La Nuova Sardegna

L’intervista

Francesco Demuro: «Stupendo tornare a Sassari e con un’opera meravigliosa»

Francesco Demuro: «Stupendo tornare a Sassari e con un’opera meravigliosa»

Il tenore protagonista al Comunale il 29 novembre e il primo dicembre: «Il Werther attraversa tutte le emozioni con un’interpretazione attoriale davvero molto impegnativa»

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Per capire quanto Francesco Demuro abbia voluto cantare a Sassari il Werther è sufficiente ricordare il tour de force al quale si sta sottoponendo da diversi giorni, tra Venezia, dove è in scena con La Traviata, e le prove a Sassari. «Cantare qui significa ritornare a casa mia dove tutto iniziò. Dal Conservatorio alle piazze che facevo prima in Sardegna. Riabbraccio tanti amici e mi piace ritornare oggi in questa veste da tenore, portando un'opera meravigliosa».

Il Werther, per la regia di Stefano Vizioli, andrà in scena il 29 novembre alle 20,30 e il 1° dicembre alle 16,30 al Teatro Comunale di Sassari, nell'ambito della stagione lirico-sinfonica dell'Ente de Carolis. Il Werther le ha regalato grandi successi, inclusa l'applaudita performance al Covent Garden di Londra.

«È un ruolo meraviglioso perché, come protagonista, mi permette di attraversare tutte le emozioni possibili. In quasi tre ore di musica, si passa dalla gioia infinita per la vita e per l'amore fino al punto estremo del suicidio. Devi compiere un percorso mentale allucinante, ben visibile al pubblico, con un'interpretazione attoriale molto impegnativa, soprattutto nel finale, quando il protagonista è morente e deve cantare in situazioni difficilissime».

Questa produzione è nata durante la pandemia.

«Sì, Il regista Stefano Vizioli ha avuto un'idea brillante: un foglio accartocciato su cui Werther scrive la lettera per Charlotte. All'inizio, la vediamo anziana su una carrozzella, con in mano proprio quel foglio. È molto romantico e toccante. Durante il covid abbiamo avuto non poche difficoltà perché non potevamo avvicinarci più di tanto ma adesso possiamo fare qualcosa di più ».

Lei e Alberto Gazale siete entrambi figli di questa terra, vincitori dell'Oscar della Lirica e del Candeliere d'Oro speciale. Che cosa rappresenta tutto questo per la Sardegna?

«Rappresenta una parte di questa isola che emerge in un campo non facile come l'opera lirica. Ci ritroviamo a Sassari dopo percorsi fantastici, ed è meraviglioso poterlo condividere con la nostra gente. Sempre più ragazzi si avvicinano al canto lirico, ispirati dal nostro esempio. Alcuni che mi seguivano nel canto a chitarra, ora mi seguono nell'opera».

Il suo rapporto con l'orchestra dell'Ente de Carolis e con tutto lo staff del teatro di Sassari.

«Trovo sempre grande professionalità. Un teatro che sa fare teatro, dal trucco ai costumi, e un'orchestra fantastica. Con il maestro Daniele Agiman direttore ci siamo trovati benissimo, nonostante il poco tempo per le prove».

In questo periodo si sta dividendo tra Sassari e Venezia dove è in scena con la Traviata

«È un'impresa ardua. Mi piace mettermi alla prova, anche psicologicamente. Canterò la Traviata a La Fenice di Venezia e il Werther a Sassari anche in giorni consecutivi. Si può quindi ben immaginare quale equilibrio e forza psicologica dovrò avere per cercare di fare il meglio in queste giornate, ma ci tenevo davvero tanto venire a Sassari con il Werther».

C'è ancora un'emozione, un palco o un ruolo che sogna di conquistare?

«Dopo aver cantato in tutti i teatri più importanti, dal Metropolitan dove il re era Pavarotti, mi piacerebbe interpretare Lucia di Lammermoor alla Scala. Ho già cantato lì ma Lucia di Lammermoor è un ruolo di belcanto che mi manca».

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