La Nuova Sardegna

L’intervista

Irene Grandi: «I miei primi 30 di carriera tra discese e salite. Jovanotti, Pino, Vasco: che regalo immenso incontrarli»

di Alessandro Pirina
Irene Grandi: «I miei primi 30 di carriera tra discese e salite. Jovanotti, Pino, Vasco: che regalo immenso incontrarli»

La cantautrice fiorentina nell’isola per uno degli eventi di punta del cartellone del Consorzio Costa Smeralda

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Sassari Sono passati trent’anni dal suo debutto davanti al grande pubblico, da quella prima hit che l’ha consacrata nell’olimpo della musica italiana, ma per tutti, lei resta “la tua ragazza sempre”. Irene Grandi arriva in Sardegna con il suo tour “Fiera di me”. Appuntamento lunedì 21 luglio alle 22 nella piazzetta di Porto Cervo, uno degli eventi di punta del cartellone del Consorzio Costa Smeralda.

Trent’anni fa il successo di In vacanza da una vita. Trent’anni dopo il suo bilancio tra una discesa e una salita?

«Che mi sono fatta tante gambe, il nostro lavoro è tutta una discesa e una salita, la pianura è rara».

Loredana Bertè sta festeggiando i 50 anni da ribelle. I trenta di Irene come sono?

«Da eterna viaggiatrice, da curiosa direi che la mia caratteristica è stata quella di continuare sempre a cambiare, fare nuovi incontri, trovare nuove collaborazioni, nuovi progetti. La mia non è una carriera lineare, ho preso anche sentieri laterali, discese e salite. Dal 2010 mi sono divertita a fare escursioni diverse nel rock, nel soul. La mia carriera sembra una costellazione difficile però da collegare. Questo concerto vuole provare a collegare le mie anime: mi conoscerete a 360 gradi, non solo le canzoni più famose».

Nel 1994 Sanremo Giovani: lei, Bocelli e Giorgia. Erano gli anni della gavetta. Non c’erano ancora i talent.

«I talent non sono gavetta ma una roba molto pericolosa. Quando si arriva ai talent si dovrebbe avere già fatto la gavetta perché vieni subito sbattuto davanti al grande pubblico della tv, in preda ad aspettative, business, spettacolo. La nostra gavetta veniva fatta nei locali di musica dal vivo che oggi non ci sono più. Questo aiutava ad avere una forza propria anche al di là dei risultati. Per un musicista i live sono vita. Oggi mancano gli spazi e le situazioni per formare l’identità dei musicisti».

Il primo a credere in lei fu Jovanotti. Come lo conquistò?

«Con la musica. Mi ha scritto un messaggio senza conoscermi subito dopo che mi presentai per la prima volta a Sanremo. Si accorse di me prima che diventassi famosa. Gli piacque tantissimo la mia proposta musicale, vedeva in me una ragazza diversa e volle in qualche modo sostenermi. Il suo fu un gesto di grande generosità».

Anche Pino Daniele volle scrivere per lei.

«Non finirò mai di ringraziare questi grandi artisti. Io credo molto negli incontri fortunati e nel destino. Nella vita capitano delle occasioni che se riesci a portarle a casa sono dei regali immensi. Pino ne è la dimostrazione. Noi continuiamo ad amare la sua musica malgrado purtroppo non possa regalarcene di nuova. A colpirlo di me fu forse la voce un po’ calda un po’ blues. Diciamo che all’uomo in blues non poteva non saltargli agli occhi. Era un momento in cui Pino voleva cercare di entrare in un mondo più pop. Era il tempo giusto per un incontro fortunato per tutti e due. E soprattutto per me».

E poi Vasco, un sodalizio che dura negli anni.

«Quando ho incontrato Pino ero ancora bambina, quando è arrivato Vasco sono diventata una ragazza. La tua ragazza sempre. È stata una crescita interiore. In me c’era una attitudine al rock e a Vasco piacqui. Lui aveva iniziato a scrivere per Patty Pravo, la sua icona femminile del passato. Io divenni quella della contemporaneità di allora. Quella canzone gli venne quasi come una carta di identità ed è rimasta nel tempo come un marchio di fabbrica mio e suo. E poi ci siamo ritrovati per altre canzoni, “Prima di partire per un lungo viaggio” e “Finalmente io”. È una amicizia che è durata nel tempo, un altro grande regalo: gli sarò sempre grata».

Con La tua ragazza sempre è seconda a Sanremo. Meritava di vincere?

«All’epoca non era così importante vincere, non vinceva mai il migliore, fatte poche eccezioni. Ultimamente conta di più, come nella società. Prima bastava partecipare, oggi bisogna vincere. È una cosa molto triste. Nella musica non esiste la gara, ma c’è la diversità».

Il suo giudizio sui Sanremo di Amadeus non è tenero.

«Non mi è piaciuta la deriva presa con Amadeus. Era tutto incentrato sullo spettacolo tv. Era come se fosse la sua festa, ma non rappresentava tutta la musica. In passato non era così, le scelte erano un pochino più equilibrate. C’erano i giovani, i big, le curiosità, il pop, qualcosa di più alto. Ultimamente mi chiedevo: questo cosa ci sta a fare a Sanremo?».

Bruci la città fu esclusa da Sanremo e resta uno dei grandi rimpianti di Pippo Baudo.

«Pippo ci rimase proprio male di essersela fatta sfuggire. Ma nessuno è perfetto. E Pippo lì sbagliò. Per me non fu una grande perdita. Anzi fu meglio, perché mi feci la strada da sola senza l’etichetta della cantante di Sanremo».

Ma al festival tornerebbe?

«Ci tornerei perché Sanremo è Sanremo e meno male che c’è. Anche perché oggi c’è una grande penuria musicale in tv: non ci sono più Videomusic, Mtv, Festivalbar, le superclassifiche... È rimasto solo Sanremo e forse anche per questo è diventato così importante».

Attrice con Abatantuono e conduttrice del Festivalbar: quale delle due carriere avrebbe voluto proseguire?

«Senza dubbio l’attrice. Io credo di essere molto espressiva con il volto, le espressioni, i movimenti. Lo vedo anche dai videoclip. Presentare invece è molto faticoso e ammiro chi lo fa. È un lavoro estenuante, anche a livello di concentrazione».

Il 21 luglio sarà a Porto Cervo. Cosa è per lei la Sardegna?

«È un posto in cui torno sempre volentieri. Le isole sono la mia passione, per le vacanze scelgo sempre le isole perché hanno un loro modo di farti staccare per le abitudini diverse, per il cibo. La Sardegna è poi così ricca di varietà. Io ne conosco varie parti, dalle rocce rosse alle spiagge rosa. Sono stata anche a Sa Stiddiosa, vicino a Seulo: sembra la Thailandia. La Sardegna è veramente un piccolo continente e non finisci mai di scoprirlo».

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