La Nuova Sardegna

Cagliari

Donne e scienza: le ragazze di tutta l'isola pronte ad abbattere i pregiudizi

Daniela Paba
Le allieve della scuola Regina Margherita di Quartu (foto Mario Rosas)
Le allieve della scuola Regina Margherita di Quartu (foto Mario Rosas)

Alla Cittadella di Monserrato in collegamento col Cern la Giornata internazionale voluta dall'Onu e organizzata da Viviana Fanti del Dipartimento di Fisica per favorire l'accesso delle giovani agli studi scientifici e poi al lavoro e agli sviluppi di carriera. Il contributo di Giulia giornaliste per un linguaggio dei media libero da stereotipi

12 febbraio 2018
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CAGLIARI. Donne e ragazze immerse nelle Scienze per un giorno appena, per la vita chissà. E’ il senso della giornata che l’Onu dedica a Donne e Scienza nel mondo, e che l’Università di Cagliari ha declinato organizzando una MasterClass, lunedì 12 febbraio, aperta alle studentesse di quarta e quinta degli Istituti superiori di tutta la Sardegna, chiamate a sperimentare cosa vuol dire fare ricerca in fisica, chimica, biologia, geologia per superare diffidenze e gap che si misurano in ancora oggi in percentuali imbarazzanti, specie se si guarda al vertice delle carriere in ambito scientifico.

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All’Università di Cagliari tra i professori ordinari: Scienze fisiche: nessuna donna, 5 uomini Scienze matematiche: nessuna donna, 7 uomini Scienze chimiche: 3 donne ordinarie, 1 uomo Scienze biologiche: 8 donne, 12 uomini Scienze della terra: 1 donna, 3 uomini.

“Vogliamo far parlare le ragazze” – ha esordito Viviana Fanti, ricercatrice del Dipartimento di Fisica e organizzatrice dell’International Day – durante questa giornata le studentesse saranno in collegamento con il Cern di Ginevra, dove lavora la ricercatrice di Cagliari Marianna Fontana, analizzano i dati su cui lavora il Cern, fanno i controlli sul mammografo, scoprono la fisica medica, si occupano di nanomateriali, di studi delle proteine. Sono attività che svolgiamo anche in altre masterclass miste, o nelle giornate di orientamento, ma entrare in laboratorio è ben diverso”. Dopo due anni di Woman in Scienze Day le iscrizioni di donne a Fisica è aumentato del 10%, e quest’anno la lista delle attività si è allargata a Geologia, Scienze biologiche, Chimica e Medicina.

Ma tra le novità, sottolinea con orgoglio Viviana Fanti, “ospitiamo anche un gruppo di quinta elementare e alle bambine raccontiamo la storia di Marie Curie che ha vinto due premi Nobel”. Alla domanda se sia utile la separazione dai ragazzi risponde: “Ci sono momenti di dibattito in cui si interviene ragionando su stereotipi come “Il cervello delle donne è diverso da quello degli uomini” e dalle scorse edizioni siamo state colpite dalla vivacità del dibattito e da come le ragazze si sentono libere di esprimersi, in ogni caso a noi interessa far capire che per quanto difficile, la ricerca si può fare”.

Un vero cambiamento sarà possibile solo a condizione che anche la società cambi, se è vero che ad esempio nel Dipartimento di Fisica su 40 persone solo 3 sono donne, di cui una professoressa associata e due ricercatrici. Tra gli ordinari neppure una donna. Spiega ancora la ricercatrice: “Certo le ragazze continuano ad accedere ai dottorati ma la piramide è ancora in piedi. Se penso che dodici anni fa quando chiesi di aprire un asilo in Cittadella perché avevo tre bambini piccoli, mi guardarono come fossi matta e un ordinario mi rispose ‘Non vedo tutte queste pance in giro’ quasi fosse un problema solo nostro e non dell’umanità intera”.

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Per riflettere sugli stereotipi di genere nella scienza, nel linguaggio e nei media la MasterClass, quest’anno ha ospitato gli interventi di GiULia giornaliste, inaugurati dalla presidente Susy Ronchi: “Un’indagine condotta in 5 paesi europei, tra cui l’Italia, da Opinion way ha dimostrato che solo il 10% degli intervistati pensa che le donne abbiano particolari attitudini per la scienza. Il 70% in Italia, superiore alla media del 67%, è convinto che non possiedano le capacità per perseguire un’alta carriera, mentre per la stragrande maggioranza sono portate per le scienze sociali, le lingue, la comunicazione e l’arte. Proprio in questo sondaggio nel 2009 la Premio Nobel per la medicina Elisabeth Blackburn ha raccontato che quando era al liceo un professore le chiese: “perché una ragazza carina come te studia materie scientifiche?”; questi sono pregiudizi insopportabili, sono pregiudizi culturali che dobbiamo estirpare. Pensate quante donne, quante menti geniali, quante appassionate studiose ci sono state e ci saranno che però non hanno scelto di impegnarsi nella ricerca e nella scienza perché non incoraggiate, non stimolate, perché questa società ancora troppo ricca di luoghi comuni e pregiudizi non ha dato loro fiducia e non si sono sentite all’altezza. Come estirpare questi pregiudizi? Anche attraverso un linguaggio mediatico corretto e una informazione specchiata della realtà che descrive”.

Dopo i laboratori, sono ancora le giornaliste di Giulia a riprendere le fila del discorso. Federica Ginesu, giornalista free lance, ha presentato alla platea di scienziate in erba donne sarde pioniere dei diritti: ritratti di donne che dalla fine dell’Ottocento hanno dimostrato a dispetto dell’epoca loro che il contributo femminile alla conoscenza è fondamentale: sfilano sullo schermo i volti di Caterina Berlinguer Faccion, giornalista e scrittrice che fonda, scrive e stampa Le donne e la civiltà, Paola Satta prima sarda laureata in medicina, Adelasia Cicconata prima medica condotta d’Italia, e infine Eva Mameli, la prima a vincere la libera docenza in Botanica”.

Valentina Guido, addetto stampa dell’Università di Sassari ha parlato del linguaggio di genere spiegando che il linguaggio non è un gioco e che scrivere Baby squillo non solo è offensivo, ma omette di parlare allo stesso modo dei clienti che creano il mercato.

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Il gioco dei post-it. Prima di collegarsi al Cern la ricercatrice Alessia Zurru ha condotto il dibattito sugli stereotipi: si vota con dei post-it verdi o rossi, d’accordo o contrario al detto che le donne sono in competizione tra loro e non fanno squadra, o che hanno un cervello e una sensibilità differenti. L’analisi delle ragazze è lucida, consapevole che la competizione femminile è frutto di un’educazione a compiacere i maschi presenti e futuri. “Lo stesso gioco giocato con le bambine questa mattina – ha raccontato la ricercatrice – ha attribuito tutta l’intelligenza alle bambine e lo spirito di libertà e divertimento ai maschi”. Anche questo dato da leggersi, secondo le ragazze più grandi come frutto di un’educazione che ‘contiene’ e responsabilizza le femmine, sostiene e libera i maschi.

Il collegamento con Cern compone un puzzle di platee femminili, contemporaneamente a Madrid, Barcellona, Cagliari e Ginevra, si parla solo in Inglese e ci si scambiano esperienze. Tra i banchi circolano gli attestati nominativi di partecipazione all’International Day for Woman and Girl in Science. Fuori è freddo, piove. Dentro l’atmosfera è radiosa: una giornata da non dimenticare.

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