La Nuova Sardegna

Cagliari

Industria, i ministri nell’isola: «Non faremo una passerella»

di Giuseppe Centore
Industria, i ministri nell’isola: «Non faremo una passerella»

Il sottosegretario De Vincenti: «Per salvare il Sulcis serve lo sforzo di tutte le istituzioni. Eurallumina può ripartire subito»

11 novembre 2012
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CAGLIARI. «Sì, il Sulcis ce la può fare. Se sarà capace di guardare avanti, con lo sforzo di tutti ce la può fare». Claudio de Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo Economico è assolutamente consapevole che, quella di martedì, per la delegazione governativa non sarà certo una passeggiata, «anche perchè il confronto sarà autentico . Non sarà una passerella, lo sappiamo bene. Perché la crisi è difficile, soprattutto in questa zona». De Vincenti, è ordinario di Economia Politica alla Sapienza di Roma, ma il suo non è un curriculum solo accademico, visto che in questi anni ha alternato la docenza alla partecipazione a organismi e comitati di consultazione nazionali e internazionali, ricoprendo incarichi di consigliere economico sia presso il ministero delle Finanze che a Palazzo Chigi. Adesso al ministero per lo Sviluppo segue gli affari del Dipartimento dell'Energia, le iniziative in materia di liberalizzazioni e semplificazioni, e le attività legate alle situazioni di crisi industriali. Insomma, il lavoro non gli manca, visto che i suoi uffici da quando si è insediato il nuovo governo hanno seguito 143 situazioni di crisi, chiudendone positivamente una sessantina. Purtroppo nessuna di queste riguarda la Sardegna, che presenta una lista, in tutti i territori, non solo nel Sulcis, ricca di emergenze.

In questa intervista il sottosegretario, che accompagnerà i ministri Passera e Barca nella visita di martedì nel Sulcis, disegna la strategia dell'esecutivo per questo territorio, fa capire che le possibilità per una ripresa, fosse anche minima ci sono tutte, e annuncia una mezza buona notizia, che magari sarà confermata e rafforzata martedì e che riguarda una delle tante fabbriche chiuse: l'Eurallumina, il primo tassello per pensare ad un successivo riavvio della fabbrica di alluminio primario, che ancora per tredici mesi si chiamerà Alcoa.

L'arrivo della delegazione è atteso con forti aspettative. Verrete a toccare con mano una tra le realtà più compromesse e in crisi dell'intero paese. Sentirete i lavoratori, i sindaci e le istituzioni. Cosa vi sentite di dire all’intero Sulcis-Iglesiente?

«Che serve uno sforzo di tutti, istituzioni, sindacati dei lavoratori, organizzazioni imprenditoriali, per costruire insieme un futuro per il Sulcis. Il governo sta facendo e continuerà a fare la sua parte fino in fondo. E questa visita vuole essere il segnale forte di questo impegno».

Nelle scorse settimane provincia e Regione vi hanno sottoposto un piano di interventi straordinari che potrebbe risollevare le sorti del territorio. Che giudizio date del Piano Sulcis? Si fonda su una dotazione adeguata?

«Lo schema di piano elaborato dalla Regione e dalla Provincia è un punto di partenza importante. Alle risorse regionali abbiamo già aggiunto quasi 130 milioni stanziati dal Cipe. E ci sono ulteriori fondi per contratti di sviluppo destinati a sostenere progetti di investimento industriale. Con la Regione e con la Provincia stiamo lavorando a definire, in modo operativo, la destinazione dei 130 milioni, sia in interventi infrastrutturali che per l’avvio di nuove attività, in particolare nel campo della ricerca, dell’energia ecocompatibile, del risanamento ambientale, della filiera agroalimentare e quella del turismo. Come ha detto Giorgio Macciotta proprio da queste colonne, si deve “uscire dalla logica dei piani generici” e “fare i conti con condizioni di mercato cambiate…accettando la sfida sulla qualità. Esattamente quel che stiamo facendo”.

Alcoa, una vertenza che tiene da mesi la Sardegna col fiato sospeso. A che punto è, per quanto di vostra conoscenza?

«Prima di tutto vorrei sottolineare che il governo sta lavorando con la Regione per predisporre gli ammortizzatori sociali che mettano in sicurezza i redditi dei lavoratori coinvolti dalla crisi Alcoa. In secondo luogo, ricordo che l’accordo strappato all’Alcoa da Governo, istituzioni locali e sindacati, implica che l’azienda terrà gli impianti in efficienza per tutto il 2013, in modo che possano essere riavviati in presenza di un investitore che rilevi lo stabilimento».

Ma questo investitore alla fine si troverà?

Al momento, ci sono tre manifestazioni d’ interesse direttamente rivolte all’Acoa. Quella più nota, di Klesch, è ad uno stadio avanzato di negoziazione. E noi seguiamo con grande attenzione questa trattativa. Ma stiamo sollecitando l’azienda ad avviare l’interlocuzione anche con gli altri due soggetti interessati».

Se il contratto triennale dellacosiddetta“superinterrompibilità” per la fornitura dell'energia elettrica, (sistema che consente alle grandi imprese consumatrici di energia di pagare di meno la corrente a condizione che scelgano di comprare quella che in casi di emergenza si può staccare, diventando così interrompibile) non dovesse risultare adeguato, il governo ha altre carte da giocare per attrarre un eventuale acquirente?

«Vorrei chiarire, spero definitivamente, che non c’è solo la superinterrompibilità per il triennio 2013-2015. Per il dopo 2015, infatti, abbiamo a disposizione lo strumento del cosiddetto interconnector che, insieme con l’interrompibilità semplice, garantirà per almeno altri 6 anni (rinnovabili) , un prezzo dell’energia analogo a quello garantito dalla superinterrompibilità. E stiamo parlando di un prezzo intorno ai 35 euro MWh, inferiore a quello che in media gli smelter pagano in Europa e nettamente inferiore a quello che pagano in Paesi come Germania e Olanda, e anche Spagna>>.

Martedì, affronterete anche il caso Eurallumina, la prima fabbrica, tre anni e mezzo fa, ad essere chiusa. Si rincorrono voci su una possibile volontà dei russi a non abbandonare il sito sardo.

«Siamo fiduciosi. Stiamo infatti mettendo a punto un protocollo d’intesa con Rusal, la multinazionale russa proprietaria dello stabilimento, che possa sbloccare questa vicenda, ferma ormai da più di tre anni, e consentire all’impianto, tramite un consistente investimento, di riprendere l’attività produttiva».

Fin qui abbiamo parlato di Sulcis. Ma l’intera isola è in sofferenza. Quella che viene definita la ‘grande industria’ ha ancora un futuro?

«Stiamo seguendo con attenzione anche tutte le altre situazioni di crisi e, come Governo, torneremo in Sardegna tra un mese proprio per affrontarle. In ogni caso, noi siamo convinti che la grande industria ha dato un contributo importante a sviluppare competenze professionali e cultura industriale. Si tratta di un patrimonio di capitale umano e di capacità imprenditoriali che non deve essere disperso. Deve piuttosto costituire un fattore decisivo sia per lo sviluppo di un più articolato tessuto produttivo che assicuri una prospettiva duratura di rinascita produttiva della Sardegna».

Insomma, mantenere la grande industria, ma pensare al dopo, per far sì che questa serva da volano per generare altre attività e nuova e stabile ricchezza. Una scommessa quasi impossibile viste le condizioni del nostro tessuto produttivo, ma è proprio di questo che martedì si parlerà alla grande miniera di Serbariu, nella visita della delegazione ministeriale tutta dedicata al Sulcis: difendere l'esistente per pensare al dopo. Vedremo da qui alla fine del mandato di questo governo, in primavera, se dalle parole e dalle promesse si passerà ai fatti.

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