Calamosca 1952: le stagioni del mare tra gusto e storia familiare
I tre nipoti di Vittorio Porcu sei anni fa hanno rilevato l’attività di famiglia
La proposta “signature” è il Calamosca 1952. In un primo piatto il nome di uno dei posti più belli di Cagliari e l’anno in cui il ristorante è stato fondato. In fondo al quartiere di San Bartolomeo e su un lato della Sella del diavolo, c’è un luogo in cui il tempo si è quasi fermato: una piccola spiaggia con il mare che regala trasparenze inimmaginabili e, su un lato dell’arenile, il ristorante Calamosca che si protende verso l’acqua. Un’area rimasta preservata dalla presenza massiccia delle servitù militari che hanno impedito una sicura cementificazione. La storia del ristorante-hotel inizia nel 1952 quando Vittorio Porcu, il capostipite della famiglia, costruì la struttura dandole la forma di una portaerei in omaggio alla sua attività precedente nella Marina. Divenne subito un luogo simbolo del jet set. Anche l’Aga Khan, in visita, si disse ammirato dalla bellezza del posto. E a cavallo degli anni ‘60 e ‘70 , Calamosca era meta fissa dei calciatori del Cagliari, all’epoca big del campionato. Quel mondo è scomparso ma il locale, dopo alcuni decenni in ombra, è tornato a nuova vita grazie all’impegno dei nipoti del fondatore. La società fondata sei anni fa vede alla guida Matteo Porcu, proprietario insieme ai fratelli Alessandra e Massimiliano della struttura.
«Quando abbiamo iniziato questa avventura – racconta Matteo – il nostro obiettivo era mantenere l’anima di questo posto. Non vogliamo omologarci e avere un locale di Miami, la globalizzazione non ci piace. Dunque vogliamo conservare la nostra identità e salvaguardare al massimo quest’area. Io ho i 4 mori tatuati in un polpaccio e questo basta a capire cosa penso». La Società gestisce il ristorante, il bar della spiaggia pochi metri più in là, e sull’altro lato il bar Le Terrazze, uno dei luoghi cult in città per gli aperitivi e per una bella serata da trascorrere in compagnia. Il core business dell’azienda è il ristorante.
«Intanto è aperto tutto l’anno – precisa Porcu –. Con un menù che varia ogni sei mesi: a Cagliari più che in altri posti è valido il detto che non esistono più le mezze stagioni. Staff interamente sardo a cominciare dal nostro chef Michele Ferrara. Pasta e pane sono prodotti da noi e nei menù ci piace offrire piatti che fanno parte della tradizione sarda e cagliaritana ma anche qualche cosa di innovativo che stuzzichi i turisti ma anche il cliente locale». Pro e contro di un ristorante che sta sulla spiaggia? Matteo Porcu sorride. «Dico che ci sono solo vantaggi. I contro te li puoi creare soltanto tu se non coccoli il cliente, se non sei preciso e accurato nel preparare il tavolo, se non valorizzi il potenziale dello staff che ti sei scelto». Michele Ferrara, chef giovane, ha alle spalle esperienze internazionali fra cui Parigi e Londra oltre che Roma, prima di essere “pescato” da Matteo Porcu e riportato nell’isola.
«Ho sempre pensato che in cucina – sottolinea Porcu – servisse esperienza e fantasia e da qui nascono le mie scelte. Prima con Alessio Signorino, ora all’hotel Tirso, e ora con Michele, mi sono assicurato professionisti di grande calibro ». Nel menù, fra gli antipasti, spicca il Polpo per Silvana, dedicato alla mamma di Matteo Porcu, la grande Silvana Lenzu una delle migliori giocatrici di basket che ha offerto la Sardegna. «Un piatto sempre presente nel menù: polpo croccante, salsa a scabecciu, cipolla agrodolce, olive nere disidratate e polvere di prezzemolo». Fra zuppette di cozze, carpaccio di gamberi, le linguine vongole, arselle e bottarga, la frittura di calamari, i filetti di pescato, i prodotti del mare sono valorizzati al massimo. Provare per credere il Calamosca 1952: pacchero all’uovo fatto in casa con gamberi, calamari, polpo, cozze e bottarga di Cabras.