La Nuova Sardegna

Alghero

Turismo, puntare sulla qualità dell’offerta

Turismo, puntare sulla qualità dell’offerta

Per Enrico Daga è necessario rivedere la normativa sulle liberalizzazioni «in certe zone di pregio»

11 gennaio 2018
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ALGHERO. «Si parla tanto di Destinazione Alghero, ma allora bisogna investire sulla ridefinizione di un’offerta di qualità, e per prima cosa bisogna dire basta al proliferare di bar, ristoranti e locali in stile centro commerciale». È la proposta di Enrico Daga, presidente provinciale della Fipe, la Federazione dei pubblici esercizi, che fa capo a Confcommercio, e consigliere comunale del Pd. «Stop all’aumento indiscriminato di ristoranti e altri esercizi commerciali, ripartiamo dalla riqualificazione dell’offerta e dall’individuazione del target per costruire la nuova immagine turistica della città», è la sua proposta. «Sappiamo che su questo argomento possiamo contare sull’orecchio attento del sindaco – dice Daga – e che gli amministratori locali sono finalmente consapevoli della necessità di governare il settore del “fuoricasa” con regole più incisive». A breve una task force della Fipe arriverà ad Alghero per provare ad aprire un dibattito che prenda spunto dalle esperienze di “riqualificazione del food” avvenute in Italia, come ad esempio a Milano, «dove l’Expo ha dato un impulso notevole alla rigenerazione dell’offerta», suggerisce Enrico Daga. «Ci riempiamo la bocca con la parola destinazione, ma uno dei motivi principali per cui i turisti di tutto il mondo scelgono l’Italia è l’enogastronomia – insiste –, dopo l’immenso patrimonio artistico, c’è il grande miracolo della cucina regionale, e da questo punto di vista Alghero e la Sardegna possono riprendere a rappresentare un modello». Finora, è la sua convinzione, «si è perso moltissimo tempo, le liberalizzazioni di Bersani sono state un alibi per molti per non programmare, ma è stato uno sbaglio a tutti i livelli», continua. «Abolire il contingentamento delle licenze ha significato il proliferare di locali ad altissima mortalità – è l’accusa – aprire bar e ristoranti è sembrata quasi una via facile all’autoimpiego con i soldi dei Tfr dei propri genitori, con grande perdita in termini di qualità dell’offerta». Per carità, Alghero non è il solo posto dove ciò avviene, «ma occorre una reazione, una crescita in questi termini, proprio per rilanciare le velleità di un turismo in grado di essere attraente tutto l’anno», specifica Enrico Daga, secondo cui «il mercato va programmato è in certe zone di pregio bisognerebbe tornare alla cara vecchia autorizzazione». D’altronde, conclude Enrico Daga, «i risultati sono sotto gli occhi di tutti, questa guerra tra poveri ha disincentivato la presenza di star come Andreini e O’Neal, e diminuiscono anche gli chef, e questo nonostante la presenza di un’ottima scuola alberghiera». (g.m.s.)

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