La Nuova Sardegna

Cinema

Addio a Don Murray, star di Hollywood e cittadino onorario di Simaxis

di Claudio Zoccheddu
Addio a Don Murray, star di Hollywood e cittadino onorario di Simaxis

L’attore aveva 94 anni. Nel dopoguerra fondò nell’isola un’azienda agricola per rifugiati politici

04 febbraio 2024
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L’attore statunitense Don Murray, che guadagnò una candidatura all’Oscar per miglior interprete non protagonista per il ruolo di un cowboy da rodeo invaghito di Marilyn Monroe nel film “Fermata d’autobus” (1956), è morto all’età di 94 anni. Il suo nome non è legato solo alla storia del cinema, ma anche alla Sardegna. Per l’esattezza al comune di Simaxis, dove alla fine degli anni Cinquanta aveva allestito un’azienda agricola. La storia inizia nella Napoli del primo dopoguerra, in cui Murray svolgeva il servizio militare e dove conobbe il giovanissimo professor Belden Paulson, coordinatore del progetto Help (Homeless European Land Program), un disegno che sviluppava uno degli obiettivi del Piano Marshall: reinserire nel tessuto sociale i rifugiati politici, provenienti per la gran parte dalla Spagna di Francisco Franco e dalla Jugoslavia di Tito. Un nutrito e politicamente eterogeneo gruppo di esuli con cui Murray lavorò per circa due anni, fino a quando non tentò la scalata a Hollywood partecipando al provino per il film “Fermata d’autobus”. Una scelta che lanciò Murray nel gotha del cinema mondiale e gli permise di mettere da parte un bel gruzzoletto di dollari oltre che una carriera cinematografica di tutto rispetto.

L’idea di reinvestire i ricavi in una villa di Beverly Hills, però, non solleticava l’attore. Molto meglio ritornare in Italia e dare una mano all’amico Belden Paulson e ai rifugiati politici che vivevano a Napoli. L’occasione arrivò dopo il coinvolgimento nel progetto Help dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati politici e della neonata Cassa del Mezzogiorno, che aveva come referente per la Sardegna il professor Peppetto Pau, studioso e ricco proprietario terriero. Da qui l’idea di investire i 100mila dollari messi a disposizione da Murray per rilevare 54 ettari di terra nel comune di Simaxis. I vecchi possedimenti della famiglia Pau erano il posto ideale per la nascita di un’azienda agricola in cui inserire i rifugiati spagnoli e jugoslavi, oltre che la manodopera del posto. Un test riuscito alla perfezione, tanto che molti ex rifugiati si stabilirono in paese anche dopo la chiusura dell’azienda agricola e misero su famiglia.

A riuscire perfettamente fu anche la carriera hollywoodiana di Don Murray, che dopo “Fermata d’autobus” e l’Oscar sfiorato, ottenne parti importanti in film come “Un cappello pieno di pioggia” (1957) di Fred Zinnemann (1957), “La notte dello scapolo” (1957) di Delbert Mann, “Le canaglie dormono in pace” (1961) di Irvin Kershner e “Tempesta su Washington” (1952) di Otto Preminger. Si fece notare, inoltre, in “Sweet Love – Dolce amore” (1967), “Childish Things” (1969, “Una vampata di vergogna” (1971), “1999: conquista della Terra” (1972). Tra le sue ultime apparizioni “Amore senza fine” di Franco Zeffirelli (1981) e “Peggy Sue si è sposata” di Francis Ford Coppola (1986).

La carriera a Hollywood ovviamente mise in secondo piano gli altri impegni e dopo il 1963 non mise più piede in Sardegna. Fino al 2013, quando Don Murray ritornò a Simaxis per ricevere la cittadinanza onoraria dal sindaco Franco Cossu. Per la star fu un vero e proprio bagno di folla. Gli anni a Simaxis erano un ricordo ancora vivo nella memoria del vecchio Don che mostrò il volto di un 84enne imbarazzato, quasi come le voci dei tanti curiosi che lo chiamavano in tutti i modi possibili: Don Marri e Don Murrài, passando per Don Murri. Una varietà di storpiature involontarie che riportarono alla mente dell’attore californiano i tempi della sua azienda, quella che alcuni dei parenti dei profughi che Murray e Paulson portarono a Simaxis hanno rinominato “azienda agricola Don Murray”.

Un tuffo nel passato per un’azienda ormai divisa in tanti piccoli appezzamenti, coltivati perlopiù per diletto. Un dettaglio che non aveva estinto l’amore dei simaghesi per lo zio d’America. Quello che probabilmente nessuno si sarebbe aspettato, vedendo quell’anziano alto e vestito in abiti dal taglio tipicamente statunitense, furono le parole sibilate in un italiano un po’ arrugginito ma comprensibile: «È incredibile l'affetto che ho ricevuto in questi giorni. Sistemerò questa pergamena sopra un altro foglio a cui tengo molto, la nomination all’Oscar. Questo però è più importante perché in quel progetto avevo messo il cuore. Per questo chiedo che, quando non ci sarò più, una parte delle mie ceneri possa riposare sotto un albero, qui a Simaxis».

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