Burrida, scabecciu, cozze e bocconi: Lillicu è la meta fissa di attori e allenatori
A Cagliari il ristorante è un luogo simbolo della Marina: tra i clienti anche Walter Chiari, Manu Chao, Michael Bublé e mister Claudio Ranieri
Una volta non c’era nemmeno il menù. E si faceva così: si guardava all’ingresso la vetrina del pescato. E, indicando col dito l’orata o la spigola, si diceva al cameriere o direttamente al cuoco o al titolare: preparami questo. Prima vedere, poi mangiare. Ora, con Cagliari che diventa sempre più turistica, la lista dei piatti c’è: inevitabile. Ma per gli habitué la regola vale sempre. Ed è una tradizione quasi secolare. Perché Lillicu, in via Sardegna, è nato nel 1938. Ed è più vivo che mai. Una routine che nasce proprio quell’anno: pescato fresco sul bancone, magari la vetrina non c’era ancora. Chilometro meno di zero: il porto è lì a cinquanta-cento metri. Dalla rete al ristorante. E poi – in cagliaritano della Marina – le richieste dei clienti “bollu custu, custu e puru cuss’atru”. Voglio questo, questo e pure quell’altro.
Anno 2025, è tutto diverso. Ma lo spirito è quello. Burrida, fregula allo scoglio con cocciulas, gianchetti, anguille, scabecciu, polpo, bottarga (ma il cagliaritano dice buttariga). E poi cozze e bocconi ci sono sempre. «Ma in questo periodo – spiega Alberto Zucca, uno dei tre fratelli titolari della storica trattoria – ci sono anche prodotti di terra. Murdegu fritti, treccia con piselli, trippa, fave, carciofi in tegame. Se d’estate offriamo al 90 per cento mare, in autunno abbiamo anche tanto altro. Persino le melanzane alla parmigiana vanno fortissimo: le facciamo per pranzo e a cena spesso non ne rimangono».
Atmosfera unica: se uno vuole immergersi nella Cagliari di adesso e di una volta, ecco Lillicu. Turismo (gastronomico) esperienziale, ora lo chiamano così. «Abbiamo una vetrina a mo’ di pescheria. Il cliente può scegliere il prodotto e chiedere anche come cucinarlo. Lo scenario è questo: un salone con tavoli in marmo attaccati l'uno con l'altro». E quindi si diventa vicini di posto. E di pasto: «È bello –continua Alberto-– si fa amicizia. E qui sono nate grandi amicizie». Un tempo, soprattutto a cena, arrivava Giampaolo, con la sua chitarra. Via con la trallalera in casteddaio, un po’ stornellata. Nei video che rimangono su YouTube anche Volare per un turista giapponese. E una versione speciale di Piccola e fragile di Drupi. «Anche questo contribuiva a creare quel clima giusto- racconta Alberto – ora rimane comunque quel sottofondo di rumore e di chiacchiericcio. Chi viene da noi lo sa. Il complimento più bello è quando i clienti ci dicono di essere stati bene, di essersi sentiti a casa loro. Dipende dal modo che probabilmente noi abbiamo di trattare il cliente. Rispettoso, ma alla buona». Lillicu. Ma chi era Lillicu? «Ci chiamano per nome anche a noi Lillicu– scherza Alberto– ma il vero Lillicu era il fondatore, Raffaele Lai. Non era nostro parente. Ma mio padre ha lavorato per lui sino al 1955 e poi per la vedova di Lillicu e la sorella sino al 1962, l’anno in cui la nostra famiglia ha rilevato mura e attività». Ora ci sono Alberto, Stefano e Andrea Zucca. Sempre lì, in via Sardegna 78. Clienti famosissimi. Da Walter Chiari ad Alida Valli. «Alida Valli, quando veniva in tournée – racconta – era sempre qui. Quasi una di casa. Mio zio le mandava addirittura i dolcetti sardi a Roma». Tra i clienti anche Manu Chao, Michael Bublè. Ultimamente anche Ron. Ma gli ospiti illustri sono stati tantissimi, anche nel mondo del calcio: «C’è stato sempre un grande feeling con Claudio Ranieri – racconta Alberto – un personaggio eccezionale». Tra i clienti anche il tecnico del Napoli Antonio Conte e il comico e attore Angelo Duro.

