La Nuova Sardegna

L'intervista

Marcella Bella: «Un giorno sul taxi capii che avevo sfondato, ma all’inizio Montagne verdi non mi piaceva»

di Alessandro Pirina
Marcella Bella: «Un giorno sul taxi capii che avevo sfondato, ma all’inizio Montagne verdi non mi piaceva»

La cantante siciliana è ritornata con il nuovo album “Etnea”. «Quante estati in Sardegna: i miei figli sono cresciuti a Porto Rotondo»

19 gennaio 2024
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L’immagine che ha sempre dato è quella di un’artista vitale, esplosiva, ardente. Sarà la voce, sarà il look, saranno quei capelli ricci indomabili che l’hanno cristallizzata tra le regine della musica italiana. E a oltre cinquant’anni dal suo debutto Marcella Bella è sempre così. In una parola sola, vulcanica. E non è un caso che per il suo nuovo album abbia scelto un titolo, “Etnea”, che richiama proprio la sua natura, la sua Sicilia.

Etnea: quanto c’è di lei in questa definizione?
«Lo dice la parola stessa: figlia del vulcano. E quindi etnea. Anche perché ho pensato che la parola vulcano è maschile, mentre Etna può essere una femmina. Io mi sento una figlia dell’Etna».

Quanto contano ancora oggi le sue origini?
«Solo un isolano come lei mi può capire. Essere nati in un’isola è differente. Io sono cresciuta sempre vedendo il mare. Per me il mare è tutto. Vivo a Milano da 40 anni, la amo, mi ha accolta, ma mi manca tantissimo la mia isola. Quando posso scappo».

Il primo ricordo musicale?
«È mio fratello Gianni. Lui faceva già musica, in casa suonava tutti i pezzi blues: Otis Redding, Stevie Wonder, a 13 anni conoscevo già Billie Holiday. Questo tipo di musica ha condizionato il mio modo di cantare».

I suoi idoli da bambina?
«Andavano fortissime Rita Pavone, Caterina Caselli. Poi, crescendo, il mio gusto si è evoluto e mi sono innamorata musicalmente di Mina. Per un periodo è stata la mia luce, volevo cantare come lei, diventare come lei».

Con queste artiste si è poi trovata sugli stessi palcoscenici.
«Con tutte tranne Mina. Più che un rapporto professionale la nostra è stata una amicizia. Il mio direttore artistico, Alfredo Cerruti, era il suo compagno e ci frequentavamo spesso».

La svolta della sua carriera?
«Chiaramente Sanremo. Fu la prima volta che capii che piacevo. Anche se non avevo vinto tutti mi facevano i complimenti. Ma la prova tangibile del successo la ebbi qualche giorno dopo sul taxi. Alla radio c’era la Hit parade di Lelio Luttazzi e quando nella top ten sentii la musica di “Montagne verdi” provai una emozione enorme: era andata».

Quando la sentì per la prima volta immaginava sarebbe diventato un brano immortale?
«In realtà, all’inizio ne fui molto delusa. Per il mio debutto a Sanremo da Gianni mi aspettavo una canzone più importante, tipo “Io domani”, che poi incisi l’anno dopo. Quando sentii “un coniglio dal muso nero” - che poi in realtà non era altro che la mia storia, della ragazzina che aveva lasciato le montagne verdi - mi sembrò una canzone molto semplice. Feci anche una battuta: “devo andare a Sanremo o allo Zecchino d’oro”?. Gianni se la prese. Poi quella notte la canzone mi tartassò la testa e mi resi conto che era quella giusta».

Com’era lavorare con suo fratello?
«Gianni era il mio idolo musicale, era un fenomeno. Lui faceva già parte della mia vita, lavorare con lui era naturale. Sono cresciuta attraverso i suoi occhi musicali, le sue orecchie musicali, i suoi gusti musicali».

Cosa è per lei Sanremo?
«Oggi si ferma il Paese, in tv non puoi scegliere: o Sanremo o film brutti. Per un cantante che ha una canzone da lanciare è una tappa molto importante. In una settimana fai la promozione per cui di solito impiego quattro o cinque mesi. Io voglio bene al festival, come sono sicura che Sanremo ami me. Penso a “Senza un briciolo di testa” con cui arrivai terza: testo di Mogol e musica di Gianni, fu il coronamento della mia carriera. Prima o poi al festival tornerò».

Quest’anno era tra le papabili.
«Proprio quest’anno ho deciso di non presentare un pezzo. Fino all’ultimo ero indecisa, ma volevo uscire prima con l’album per non perdere un mese di promozione. E così ho fatto».

Negli anni ’80 è stata una delle regine del festival: ancora si parla delle rivalità con Loredana Bertè, Donatella Rettore, Anna Oxa. Era davvero così?
«Erano stupidaggini che si inventavano i giornalisti: di qualcosa bisognava pur parlare. Un anno eravamo tante donne: io, Fiorella Mannoia, Loredana Bertè, Anna Oxa, Antonella Ruggiero dei Matia Bazar. Qualcuna doveva emergere e abbiamo calcato un po’ sulla rivalità».

Un’altra evergreen è “Nell’aria”, colonna sonora degli ’80. Cosa è stato quel decennio?
«Negli anni ’70 ero giovanissima e non riuscivo a percepire cosa mi succedeva intorno. Negli anni ’80 sono diventata donna, potevo permettermi testi più impegnati senza mai abbandonare l’eleganza nel modo di essere, apparire, cantare. Tanto che nessuno si accorse dei doppisensi».

Quanta Sardegna c’è stata in quegli anni?
«Adoro la vostra isola. Ci ho passato venti anni con i bambini. I miei tre figli sono cresciuti nella piazzetta di Porto Rotondo. E poi quel mare meraviglioso, a tratti - mi tocca ammetterlo - più bello di quello siciliano. E poi la gente, i concerti nei piccoli paesi dell’interno. Ora sto molto a Ibiza: a me basta che mi portino in un’isola e sono felice».

In “Etnea” per la prima volta scrive anche i testi: come nasce questa svolta?
«Non mi ero mai accostata alla scrittura perché avendo un fratello come Gianni non ne sentivo la necessità. Ora Gianni non può scrivere né cantare e ho deciso di provarci io: al massimo, ho pensato, mi diranno che non vanno bene. Ho iniziato con un pezzo e sono diventati sette».

Ora prima volta da attrice su Prime nella serie “No activity”. Mai neanche un musicarello?
«Ero troppo giovane e il mio manager mi teneva lontana. Ma quando mi hanno proposto questa cosa con Luca Zingaretti ho accettato subito per curiosità».

Si è divertita a recitare?
«È solo un cameo in cui canto, faccio me stessa».

La politica - si candidò con An nel 2004 - invece è una parentesi chiusa?
«È chiaro che un artista che si avvicina alla politica lo fa da idealista. Io volevo fare una scuola musicale in Sicilia, cosa che non è potuta succedere perché non sono stata eletta. Punto».

Che musica ascolta?
«Prevalentemente straniera, tra gli italiani Marco Mengoni. Ma non chiedetemi se mi piace il rap: non fa parte della mia generazione. Anche se in “Tacchi a spillo” faccio qualcosa di simile».

Chi vincerà Sanremo?
«Sanremo mi interessa solo se ci sono io (ride, ndr). Me ne andrò in vacanza».

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