La Nuova Sardegna

L’iniziativa

Sassari, il mondo poetico di Maria Carta raccontato in lingua sarda in “Cantu rituale”

di Gabriella Grimaldi
Sassari, il mondo poetico di Maria Carta raccontato in lingua sarda in “Cantu rituale”

Nella sede della Nuova Sardegna la presentazione del libro, in edicola con il quotidiano, che contiene i versi della cantante tradotti da Clara Farina

15 novembre 2023
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«I versi di Maria Carta rievocano la sua Sardegna dell’anima, quel paese d’ombre a cui è maggiormente legata. Tradurli in sardo è secondo me, il più grande omaggio che potessimo farle». Un omaggio, come l’ha definito Clara Farina oggi 15 novembre nel corso della presentazione nella sala conferenze della Nuova Sardegna, che è nero su bianco nel volume “Cantu rituale”, pubblicato a cura della Fondazione “Maria Carta”, e da domani in edicola con La Nuova. Accanto all’autrice della trasposizione in limba della raccolta di poesie realizzata dalla cantante di Siligo - pubblicata per la prima volta, ma solo in italiano, nel 1975 con il titolo “Canto rituale” - nella sede di Predda Niedda c’erano il presidente della Fondazione “Maria Carta” Leonardo Marras e il giornalista esperto di musica Giacomo Serreli che ha coordinato l’incontro.

A dare il benvenuto ai tanti presenti il direttore della Nuova Sardegna Giacomo Bedeschi: «È la prima volta che vedo questa sala così gremita di persone esterne alla redazione. E sono particolarmente contento che l’occasione sia quella di contribuire a diffondere la cultura e riaffermare il grande valore della lingua sarda. Nell’introduzione del libro ci si chiede se oggi queste poesie tradotte in sardo siano ancora attuali. Io credo di sì. La lingua di quest’isola deve essere riconosciuta ed è giusto darle slancio anche con queste modalità».

Dopo un’introduzione musicale del musicista Beppe Dettori che ha eseguito lo Stabat Mater a suo tempo musicato e cantato da Maria Carta, ha preso la parola l’autore del progetto Leonardo Marras il quale ha riferito di un’idea covata per molto tempo e diventata realtà alcuni mesi fa: «Abbiamo fatto la proposta a Clara Farina che si è detta da subito entusiasta. Penso che dovessimo a Maria Carta questa traduzione perché è stata lei a diffondere la cultura sarda nel mondo. E dovevamo qualcosa alla nostra lingua, un patrimonio identitario da non trascurare, anzi da introdurre con decisione nelle scuole e nella società in modo che anche i giovani ne prendano possesso e la trasmettano a loro volta».

Leonardo Marras ha anche ringraziato la Nuova Sardegna per la partnership in questa proposta editoriale, un grazie che si è concretizzato nella consegna di una targa ricordo al direttore generale di Sae Sardegna Vito Nobile.

Poi la parola è passata alla studiosa di lingua sarda, scrittrice e attrice Clara Farina a cui si deve la versione delle poesie di Maria Carta: «Fra quelle che facevano parte della raccolta originale – ha detto –, ho scelto i componimenti che si riferiscono al mondo agropastorale insito nell’animo della cantante di Siligo. Mi sono trovata davanti a una poetica immediata, quasi un racconto in versi che è facile seguire, a partire dai sentimenti e dalle emozioni dei protagonisti, una sorta di Antologia dello Spoon River. Mi sono presa alcune libertà nella sintassi delle frasi per riuscire a rendere al meglio la lingua sarda nelle sue tante raffinate espressioni. Ho utilizzato termini non consueti per dare profondità a certe visioni, ma nel complesso ho tradotto parola per parola l’opera di Maria».

Clara Farina ha affascinato la platea recitando alcuni versi con trasporto e rispondendo alla domanda retorica se Maria Carta sarebbe stata contenta di questo libro ha risposto: «Penso di sì, perché pensava in sardo e lo parlava tanto. Un modo per restare legata per sempre alla sua terra».

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