La Nuova Sardegna

Alghero

Sappe: «Troppi detenuti e pochi agenti»

di Andrea Massidda
Sappe: «Troppi detenuti e pochi agenti»

Il segretario provinciale del sindacato di polizia penitenziaria scrive al provveditorato regionale

27 novembre 2012
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ALGHERO. Troppi detenuti, pochi agenti. Le celle della casa circondariale di via Vittorio Emanuele scoppiano. E come se non bastasse a controllare gli attuali 175 ospiti (un numero di gran lunga superiore al limite di sicurezza fissato dallo stesso ministero della Giustizia) c'è un organico in divisa insufficiente, che al netto degli indisposti non supera le 61 unità. Un’emergenza da tempo diventata ordinaria amministrazione che però ora rischia seriamente di toccare livelli di assoluta intollerabilità. La denuncia arriva dal Sappe, uno dei sindacati della polizia penitenziaria, dove si sottolinea che al problema del sovraffollamento cronico ora si è aggiunto quello dei lavori previsti per l'adeguamento dei servizi igienici nella «Sezione A». Una ristrutturazione che durerà non meno di sessanta giorni e ha costretto Antonio Cannas, che del Sappe è il segretario provinciale, a scrivere una lettera al Provveditorato regionale dei penitenziari per chiedere che non solo vengano immediatamente trasferiti i reclusi in esubero, ma nel contempo vengano bloccati nuovi arrivi sino alla termine delle opere di rifacimento di bagni e docce.

«Ad Alghero - chiarisce il sindacalista - l’attuale popolazione carceraria, così elevata rispetto al numero degli agenti disponibili, non consente di garantire condizioni di sicurezza né per gli uni né degli altri. Andare avanti in questo modo è troppo rischioso». Parole in qualche modo condivise anche da Giampaolo Cassitta, a Cagliari capo dell’Ufficio detenuti e trattamento del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che in una lettera inviata al ministero della Giustizia chiede già nell’oggetto di sospendere temporaneamente l’assegnazione di nuovi detenuti nel carcere di San Giovanni, ma chiede anche alla direzione dello stesso istituto di aggiornare il cosiddetto applicativo «monitoraggi celle e spazi detentivi», riservandosi di predisporre un eventuale sfollamento qualora la chiusura della sezione sottoposta a restauro pregiudicasse la corretta gestione dei detenuti.

Il timore è che per l’assenza di spazi idonei, mista alla carenza di personale, si possano ripetere episodi inquuetanti come quelli verificatesi nel corso dell’anno, con risse, tentati suicidi e persino aggressioni a i danni degli agenti della polizia penitenziaria.

L’ultimo caso risale ai primi di luglio, quando un detenuto ha prima cercato di dar fuoco alla propria cella scatenando il terrore tra i compagni, poi con la gamba di un tavolino ha minacciato gli agenti che gli andavano incontro con l’estintore.

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