La Nuova Sardegna

L’intervista

Donatella Bianchi: «Il varietà e la politica? Due parentesi. La mia vita è dedicata all’ambiente»

di Alessandro Pirina
Donatella Bianchi: «Il varietà e la politica? Due parentesi. La mia vita è dedicata all’ambiente»

La conduttrice di Linea blu racconta il legame con l’isola: «Ho messo radici a Santa Teresa, ho un figlio mezzo sardo: è la mia seconda casa»

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È la signora dei mari della tv italiana. Da quasi trent’anni Donatella Bianchi, ligure di La Spezia, sessant’anni appena compiuti, accompagna i telespettatori alla scoperta di isole, spiagge, cale e calette di tutta Italia. Con un occhio particolare alla Sardegna, anche perché qui, per l’esattezza a Santa Teresa, la conduttrice di “Linea blu” ha messo su famiglia. Ma l’isola per lei non è solo mare. Nei giorni scorsi, infatti, è stata a Laconi per la manifestazione “Noi camminiamo in Sardegna”, che va alla scoperta delle destinazioni di pellegrinaggio e dei borghi dell’isola.

Donatella, si sente l’ambasciatrice tv della Sardegna?
«Ma certo. Intanto ho una cittadinanza onoraria (Santa Teresa, ndr), e poi ho un figlio per metà sardo: sono geneticamente responsabile di questo posto meraviglioso. Una terra bellissima, intrigante, ospitale, straordinaria. Nel nostro Paese ne abbiamo anche altre, ma con la Sardegna ho un legame speciale».

In quasi trent’anni quante puntate dedicate all’isola?
«Circa 4 all’anno per trent’anni fa più o meno 120 o 130. Se sbaglio, sbaglio per difetto».

Anche quest’anno a Linea blu c’era tanta Sardegna.
«Una puntata sull’Asinara e una sul nord della Gallura, sulla costa che da Marinella arriva a Capo Testa, passando per l’arcipelago e seguendo il percorso del granito. A me piace raccontare il distretto costiero nel suo insieme. Purtroppo quest’anno la trasmissione è finita prima del tempo e abbiamo fatto solo due puntate, ma in media la Sardegna è la prima della classe. Si contende il primato con la Sicilia. Anzi c’è un rito scaramantico per cui ogni anno Linea blu parte da una delle due isole».

La prima volta in Sardegna?
«Il destino talvolta è incredibile. Avevo 15 anni e seguii mia sorella con il fidanzato proprio a Santa Teresa, dove poi ho messo radici tanti anni dopo, dove ora ho buona parte della mia vita. Poi ovviamente la Sardegna l’ho scoperta con occhi diversi. Grazie a Linea blu ho cominciato a vedere la costa dal mare e ad apprezzarla di più. Ho scoperto la bellezza dei luoghi che da turista non riuscivo a cogliere».

Qualche angolo dell’isola da scoprire che vorrebbe fare conoscere ai telespettatori?
«Io amo le destinazioni meno blasonate. Ogni anno scatta una ricerca maniacale del luogo in cui non siamo mai stati, ma in trent’anni è difficile trovarlo. Eppure capita e anche noi ci sorprendiamo. Un posto che mi ha colpito tanto è Capo Pecora con la spiaggia delle Uova di dinosauro. O l’oasi di Scivu. I luoghi che amo di più sono quelli ancora selvaggi, dove non c’è ancora l’attenzione del turismo di massa. Ma anche spiagge come Is Arutas, Capriccioli o la Rena Bianca di Santa Teresa sono di una bellezza straordinaria. Vanno però messe in atto delle azioni per proteggerle».

Conduce Linea blu da 29 anni, ma i suoi esordi avvengono quando aveva appena 15 anni con Corrado a Domenica in. Cosa ricorda di quella ragazzina?
«La mia è stata una vita molto intensa. A 11 anni ho iniziato a studiare musica per realizzare un sogno di mia madre. Lei aveva una voce bellissima, ma erano tempi complicati e fu costretta a scegliere tra arte e famiglia. Aspettò di avere il figlio giusto a cui trasmettere la passione. Io che ero un pochino intonata approdai a una gara organizzata da Corrado. Vincendola arrivò l’occasione di Domenica in. Ero una bimba. Ero legatissima a Corrado e alla sua produttrice e non mi scrollavo mai da loro. Ero un pulcino spaurito, tanto che ho subito preso le distanze da quel mondo, sono tornata a La Spezia e ho scelto la carriera giornalistica. Ma di quel periodo ho tanti ricordi, una esperienza meravigliosa. Corrado è stato il mio primo grande maestro».

Ha mai avuto rimpianti per la tv dell’intrattenimento?
«Mai perché ognuno di noi deve fare quello per cui è portato. Volevo fare la giornalista, non di cronaca, ma sul territorio».

Da Sereno variabile a Linea blu, una delle più longeve trasmissioni Rai: chi ebbe l’idea?
«Nacque dal desiderio di una serie di istituzioni genovesi dopo le Colombiadi: furono lo Yacht club, la Camera di commercio, l’Acquario a volere questo primo programma della storia della tv dedicato al mare. Grazie alla volontà dell’allora direttore generale l’azienda decise di investire su questo format sperimentale che parlava di ambiente, ma anche di economia, attività produttive, sociale».

Le battaglie per l’ambiente fanno parte della sua vita quotidiana: è stata per anni presidente di Wwf Italia. È cambiato il ruolo di queste organizzazioni rispetto al passato?
«Contano molto, tanto è vero che da presidente del Wwf mi sono trovata alle consultazioni con il presidente Draghi per la formazione del governo. Visto quanto è alta l’attenzione per la transizione ecologica servono competenze, condivisione, dialogo costante. Quando sono nate, le associazioni difendevano le specie, oggi fanno molto di più. Il loro ruolo è cambiato radicalmente, come è cambiata la relazione tra associazioni e collettività. Quando ho iniziato era impensabile mettere associazioni e pescatori sulla stessa barca, oggi lavorano insieme».

Oggi è presidente del Parco nazionale delle Cinque terre: quanto questi enti - pensiamo anche alla Sardegna - hanno contribuito a salvaguardare l’ambiente, proteggere le specie e tutelare la biodiversità?
«Inizialmente venivano percepite come iniziative restrittive. La nascita di una amp creava diffidenza un po’ ovunque, che nel tempo è stata superata. Questo grazie soprattutto all’efficacia della ripresa della biodiversità, al cosiddetto effetto parco: appena vediamo che un’area si chiude o viene preservata la vita riparte immediatamente».

Candidata a governatrice del Lazio per il M5s, poi si è dimessa dal Consiglio: la politica è stata solo una parentesi?
«Sì, ma è stata una parentesi importante perché mi ha consentito di approfondire alcuni ambiti che non avevo mai esplorato. Penso al sociale, alla sanità. Questa esperienza mi ha aiutata moltissimo. L’unica amarezza è per chi mi ha votato, ma ho lasciato il mio posto a una persona capace e valida».

Un’ultima domanda: conosce la Sardegna più dei sardi, ha un luogo del cuore?
«Eh no, non posso rispondere: qui mi mette in difficoltà».

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