La Nuova Sardegna

L’intervista

Filippo Nigro: «La vita è una sola, non scordiamolo. Dopo Suburra sogno un bel film»

di Alessandro Pirina
Filippo Nigro: «La vita è una sola, non scordiamolo. Dopo Suburra sogno un bel film»

L’attore è a Cagliari con lo spettacolo “Every Brilliant Thing”

30 novembre 2023
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La vita è bella, ci aveva insegnato Roberto Benigni. Ora a mandare quello stesso messaggio, seppure con sfaccettature diverse, è Filippo Nigro, che, reduce dal successo di “Suburra Eterna”, sarà fino a sabato in scena a Cagliari, ospite della nuova edizione di Teatro Contemporaneo firmata a Akròama al Teatro delle Saline, con lo spettacolo “Every Brilliant Thing”, un monologo in cui il protagonista si narra agli spettatori attraverso una “lista di cose per cui vale la pena vivere”. Uno spettacolo, tratto dal testo di Duncan Macmillan e Johnny Donahoe e diretto dallo stesso Nigro con Fabrizio Arcuri, che riesce a toccare, con sensibilità e una non superficiale leggerezza, un tema delicato e complesso come la depressione.

Nigro, la sua prima reazione quando ha letto il testo?
«Ho pensato: “lo voglio fare”. Ed è una cosa insolita, perché raramente mi è successo di essere così deciso. Giustamente ci rifletto sopra. Questa volta, invece, forse perché venivamo dal Covid, ho detto subito sì. È un tipo di teatro che non avevo mai fatto, significava mettersi in gioco, in ascolto, perché subito si crea un flusso di coscienza tra me e il pubblico. Appena ho letto il testo mi sono immaginato in scena».

Questo spettacolo può essere definito un inno alla vita?
«Certo, in tante chiacchierate nessuno me lo aveva mai detto. La sensazione che mi lascia lo spettacolo è una piacevole ricongiunzione con le persone, con il genere umano, con cui si crea questo momento di vicinanza, di ascolto. Inno alla vita: mi piace questa definizione».

Il suo personaggio compila una lista di cose per cui vale la pena vivere: nel mondo di oggi è necessario mettere nero su bianco la bellezza della vita?
«Il mio personaggio inizia questo giochino, questa lista di sopravvivenza a memoria futura a 7 anni, è l’iniziativa di un bambino. È assurdo che una lista possa funzionare come cura depressiva, ma portandola avanti per tutta la vita la lista si rivela un modo per rimanere in contatto con le cose belle. Oggi c’è la tendenza a non pensare a questo».

Nella sua lista quali sono le cose più importanti per cui vale vivere?
«La risposta è scontata. Sono un padre e vivo soprattutto per quello. La famiglia è la cosa principale, ma ce ne sono una miriade di altre. Le riassumo in un concetto: apprezzare quello che si ha. Siamo di passaggio e tendiamo a scordarlo - per certi versi, meno male - ma allo stesso tempo dovremmo ricordarcelo più spesso per non sprecare nulla».

Teatro, cinema, televisione: c’è un ordine nella sua lista?
«Questa è una domanda indiretta per capire qual è la differenza tra loro (ride). Ma io metto insieme il mio lavoro che è tutte e tre queste cose. Non ho una preferenza, le cose cambiano a seconda del momento che sto vivendo. In questo periodo la voglia di fare teatro è forte. È un sacrificio, ma pur di farlo scappo dal set e vengo, come in questo caso, qui a Cagliari. Al teatro attribuisco una funzione migliorativa, anche dal punto di vista umano, dell’ascolto».

Se dovesse fare una lista dei registi per cui vale la pena fare l’attore sicuramente Ferzan Ozpetek sarebbe tra i primi.
«Con lui ho fatto tre film, fondamentale è stato soprattutto “La finestra di fronte”. Ogni attore ha un film da cui cambia un po’ tutto. Nella mia carriera c’è un prima e un dopo “La finestra”. L’incontro con Ferzan è stato fondamentale: un ruolo molto bello da cui poi è partito tutto».

Quanto ai personaggi possiamo dire che Amedeo Cinaglia è in cima?
«Sembra buffo affezionarsi a un personaggio negativo come lui, ma è così. Dico anche che vorrei avere certi lati di Cinaglia. Certo, non essere spietato come lui, ma vorrei avere quella capacità di cadere e rialzarsi. Ho amato quelle sue sfumature, quel suo essere un muro di gomma, e posso assicurare che non è stato facile interpretarlo. “Suburra” non è un true crime, è tutto inventato ma è anche verosimile. All’inizio fare Cinaglia era come camminare sulle uova».

Nella lista dei sogni cosa c’è?
«Trovare un bel film per il cinema, anche un’opera prima. Una cosa scritta bene è sempre bella da interpretare».

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