La Nuova Sardegna

Fotografia

Dolmen e menhir negli scatti di Barbieri

Dolmen e menhir negli scatti di Barbieri

Al Man di Nuoro dal 3 marzo la mostra del fotografo voluta dalla Fondazione di Sardegna

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Il 3 marzo la Fondazione di Sardegna, in collaborazione con il Museo Man inaugura la mostra “Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna” di Olivo Barbieri, a cura di Marco Delogu e Chiara Gatti. La serie inedita dell’artista conclude il suo lavoro nell’ambito della Commissione Sardegna, un progetto che sostiene il percorso di produzione di opere d’arte contemporanea attraverso la piattaforma AR/S Arte Condivisa, con lo scopo di aprire una finestra sul territorio, la storia e le stratificazioni che caratterizzano l’isola, per mezzo degli sguardi di curatrici e curatori, artisti e artiste invitati a vivere esperienze di residenza e produzione in Sardegna.

Olivo Barbieri, uno dei maggiori artisti e fotografi italiani contemporanei, è stato invitato dalla Fondazione di Sardegna a rivolgere il suo sguardo all’isola, a intraprendere tre viaggi nell’arco di due anni, decifrando una bolla spazio-temporale tra archeologia e immaginario contemporaneo.

Oggetto della ricerca è il patrimonio composto da numerosissimi megaliti, dolmen e menhir disseminati sull’isola, secondo logiche ancora non chiare agli studiosi, osservati nella loro capacità di modificare lo spazio che li circonda.

Barbieri, che già negli anni ottanta aveva viaggiato lungamente in Bretagna e a Carnac, attratto da questi monumenti megalitici, dal mistero della loro genesi e della loro funzione, anche se con anni di ritardo e con un certo senso di colpa per aver atteso tanto, arriva in Sardegna per accostarsi a un patrimonio altrettanto unico, poco divulgato, addirittura per molti quasi sconosciuto. Guidato dalla sapiente disponibilità di studiosi come l’archeologo Riccardo Cicilloni, dalle indicazioni degli abitanti del luogo, da ricercatori e da memorie locali, Barbieri in Twelve ee h s nine – Dolmen e Menhir in Sardegna restituisce una ricognizione, una mappatura sensoriale libera e non scientifica dei megaliti, ma soprattutto racconta come lo spazio intorno a questi sia cambiato, come il mondo si sia modificato attraverso forme, stratificazioni e passaggi logici inconsci.



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