Maria Giovanna Cherchi: «I miei 30 anni tra pop e tradizione condivisi con la gente delle piazze» – VIDEO
La cantante in uscita con l’album “Brincu”: «Tra le collaborazioni ricordo con affetto le giornate a casa di Pino Mango, la figlia Angelina suonava e cantava “No potho reposare” al piano»
Non è solo un fatto estetico, ma di sostanza. I grandi canti sardi, Maria Giovanna Cherchi li interpreta in vestito da sera, paillettes e scialle sulle spalle. Così ha dato nuovi colori alla tradizione. E così è diventata l'icona femminile per eccellenza tra le piazze.
Domani pubblica l’album "Brincu", prodotto da R&G Music. Un omaggio ai suoi primi 30 anni di carriera che porterà presto dal vivo. A maggio sarà a Porto Rotondo, nella sua Bolotana, a Serramanna, a Loceri, a Osilo, per le prime date di un lungo tour celebrativo.
Maria Giovanna Cherchi, quando ha intuito di essere diventata popolare?
«Lo capisci nel momento in cui la gente decide che devi essere tu la protagonista della loro festa. Quando un comitato paga, e decide insieme al paese e ti sceglie, vuol dire che ti sta affidando una festa preparata per tutto l'anno. Questa è una grande soddisfazione».
I 30 anni di carriera sono condensati nell'album “Brincu”.
«In sardo vuol dire salto. E questi anni sono passati come un salto, li ho vissuti con serenità, con tante collaborazioni, con sfide, e per fortuna anche tanti riconoscimenti e dischi. In questo nuovo album l'unico singolo è quello che dà il titolo, è ispirato al ballo della Baronia».
Se ripensa alla Maria Giovanna Cherchi sedicenne?
«Sembra ieri, mi sento la stessa. Anzi c'è una differenza, che la mia idea di musica sarda è sempre stata molto ancorata alla tradizione, venivo da quel mondo che tutti riconoscevano, rispettavo i puristi. Poi ho iniziato a pensare che un ballo sardo resta bello anche se riarrangiato».
È stato difficile far apprezzare le sue novità da chi rimaneva legato alla tradizione?
«Ho sempre creduto in un progetto che potesse essere all'altezza di qualsiasi palco. Maria Carta lo ha fatto prima di tutti, quando prendeva il canto tradizionale modificandolo si è scontrata con alcune difficoltà. Io sono arrivata in un momento in cui si cominciava a pensare "Ma sì, vediamo...».
Sfida vinta.
«In questo disco torno indietro proprio per riappropriarmi di quel mondo, è tutto dedicato ai balli sardi, con un'impronta moderna. La nostra musica ha una grande forza, non ti fa semplicemente essere una cantante tra le altre, ti innalza a bandiera».
L'isola è cambiata negli ultimi 30 anni?
«Per me è rimasta uguale. Prima alle feste si mangiavano solo pecore bollite (ride, ndr), ora i comitati sono moderni e con tante proposte, ecco potrei dire che è cambiato questo. Ma l'accoglienza è sempre la stessa, bellissima».
Mi dica due momenti importanti della sua carriera.
«Essere riconosciuta come la cantante che ha cantato per i due papi mi fa molto piacere. La prima volta cantai a Bonaria “Deus ti salvet Maria” per Papa Benedetto XVI, nel 2008, venuto in visita pastorale a Cagliari. Nel 2013 per Papa Francesco, sempre a Cagliari, in seminario. Davvero un grande onore».
Ci sono canzoni a cui è più affezionata?
«C'è un grande lavoro fatto sui classici, brani che rappresentano un popolo come “No potho reposare”, “Procurade 'e moderare” che non possono mai mancare. Poi c'è un mio mondo discografico, con brani come “Mediterranea”».
Mi dica una collaborazione su tutte a cui è legata.
«Con Pino Mango per “No potho reposare” che finì in un suo album. Che bei ricordi, mi disse “Ti faccio il biglietto e domani vieni a Napoli”, così fu. Ricordo l'ambiente di famiglia, mi portò a casa sua, pranzammo tutti insieme, c’era Angelina che era piccola, conservo un suo video dove suona e canta “No potho reposare” al piano. Mi ha fatto piacere vederla vincere Sanremo, l’ho vissuto come se fosse una persona di famiglia. Passammo delle belle giornate a Lagonegro. L’ultima volta con il padre ci siamo visti a Cagliari, gli dissi “Pino, hai promesso di scrivermi una canzone”, e lui mi prese la faccia tra le mani: “Cento te ne scrivo, cento”. Furono le sue ultime parole».
Che musica ascolta nel tempo libero?
«Da ragazza ero fan sfegatata di Michael Jackson, conosco la discografia a memoria, quando lo vedevo in tv piangevo. Poi Michael Bublé, Whitney Houston».
Il posto più difficile in cui esibirsi?
«Una delle piazze più importanti è casa mia, Bolotana. L'affetto del paese è importante e mi dà forza, dimostrare di saper solo cantare non basta».
La sera sui palchi, la mattina in aula.
«Sì, insegno religione e da tre anni sono a Pozzomaggiore, nella scuola primaria e d'infanzia. Capita che i miei alunni mi dicano “Mae' ti ho vista nei cartelloni in piazza”, per loro è strano».