La Nuova Sardegna

Alghero

Alghero, i bogamarì “vendicati” con una tempesta di multe molto salate

di Gianni Olandi
Alghero, i bogamarì “vendicati” con una tempesta di multe molto salate

Brutte sorprese per chi non resiste alla tentazione dei ricci di mare. Ma non si tratta solo di ingordigia: a volte chi sbaglia non conosce la normativa

22 novembre 2016
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ALGHERO. Qualcuno li ricorderà non per il sapore, perché non li ha mangiati, ma per il gusto salatissimo dell’ammenda pagata per non avere resistito alla tentazione di prenderne qualcuno in più del consentito. La voglia di ricci di mare è pari alla escalation di sanzioni ai pescatori.

Da quando è cominciata la pesca, il primo novembre, gli addetti al controllo della severa normativa si imbattono in situazioni a volte anche palesemente sproporzionate sotto il profilo delle sanzioni. Il problema infatti non riguarda i pescatori professionisti ma in particolare i cosiddetti pescatori sportivi i quali sono autorizzati a pescare non più di 50 ricci, della misura non inferiore ai 5 centimetri senza gli aculei. La pesca è consentita soltanto il sabato, la domenica e nei giorni festivi.

L’inosservanza della norma (il più delle volte qualche riccio in più e qualche altro sottomisura) fanno scattare la sanzione pecuniaria di 4 mila euro. Un salasso soprattutto quando l’uscita in mare a caccia di ricci rappresentava l’occasione per uno spuntino in famiglia a “chilometro zero”, magari per raccogliere il condimento per un piatto di spaghetti con il gustoso frutto di mare. Poi ci sono le situazioni limite, che si verificano quando l’uscita in mare serviva per fare qualche soldo.

Di recente un disoccupato è stato trovato con una decina di ricci in più del consentito e quando è stato informato della pesante multa che gli sarebbe stata applicata è scoppiato a piangere. Gli stessi operatori dei controlli – capitaneria di porto, carabinieri, guardia di finanza, corpo forestale navale, per citarne alcuni – applicano con malcelato imbarazzo la normativa vigente e le sanzioni previste.

Tra l’altro, è successo più di una volta, gli sportivi trovati fuori norma hanno ammesso di non sapere della presenza di sanzioni così pesanti.

A conferma della severità della legge nei loro confronti, va segnalato che la pesca dello spinoso frutto di mare deve essere eseguita a “mani nude”, senza quindi l’ausilio di alcun attrezzo che invece è consentito ai professionisti. Il tetto di raccolta per questi ultimi è di 1.500 ricci a pescatore, ma se in barca c’è un secondo addetto, la pesca raddoppia fino a 3 mila unità.

Per quanto riguarda la raccolta del “bogamarì” va detto che in queste prime settimane di pesca si registra una attività piuttosto contenuta anche rispèetto al passato. È possibile che rispetto alla potenziale offerta, oggi la richiesta del prodotto abbia una domanda debole soprattutto dal mondo della ristorazione locale dove ormai si registrano numerose chiusure di esercizi come annunciano i tanti cartelli sulle serrande delle attività cone le scritte “chiuso per ferie” o per “ ristrutturazione”.

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