La Nuova Sardegna

Il biopic sul Nobel

Grazia Deledda degli anni giovanili dai primi romanzi al matrimonio

di Fabio Canessa
<usng-titolo><mc2>Grazia Deledda degli anni giovanili dai primi romanzi al matrimonio</mc2></usng-titolo>

Al cinema il lungometraggio “L’amore e la gloria” di Maria Grazia Perria

26 maggio 2024
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La carriera cinematografica di Grazia Deledda, ovviamente intesa come rapporto tra le sue opere e lo schermo, inizia presto. Già nel 1916, con uno dei film italiani più famosi dell’epoca del muto: “Cenere”, ricordato per la presenza come interprete di Eleonora Duse.

Da allora sono stati realizzati diversi altri adattamenti di racconti e romanzi della scrittrice nuorese che nel lungometraggio “L’amore e la gloria” di Maria Grazia Perria diventa protagonista con la sua vita.

Si tratta infatti di un biopic, incentrato in particolar sugli anni giovanili del futuro premio Nobel per la letteratura: dal 1888, quando diciassettenne pubblica il suo primo racconto intitolato “Sangue sardo” in una rivista romana, al 1900, quando sposa l’impiegato statale mantovano Palmiro Madesani con il quale si trasferisce nella Capitale. Una tappa fondamentale del suo percorso a livello personale e letterario.

Prodotto da Salvatore Cubeddu per Terra de Punt (con il sostegno di Regione, Sardegna Film Commission, Ministero della Cultura, Fondazione di Sardegna) il lungometraggio è uscito al cinema da qualche giorno ed è in programmazione in diverse sale, con la possibilità in alcune date di incontrare la regista come nel caso della presentazione di domani in programma all’Ariston di Oristano.

Maria Grazia Perria firma anche soggetto e sceneggiatura, attingendo al romanzo autobiografico postumo “Cosima” e inserendo brani di scritti degli inizi della sua carriera come “Fior di Sardegna” e “La via del male”. Così vicende personali della Deledda nella Nuoro di fine Ottocento si mescolano alla raffigurazione di alcune sue storie, in un palleggio tra realtà e mondo letterario.

Un ritratto dal quale emerge la sua determinazione, «il fulgore della giovinezza» per citare un passaggio del discorso pronunciato al momento di ritirare il premio Nobel.

Nel testo preparato per la cerimonia a Stoccolma nel 1927 si possono in fondo ritrovare diversi elementi messi in risalto nel film: dagli ostacoli familiari, «quando cominciai a scrivere fui contrariata dai miei», alla voglia di lasciare la Sardegna, «avevo un irresistibile miraggio del mondo e soprattutto di Roma».

Ma anche quel legame con il territorio e i racconti popolari, «così si è formata la mia arte», che “L’amore e la gloria” cerca di restituire tracciando il percorso di una giovane donna anticonformista per l’epoca e ancor di più pensando al contesto conservatore in cui cresce.

Le sue emozioni passano per il volto della protagonista, Marisa Serra, spesso inquadrata in primo piano. La scelta stilistica è chiara, camera a mano per starle più vicino con inquadrature in gran parte strette che hanno anche un valore narrativo simboleggiando quell’ambiente chiuso che alla sognatrice e visionaria Grazia sta stretto.

Nel cast, tra gli altri, sono presenti Mario Olivieri e Monica Serra, nei panni dei genitori della scrittrice, Maria Teresa Campus, Noa Giobbe, Andrea Nicolò Staffa e Tony Negroni.

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