La Nuova Sardegna

Tradizioni

Befana, miti e magia della dodicesima notte in Sardegna

di Paolo Curreli
Befana, miti e magia  della dodicesima notte in Sardegna

Le radici della festa da Sos tres Re alla vecchina dei doni

06 gennaio 2024
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Sassari Oggi è l’alba della “dodicesima notte”, dal tempo trascorso dalla nascita di Gesù. Notte magica, raccontata perfino da Shakespeare. L’epifania, la manifestazione all’umanità del divino, è sempre stato un momento di passaggio dell’anno importante, e già dalle civiltà antiche carico di significati.

I magi guidati dalla stella arrivano per adorare Gesù, saggi maghi dell’Oriente simbolo del potere terreno che si inchina al figlio di Dio. Sono “sos tres re” della tradizione sarda che portano i doni, festa condivisa nel Mediterraneo catalano e iberico, nella costa francese ecc. A Sassari era il giorno delle gobbule: “A cantemmu a li Tre Re”, come in tante parti dell’Europa la tradizione del “canto alla stella”.

Comitive che seguivano una lanterna per la questua casa per casa, i sassaresi hanno colorato di “cionfra” le rime delle canzoni, lasciando da parte, con il tipico spirito turritano, l’aspetto prettamente religioso virando verso l’ironia sarcastica, la “cionfra” appunto. In altre regioni dell’isola è “Sa Pasqua de sos tres re”, notte in cui si preparava un tipo di pane dolce per poi spezzarlo sulla testa del più piccolo della famiglia. Un rito di passaggio e buon augurio dal vecchio al nuovo anno. Poi nel secondo dopoguerra, il mondo si è aperto, gli orizzonti sono diventati più ampi. La Pasqua ’e Nadale dei sardi è diventata il Natale di tutti.

La Befana ha sostituito i tre re della tradizione. La vecchia strega, brutta ma generosa – nata dalla interpretazione popolare del termine epifania, prima befania e poi befana – ha avuto gioco facile, un’immagine vincente, che unisce la paura della stregaccia volante sulla scopa, al desiderio di ricevere i suoi doni. Perfino nelle usanze più commerciali, però, il simbolismo antico traspare. La vecchia è l’anno passato, la scopa serve a spazzare via il tempo vissuto e ripulire la casa per i giorni che arrivano. Da non dimenticare che per gli antichi romani erano i giorni dedicati alla profetessa Sibilla, che per i cristiani annunciò l’arrivo del messia. Una figura “giudice” che decide tra dolci o cenere e carbone, ma pare che nessun bambino abbia davvero trovato la punizione dentro la calza. La calza è un altro simbolo internazionale del dono, nato forse dall’abitudine di appenderle per asciugare davanti al camino.

Via da cui passano gli spiriti buoni o malvagi, ché non entrano mai dagli ingressi riservati agli umani. Anche quest’anno la Befana è passata, ancora una volta qualche bambino avrà sgranato gli occhi svuotando la calza brandizzata da qualche marchio famoso, una piccola magia che ci parla di mondi lontani ma che, in tanti modi, riescono ancora a raccontarci le loro affascinanti storie.

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