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Cagliari

A Cagliari migliaia di giovani salutano il nuovo arcivescovo - Foto - Video

di Roberto Paracchini
A Cagliari migliaia di giovani salutano il nuovo arcivescovo - Foto - Video

Molte le aspettative nei confronti di monsignor Arrigo Miglio. Questo pomeriggio l’incontro col sindaco e l’insediamento

24 aprile 2012
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CAGLIARI. «Benvenuto monsignor Arrigo Miglio» si legge all’ingresso di via Cogoni, la strada che porta al seminario dove ieri sera alle 20, a Cagliari e al ritmo di «Arri-go, Arri-go, Arri-go, Arri-go...» è stato salutato da alcune migliaia di giovani l’ingresso del nuovo arcivescovo del capoluogo.

Molte sono le aspettative che vengono riversate su Miglio. Monsignore con l'aplomb piemontese (dove è nato) e l'attenzione al sociale che gli viene dalla vicinanza col suo predecessore della diocesi – da cui proviene – di Ivrea (Luigi Bettazzi, ieri presente in seminario), Miglio arriva a Cagliari dopo il decisionista Giuseppe Mani. Un alto prelato, quest'ultimo, che se da un lato ha ripristinato un linguaggio diretto e poco curiale, dall’altro ha imposto un modo di essere poco concertato e sofferto da molti parroci e fedeli cagliaritani.

Già assistente spirituale nazionale degli scout, Miglio è stato da sempre attento ai loro problemi valorizzandone i ruoli e stimolandone l'impegno. E non è un caso che ieri i primi a essere visti dall’arcivescovo siano stati proprio loro, le ragazze e i ragazzi. «L’idea di questo incontro - ha spiegato - mi è venuta dalla consuetudine con la Giornata mondiale della gioventù, voluta con tenacia e fatica da Giovanni Paolo II». Un Papa molto amato dai giovani e ripetutamente citato da Miglio durante la «liturgia della parola», cornice dell’accoglienza di ieri sera nella chiesa del seminario.

Diverse le parole-simbolo usate dalle ragazze e dai ragazzi per dare il benvenuto all’arcivescovo. A turno i giovani hanno portato sull’altare alcuni oggetti: una rete «perché noi vogliamo essere sempre più numerosi e presenti», una lanterna «per vedere sempre meglio», una ciotola di sale «perché indica il mare e la sua dinamicità», un remo «come ragione di speranza», alcuni sassi «ostacoli da superare», una pianta «il terreno fertile, da coltivare», un forziere «che custodisce le nostre ricchezze e potenzialità», e il Vangelo «che contiene la parola che salva». Poco prima un applauso pieno di entusiasmo – e non solo da parte dei numerosissimi scuout – aveva salutato l’entrata in chiesa di monsignor Miglio in clergyman (ma prima della funzione ha indossato i paramenti sacri). Poi alcuni saluti e molte strette di mano, tra cui quella del deputato Mauro Pili, già sindaco di Iglesias nel periodo in cui il prelato era vescovo della città (dal 1992 al 1999). Ma le parole ascoltate con maggiore attenzione sono state quelle di Riccardo e Simona, i due giovani scelti per il saluto inaugurale: «Per noi la vita non è semplice, c’è la crisi lavorativa e una vita fatta di attese e sacrifici in cui è difficile pensare al futuro. Molti di noi hanno lasciato la loro terra, anche se non abbiamo abbandonato la speranza». E la richiesta al nuovo arcivescovo del capoluogo di essere per loro «una guida». Infine la risposta a braccio di Miglio e la sottolineatura «dell’importanza dell’intuizione di Giovanni Paolo II sulla Giornata mondiale della gioventù». E il ricordo dell’incontro del Papa con lo scoutismo cattolico. Poi il ribadire l’importanza del “ritrovarsi”, che in Giovanni Paolo II era un viaggiare continuo verso l’altro. Infine una citazione da Benedetto XVI «per l’importanza dell’amore e del vivere nel rispetto dei comandamenti, ma senza timore, meglio in conflitto tra il proprio sentire e la Parola». Come dire: la vita è sempre un processo, mai un dogma.

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