberarmi dai molti - troppi? - pudori che mi inibivano. Con la Mondadori feci un patto: io comincio a scrivere i primi capitoli, se non funziona, amici come prima e tanti saluti. Invece il libro piacque, andò anche molto bene e continuai».

Cosa l'ha spinta a scrivere un giallo?
«La spudoratezza? Amo i gialli ma so di aver affrontato un genere spinosissimo, non solo perché i giallisti sono tanti e molti di loro bravi, quando non bravissimi, ma anche perché il lettore di gialli è giustamente esigente. Il giallo è un genere amatissimo, non puoi sbagliare, non puoi deludere... ho voluto la bicicletta e ho pedalato!».

Nella sua scrittura cosa c'è dell'attrice brillante?
«Molto, soprattutto nell'assenza di censure. Così come chi recita non deve autocensurarsi, lo stesso vale per chi scrive. Il processo creativo necessita della massima libertà e fare l'attrice mi ha aiutato a esercitare sempre il mio diritto alla libertà».

Le protagoniste del libro sono tre donne: in questi personaggi c'è qualcosa di lei?
«Certo, in tutte e tre. È difficile che un autore non scriva di se stesso, tanto è vero che un po' di me è anche negli altri personaggi. Ma è altrettanto vero che, mai come in questa storia, ho amato inventare, oserei dire "esagerare". Sì, in effetti questa è una storia estrema, spesso al limite, molto fantasiosa, ma, nonostante le invenzioni, mai arbitraria. Puoi scatenare la fantasia quanto vuoi, ma c'è una differenza sostanziale fra fantasia e arbitrio: l'arbitrio in qualunque storia - a maggior ragione in un giallo - è bandito».

In "Per sole donne" aveva parlato di libertà sessuale: si aspettava di creare scalpore?
«No, volevo solo raccontare come noi donne over 50 viviamo la sessualità, come non sia affatto vero che dopo i 50 attacchiamo il sesso al chiodo. Anzi! Noi ultra cinquantenni siamo vive e attive, il mio romanzo parlava di noi e, soprattutto, come noi, col linguaggio che usiamo quotidianamente quando ci ritroviamo con le nostre amiche».

Nel docuweb "Lunadigas" ha rivendicato la scelta di non avere figli.
«Avere o non avere figli sono due scelte di pari dignità. Una donna non è meno donna se non ha figli, ma non faccio del non avere figli una bandiera. Ho grande stima per tutte le donne che decidono di avere figli ma non demonizzo una scelta diversa. Io ho rispetto di noi donne, sempre e comunque perché troppo spesso il mondo non ne ha ed è un grande dolore, mi creda».

Il film che le ha dato la popolarità è stato "Viaggi di nozze": come conquistò Verdone?
«Mi chiamò al cellulare e mi chiese di fare un provino per Fosca. Feci il provino e mi prese. Fu bellissimo, mi fece sentire a mio agio. I grandi, e Carlo lo è, hanno le idee chiare, non hanno bisogno di far cadere un "sì" dall'alto. Gli sono e gli sarò sempre grata per quel ruolo meraviglioso».

Poi Lina Wertmüller: cosa è stata per lei la grande regista?
«Un'amica. Lina era una donna di intelligenza eccezionale e molto, molto spiritosa. Da lei ho imparato quanto sia importante essere "lucidi", il suo senso pratico, unito alla sua genialità, mi hanno illuminata».

Quando rivede le immagini del Sanremo con Raimondo Vianello cosa prova?
«La stessa emozione che provai allora. Sanremo fu un grande lavoro e una grande festa. Fu faticoso ed esaltante, impegnativo e semplice. Un'esperienza totalizzante».

Commesse, Il maresciallo Rocca, Provaci ancora prof, La ladra: tutte fiction di successo. Qual è la ricetta?
«Avere vicino persone che sappiano fare bene il loro lavoro. Sceneggiatori, registi, produttori, attori... bisogna sempre circondarsi di gente valida e che ami quanto te quello che sta facendo. Senza passione questo mestiere inaridisce, fallisce».

Nel suo curriculum anche Per un pugno di libri e Le parole della settimana. Quanto è importante parlare di libri in tv?
«Parlare di libri è fondamentale, anche perché gli spazi ormai sono pochi. Io ho avuto la fortuna di incontrare vari programmi dove i libri erano l'ingrediente principale, ma mica è facile. Ora ho condotto un nuovo programma su Tv loft sempre sui libri dove ho fatto bellissime chiacchierate "liberatorie" con varie autrici; si intitola "La donna della domenica". Sono felice che i libri siano sempre nel mio destino».

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