I Duran Duran in concerto nell’isola: «Eccoci, i Wild boys sono tornati»
Nick Rhodes parla a due giorni dal concerto alla Forte Arena: «Sarà una serata speciale: quando ci ricapiterà in Sardegna?»
Alla Forte Arena sarà show con i cavalli di battaglia, un concerto evento fra stile, energia e hit leggendarie. Da Hungry like the wolf, The Reflex, Girls on film, sicuramente qualche bis con Save a prayer e Rio. The Wild boys infiammerà le nostalgiche fan degli anni Ottanta ancora innamorate di Simon Le Bon. Poi qualche cover, forse, come nel concerto al Circo Massimo a Roma dove il leader della band da 150 milioni di copie vendute nel mondo ha dedicato un pensiero «ai fratelli e alle sorelle di Gaza e Ucraina, che possano avere presto pace e serenità».
Da Marbella alla Sardegna, i Duran Duran saranno finalmente nell’isola, le fan li aspettano da 40 anni. Simon Le Bon, John Taylor, Roger Taylor e Nick Rhodes che dalla Spagna racconta una storia di grandi successi.
Un successo nato con The Wild boys. Ma chi sono oggi i ragazzi selvaggi?
«Non lo so, penso che siano scappati nel 1984, sono stati in giro per il mondo, qualcuno in sud America e qualcuno in Europa, forse in Sicilia. Non li vediamo da un po’. I wild boys che non sono scappati saranno sul palco in Sardegna sabato notte e non vediamo l’ora di esserci, perché questo è per noi il primo concerto nell’isola. E non sappiamo se e quando ci sarà un’altra occasione. Ma spero potrà essere una serata molto speciale».
Nella scaletta non mancheranno le hit più amate. Come nascono le vostre canzoni?
«Solitamente iniziamo sempre nello stesso modo, ossia dal nulla. Andiamo in una stanza insieme e cominciamo a suonare. Ci può essere la batteria che suona, oppure altri strumenti elettronici. Oppure solo una chitarra acustica e la batteria. Cerchiamo di trovare l’elemento più forte che attiri tutti. E continuiamo a suonare insieme fin o a quando non nasce la prima parte della canzone, magari il ritornello, da dove poi nasce il resto della canzone. Ci sono diversi modi di scrivere, ma questo è il nostro; cerchiamo una vibrazione che ci faccia emozionare, qualcosa che ci tocchi nel profondo. Personalmente mi deve far star bene, mi deve far venire voglia di ballare e se suscita queste emozioni capiamo che la canzone è quella giusta. Altrimenti è da buttare».
Ora però c’è anche l’intelligenza artificiale. La usate?
«Ovviamente sì. In effetti ora non stai parlando con me ma con Nick creato dall’intelligenza artificiale». Ride.
«Sì, l’abbiamo anche già usata ma non per la musica ma per i video. Il primo è quello della canzone Invisible, ed è stato il primo video al mondo creato interamente dall’intelligenza artificiale. Poi l’abbiamo usata anche per il video di Danse macabre. Crearli è stata un’esperienza fantastica, ma soprattutto il secondo perché abbiamo lavorato gomito a gomito con chi ha usato l’IA per creare quella che per me è una assoluta magia. È uno strumento molto potente e spero che venga usato nel miglior modo possibile in diversi campi come in quello della medicina. È uno strumento utile anche per noi artisti. Che piaccia o no ormai esiste ed è sempre più presente nella nostra vita».
Andiamo indietro nel tempo. Fra le canzoni dei Duran Duran, c’è quella cui siete più legati?
«Sarebbe come chiedere quale figlio preferisci. Ovviamente il figlio prediletto esiste ma nessuno ti dirà mai chi è. Penso che ogni canzone sia importante, perché rappresenta un momento della nostra carriera, della nostra vita, e per me è come se le canzoni fossero il diario della mia vita. Ci sono le canzoni che mi ricordano ogni particolare momento: per esempio dove mi trovavo, che cosa provavo all’epoca e che fase della mia vita stavo attraversando. Oppure le canzoni mi ricordano quello che stava succedendo nel mondo. Anche se le canzoni importanti ci sono e sono quelle del primo album: ci hanno dato l’opportunità di essere i Duran Duran e sono sempre molto popolari ovunque suoniamo nel mondo. Ordinary world è ancora molto attuale forse più di quando è stata scritta perché il mondo è al momento un posto molto triste sotto tanti punti di vista, ci sono tante persone al mondo che valgono e che pensano positivo e che vogliono andare avanti con la loro vita, ma molto di questo viene rovinato dalla rabbia, dalla avidità, dai conflitti religiosi causando tanta miseria e povertà. Noi come gruppo vogliamo e abbiamo sempre rappresentato la speranza nella vita».
C’è una domanda che si fanno in tanti: “Save a prayer” è o no una canzone romantica?
«Domanda per Simon, l’ha scritta lui. La risposta è nell’ultima riga dell’ultimo verso: la storia di una notte è il paradiso: Some people call it a one night stand but we can call it paradise».
Come è cambiata la musica? E che cosa pensa delle band e degli artisti di oggi?
«La musica cambia costantemente, evolve, si sviluppa in modo naturale come tutte le forme d’arte. Rappresenta il cambiamento. Cambiano la tecnica, i contenuti, gli strumenti. Noi per esempio abbiamo sempre suonato insieme dal vivo e con gli strumenti musicali. Abbiamo creato la musica in sala d’incisione dal vivo, ora invece si usa molto di più la musica creata dal computer. Oggi le canzoni più popolari e che hanno più successo sono fatte da un singolo produttore o da i ragazzi che usano la tecnologia. Non c’è più la vera musica dal vivo e per avere successo basta una bella faccia e un buon produttore. Insomma basta essere una bella diva con due buone canzoni e un produttore abile. Però è bello anche avvicinare mondi diversi e collaborare. John e Simon, per esempio, si sono recentemente esibiti all’Hide Park di Londra con Sabrina Carpenter e queste sono cose belle che accadono fra cantanti di diverse generazioni ».
Se poteste tornare indietro, cambiereste qualcosa?
«Non nella musica. Perché quello che abbiamo fatto in quel momento era giusto e il meglio che potevamo fare. Erano canzoni su cui abbiamo lavorato duramente. Facile col senno di poi pensare di poter cambiare, ma quel che è fatto è fatto. Quello che bisogna fare nella vita è non guardarsi indietro ma andare avanti imparando dal passato. Questo vale nella vita e nel lavoro. Tutto ciò che ci accade è una opportunità per imparare e per non ripetere gli stessi errori del passato».
Passato, presente. Lei è felice? Che cosa è per lei la felicità?
«Sono più felice di quanto non lo fossi un tempo. Sono fortunato, ho i Duran Duran, ho una adorabile compagna, amo vivere a Londra e ho un gatto che amo. Per me la vita è bella e non posso lamentarmi. Tutto è una gioia immensa a partire dall’essere ora qui in Europa, in estate con la band. Anche se la Brexit ci sta facendo impazzire perché rende difficile gli spostamenti».
Passato, presente, futuro. Ci può anticipare qualcosa del prossimo album?
«Posso condividere due cose: una è che abbiamo fatto una nuova canzone con Nile Rodgers che è una canzone dance e che uscirà l’anno prossimo, penso in primavera. E stiamo lavorando su un vecchio album registrato 20 anni fa con Andy Taylor alla chitarra. Era quasi finito, poi lui lasciò la band e iniziò a lavorare con Justin Timberlake e prendemmo strade diverse. Per 20 anni è rimasto chiuso in un cassetto, lo abbiamo ripreso in mano e abbiamo deciso di pubblicarlo senza apportare sostanziali cambiamenti».
Avete lavorato con Justin Timberlake. Come è stato lavorare con un autore così giovane?
«Anche io ero giovane 20 anni fa. (ride) Lui è giovane e ha tanta energia e talento. Poi è molto veloce e io amo essere veloce. Lavorare con lui è stato come in una catena di montaggio. Specialmente sui testi».
Il 12 luglio in Sardegna. Come sarà lo show?
«Sarà una bellissima serata d’estate sotto le stelle con la musica in una bellissima arena. Veniamo per divertirci e vogliamo che tutti si divertano lasciando a casa le preoccupazioni. Lo show ha molta energia. Ormai tutti sanno di cosa sono capaci i Duran Duran. E ci sarà anche qualche sorpresa. Abbiamo deciso di suonare a Pula dopo aver visto il concerto di Sting l’anno scorso. Ci è piaciuto molto. Sarà una grande festa con bella musica».
A proposito di bella musica. Che musica ascolta?
«La dance music, la musica classica, l’Opera, Puccini, Verdi, Chopin, Billie Eilish. Direi che sono molto eclettico. Amo tantissimo David Bowie».