La Nuova Sardegna

Cagliari

La Camusso a Cagliari: «I sardi non si rassegnino»

di Alfredo Franchini
La Camusso a Cagliari: «I sardi non si rassegnino»

La segretaria della Cgil: «Difendere la grande industria e poi innovare. Preoccupa la confusione istituzionale»

24 ottobre 2012
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Salvare la grande industria e, nello stesso tempo, guardare al futuro dicendo basta alla ricetta liberista. Susanna Camusso, a Cagliari per un convegno sul futuro economico del capoluogo, non riesce a capire l’attacco del governo Monti alla Sardegna e sollecita un piano che rimetta i giovani al centro di ogni progetto.

La grande impresa delle ex Partecipazioni statali è in fuga, il manifatturiero cancellato. Che prospettive ha la Sardegna?

«Prima di tutto si deve difendere il lavoro e impedire che se ne vadano le grandi attività produttive e le grandi industrie che sono l’ossatura delle altre produzioni. Possiamo pensare di distruggere quello che abbiamo? No, magari si può pensare a un intervento pubblico perché un Paese deve avere l’idea di sé».

Ma produrre in Sardegna costa di più, motivo per cui molte grandi aziende vanno via.

«Si tratta di decidere quali sono le industrie di cui un Paese non si può privare. Avrei tante idee dei costi che non possiamo permetterci...Se vogliamo restare un Paese industriale non possiamo rinunciare a produrre acciaio e alluminio».

C’è però anche l’esigenza di innovare?

«È vero che ci sono processi innovativi che si possono fare. A Porto Torres la chimica verde è un esempio esattamente in questo processo di cambiamento - ma non è che ci siano solo i nuovi prodotti della green Economy. C’è il dovere e la possibilità di mantenere le attività tradizionali innovandole dal punto di vista dei cicli produttivi».

Può essere utile la fiscalità di vantaggio per l’economia sarda?

«La spinta ad avere nuove forme di autonomia è forte. La Sardegna paga gli effetti dell’essere isola e quindi di non avere un sistema economico che funziona come sul territorio nazionale. Utilizziamo le risorse per la defiscalizzazione con un piano che preveda l’assunzione di giovani. Mi preoccupa, però, la confusione istituzionale».

La Regione ritiene di essere stata aggredita dagli ultimi provvedimenti del governo Monti.

«Credo che un Paese non possa fare sette riforme istituzionali in tre anni, senza aver determinato qual è il disegno né che possa dire contemporaneamente che aumentano sia l’autonomia sia la centralizzazione».

Sul federalismo sono stati approvati quattro decreti su otto, ma il progetto è accantonato?

«Direi che si è discusso di federalismo, ma invece abbiamo un accentramento nel bilancio dello Stato e tagli alle amministrazioni che credo non si siano mai visti, anche quando non dicevamo di essere federalisti».

Oltre all’accentramento c’è il tentativo di cancellare le Regioni a statuto speciale?

«Il nodo è questo, trovare un nuovo equilibrio dell’assetto istituzionale, al suo interno, delle forme di autonomia. Alcune sono assolutamente necessarie e vanno ripensate e riqualificate, non possono diventare forme di separazione».

Nel panorama cupo dell’economia sarda, trova qualche nota positiva?

«Sicuramente la forte idea della non rassegnazione, sapendo che abbiamo tante ragioni. E che il destino, a cui pensano in tanti, è solo frutto di scelte».

Il ministro Fornero ha definito i giovani schizzinosi. Che ne pensa?

«Che questo modo di parlare contenga un disprezzo per tante persone e per tanti lavori. Il tema vero è che non si può offrire a due generazioni, quella tra i 35 e i 40 anni e quella tra i 20 e i 30 anni, l’idea che possono avere solo piccoli lavori precari».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Il risveglio

«Marta è rinata per la seconda volta». Migliorano le condizioni della 16enne di Sorso

Le nostre iniziative