La Nuova Sardegna

L'intervista

Pamela Prati: «L’isola mi stava stretta, ora mi manca. Fui io a volere Celentano su Playboy»

di Alessandro Pirina
Pamela Prati: «L’isola mi stava stretta, ora mi manca. Fui io a volere Celentano su Playboy»

Regina degli show del Bagaglino ritorna con il brano “Anni 60” : «La musica è la mia passione da sempre I miei miti? Kessler, Carrà e Marisa Sannia»

14 aprile 2023
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La Sardegna è continuamente nei suoi pensieri, nelle sue parole. Il legame con la sua terra è indissolubile. Anche se ormai manca da tanti, troppi anni. Quel mare che tutti ci invidiano per Pamela Prati è diventato l’ostacolo insormontabile tra lei e le sue radici. La claustrofobia le impedisce da trent’anni di prendere un aereo, un traghetto. Il ritorno a casa è il vero tassello che manca nel suo curriculum che spazia tra tv, teatro, cinema e musica. L’ultima impresa, è infatti, una canzone, “Anni 60”, che vede la storica diva del Bagaglino in tandem con gli Atmosfera Blu. Un brano che rimanda al mitico decennio che ha coinciso con il boom.

Pamela, cosa rappresentano per lei gli anni Sessanta?

«Non lo ho vissuti direttamente, ma nella storia delle dive di quell’epoca che ho interpretato nei miei trent’anni al Bagaglino. Tante parole di questa canzone le ho ritrovate nei miei anni Ottanta. Anni gioiosi in cui si respirava la libertà. La musica è la colonna sonora della mia vita. I miei miti erano le Kessler, Delia Scala, Raffaella Carrà, con cui poi ho avuto anche la fortuna di lavorare. Questa canzone è un arcobaleno di gioia».

Qual è il suo primo ricordo?

«Mi rivedo piccolina, a un anno e mezzo, che rubo dalle tasche di mia mamma la frutta secca che lei amava tanto. Mi sembra di risentire quei profumi unici. Io sono molto legata alla Sardegna, anche sul braccio mi sono fatta tatuare “anima sarda”. Una delle mie canzoni preferite è “Bellitta bellitta” di Marisa Sannia, che ho inciso. Io non sapevo il sardo. Sono stata in collegio a Tempio fino ai 10 anni. Quando sono tornata a Ozieri non lo capivo e ho voluto imparare questa lingua meravigliosa».

Ha più volte raccontato la sua infanzia non felice: cosa prova quando ripensa a quella bambina?

«Penso che quella bambina debba ancora riscattarsi. Di strada ne ha fatta tanta. Ha superato tante difficoltà che l’hanno fatta diventare la donna che è oggi: appagata, felice con sé stessa. Ma il dolore non passa. Certe cose non si possono scordare».

Quando era in collegio ha mai pensato di essere stata abbandonata?

«No. Quando ho scritto la mia storia ho intitolato il libro “Come una carezza”. E quella era la carezza che ogni mese mia madre mi dava. Mio padre l’aveva lasciata sola con questi otto figli. Lei prendeva il pullman da Ozieri e veniva a Tempio. Ricordo il suo profumo, come un angelo. “Io sono la vostra mamma”, ci diceva. E io: “cosa è una mamma?”. Lei: “è questa, quella che ti dà un abbraccio, quello che ti è mancato in questi anni”. Quando sono tornata a Ozieri giorno dopo giorno con amore mi ha insegnato cosa era una mamma».

Cosa voleva fare quando era ragazzina?

«Volevo fare quello che ho fatto. Pregavo mia madre perché mi mandasse a Roma. A Ozieri, come capita in qualsiasi centro piccolo, sentivo pregiudizi nei miei confronti. Non avevo un padre e dovevo subire le chiacchiere del posto. Non vedevo l’ora di andarmene. Ricordo le passeggiate a Ozieri mentre sognavo di riscattarmi, di ricomprare a mia madre la casa che aveva venduto per noi. E ci sono riuscita: gliela ho ricomprata a Olbia».

Segue sua sorella a Roma: il primo incontro con il suo futuro manager Alberto Tarallo.

«Lavoravo in un negozio del centro e lui era l’art director di Playboy. Mi disse: “sei troppo bella per fare la commessa”. A me servivano soldi da mandare a casa, feci il provino per Playboy e mi scritturarono».

Sua madre come la prende?

«A Ozieri le ruppero le scatole. Ma lei ribatteva: “io mia figlia l’ho fatta bella, e lei fa questo per aiutare i suoi fratelli”».

Finisce sulla cover di Playboy con Adriano Celentano.

«Lui era il mio mito, insieme a Claudia Mori. Avevo vinto il titolo di playmate dell’anno e avevo diritto alla copertina col mio idolo. Chiesi così di Celentano. Ci incontrammo a Milano. Lui impazzì per quella copertina che usò anche per il suo disco. Mi volle anche per il video in Svizzera. E da lì ho spiccato il volo».

La svolta è l’incontro con Pingitore: come arriva al Bagaglino?

«Dissi al mio agente: voglio fare teatro. Lui mi combinò un incontro con Castellacci e Pingitore e da lì poi non mi sono più spostata. Siamo come parenti».

La ragazza di Ozieri diventa la diva del sabato di Rai 1: come vive quel momento?

«Era il sogno che si realizzava, fare la bella tv della Prima repubblica. Noi abbiamo portato il sorriso in una Italia in difficoltà. Era una satira intelligente e i politici facevano a gara per venire da noi. Andreotti in primis, sul palco con Oreste Lionello, il suo clone».

A un certo punto lascia il Bagaglino per Canale 5.

«Come nel calciomercato, si presero la primadonna di Rai 1 e qualche anno dopo l’intero pacchetto. Io ero molto indecisa se andare, poi mi sono riunita con la mia famiglia. Ma a Canale 5 ho fatto anche “Scherzi a parte”: 16 milioni di telespettatori nella prima puntata».

Si dice che con la destra al governo il Bagaglino potrebbe tornare in Rai…

«Speriamo, non vedo l’ora. Abbiamo lo spettacolo pronto».

Il cinema è un’occasione mancata?

«Diciamo che l’ho anche rifiutata. Avevo preso il posto della Fenech con la Dania film. Girai “L’amante in bianco ... l’amante al pepe” con Lino Banfi ed ebbi anche varie parti in coproduzioni americane. Ho fatto un po’ di tutto, poi è arrivata la tv. Ma ho iniziato come attrice e al cinema vorrei tornare».

Un no di cui si è pentita?

«Al cinema rifiutai un film da protagonista con Enrico Montesano per seguire un mio amore di allora in uno spettacolo teatrale che nemmeno si fece».

La paura dell’aereo ha condizionato più la sua vita o la sua carriera?

«Tutte e due, è invalidante».

L’ultima volta che è stata in Sardegna?

«Tantissimi anni fa. Ma mi basta chiudere gli occhi per fare riaffiorare i ricordi. Prima o poi tornerò, l’ho giurato a me stessa e non vedo l’ora. Quando succederà piangerò per giorni interi».

Sua mamma Salvatora è morta nel 2001. Cosa le avrebbe detto in questi ultimi anni per lei piuttosto complicati?

«Vai a testa alta, quando sei nella ragione. E io non ho mai abbassato la testa. Sempre a testa alta e tacchi alti».


 

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