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Cibo e moda a braccetto con gusto e ironia

di Michele Porcheddu*

	L'attrice e indossatrice Monica Bellucci
L'attrice e indossatrice Monica Bellucci

Da Roma ai giorni nostri questi due linguaggi esprimono cultura e identità in modi sempre nuovi

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Cibo e moda, due linguaggi apparentemente lontani, si sono intrecciati nella storia, dando vita a una relazione affascinante e sempre in evoluzione. Fin dall’antichità, il cibo e l’abbigliamento hanno rappresentato simboli di status e cultura: nell’antica Roma, i banchetti sfarzosi, con pietanze pregiate e rare, esprimevano il prestigio sociale proprio come i tessuti ricercati e le vesti elaborate delle classi elevate. Durante la Belle Époque, la presentazione del cibo si fece più raffinata e artistica, rispecchiando l’attenzione al dettaglio tipica della moda del tempo. Cibo e abbigliamento divennero strumenti di eleganza e stile, simboli di una società che celebrava la bellezza e l’estetica in ogni aspetto della vita quotidiana.

Nel Novecento, questa connessione tra cibo e moda si fece ancora più audace e sperimentale. Negli anni ’30, Elsa Schiaparelli collaborò con Salvador Dalí per creare capi ispirati al cibo, come il celebre “vestito di aragosta” del 1937, rompendo le convenzioni estetiche e invitando il pubblico a riconsiderare i confini tra arte e moda. Durante la guerra, materiali alternativi come carte di caramelle o oggetti di uso quotidiano vennero usati nella moda, adattandosi alle ristrettezze economiche e dimostrando una creatività che sfidava le difficoltà del periodo. Negli ultimi decenni, questa sinergia si è evoluta. Nel 2014, Chanel ha sorpreso il pubblico trasformando il Grand Palais di Parigi in un supermercato di lusso, dove le modelle sfilavano tra scaffali, reinterpretando l’ordinario con ironia e stile. Dolce & Gabbana ha dedicato collezioni alla cucina mediterranea, utilizzando stampe di limoni, pomodori e pasta come omaggio alla cultura italiana. Il dialogo tra cibo e moda continua a crescere, dimostrando come entrambi siano potenti mezzi per esprimere identità e celebrare il patrimonio culturale in modi sempre nuovi.

*Michele studia all’Istituto alberghiero di Alghero
 

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