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Buon Gusto – speciale Trattorie

Lumache, cordula e pane zichi: Zia Giovanna è una garanzia

di Roberto Sanna
Lumache, cordula e pane zichi: Zia Giovanna è una garanzia

A Padria un approdo sicuro dal 1964. Piatti della tradizione nel menu arricchito da pietanze di pesce

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 Da sessant’anni a Padria c’è un approdo sicuro per i tanti viaggiatori, turisti e amanti della buona tavola che in tutte e 4 le stagioni percorrono il Meilogu: è la trattoria “zia Giovanna”, fondata nel 1964 da Giovanna Senes e rilevata nel 2012 dall’attuale proprietario Giuseppe Sotgiu, ristoratore di Cossoine che da assiduo cliente ha deciso di fare il grande passo e indossare la casacca da chef. “Zia Giovanna” è il classico esempio di locale casalingo. I tavoli, all’inizio, erano sistemati all’interno dell’abitazione della titolare, che dalla cucina portava direttamente in tavola ciò che quel giorno aveva messo sui fornelli. Adesso ovviamente non può più funzionare così, per diversi motivi, ma la sostanza non cambia: il locale è sempre lo stesso ristrutturato e messo in regola con le nuove norme, mentre all’esterno durante la bella stagione funziona una grande pergola che ha raddoppiato il numero dei coperti a disposizione. E il menu, insieme ai grandi classici legati al territorio, è stato ampliato con alcune proposte di pesce e altri piatti molto apprezzati.

«Ho sempre lavorato nel mondo della ristorazione – racconta Giuseppe Sotgiu –, una volta preso il diploma all’Alberghiero nel 1999 sono subito andato a fare le stagioni in tanti locali. Questo locale lo frequentavo da cliente ed è sempre stato un punto di riferimento per tutti, fino a quindici anni fa in questa zona non c’erano altri posti dove andare a pranzo o cena. Nel 2012 i familiari di Giovanna che ancora mandavano avanti il locale decisero di darlo in gestione e a quel punto ho deciso di farmi avanti. Le cose sono andate subito bene tanto che qualche anno dopo ho deciso di acquistarlo definitivamente. Una piccola scommessa però questa trattoria è una vera istituzione del territorio».

Rimesso a nuovo il locale, Giuseppe Sotgiu ha anche rimodernato il menu mantenendo sempre una grande attenzione alle specialità locali: «I piatti tipici li abbiamo lasciati, seguendo la stagionalità. Prepariamo la cordula, le lumache, il capretto, in questo periodo abbiamo i porcini. Poi il pane zichi di Bonorva che cuciniamo come se fosse una pasta normale e proponiamo in dodici varianti a seconda di quello che la stagione ci offre: con gamberi e gorgonzola, per esempio, o con carciofi e bottarga. Non lo facciamo nel brodo di pecora perché non possiamo prepararlo nei nostri locali, ma riusciamo a proporlo comunque bene».

Poi le novità: i piatti di pesce. «Facciamo la fregula ai frutti di mare, gli spaghetti ai ricci, su prenotazione anche la zuppa di pesce. Per scelta non facciamo il classico “piatto composto”, la cotoletta con insalata da noi non la trovate. Come dessert serviamo le seadas o le tumbarelle, che prepariamo direttamente noi». E poi una bella carta di vini, rigorosamente sardi, che comincia con quello classico della casa: «Ce lo forniscono le Tenute Asinara, di proprietà di un mio compaesano, e serviamo anche le etichette delle stesse tenute. E poi i tradizionali vini isolani come il Nepente o il Cagnulari». Il conto? «Mediamente sui 35-40 euro, poi dipende sempre da cosa chiedi» La conduzione casalinga del locale vede nella sala anche il fratello di Giuseppe, Antonello, e la madre Paolina che fino a qualche anno fa ancora serviva ai tavoli mentre adesso si occupa di accogliere i clienti nel locale. E a proposito di clienti «arrivano un po’ da tutte le parti. Persone che vivono da queste parti oppure arrivano anche da Sassari, per dire. Oppure gente di passaggio, in fondo siamo a un passo dalla 131. E poi tantissimi turisti che qui ci sono tutto l’anno, non solo d’estate. Per esempio, il nostro locale è una delle tappe preferite dai motociclisti che percorrono l’Alghero-Bosa e arrivano qui con una piccola deviazione»

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