«Chiudete il carcere minorile di Quartucciu»
L’appello di Irene Testa, Garante dei detenuti in Sardegna: «L’istituto ospita 7 ragazzi ed è fatiscente come un canile»
Quartucciu Il “carcere canile” è una struttura ormai obsoleta e fuori dal tempo, e va chiusa. Irene Testa torna a occuparsi del carcere minorile di Quartucciu e stavolta chiede alle istituzioni di porre una pietra tombale sulla struttura che si trova in località Supezzu Mannu. La Garante delle persone provate della libertà in Sardegna nelle scorse settimane, dopo avere visitato il penitenziario, aveva acceso i riflettori sulla situazione di Quartucciu e ora, in un momento assai particolare per quanto riguarda le carceri isolane, torna sull’argomento.
La proposta La Garante descrive così la situazione di Quartucciu: «Sono attualmente soltanto sette i minori detenuti, dei quali solo due residenti in Sardegna». Queste persone – secondo la sua proposta – potrebbero essere affidate a delle comunità e a quel punto la struttura chiusa definitivamente. «La chiusura del carcere – suggerisce Irene Testa – libererebbe personale e denaro dei quali c’è tanto bisogno nelle altre strutture penitenziarie dell’isola».
Le istituzioni Nella nota diffusa ieri dalla Garante dei detenuti si fa riferimento anche a Luigi Patronaggio. «Ringrazio il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Cagliari, Luigi Patronaggio, per l'interessamento che sta mostrando sulla struttura minorile di Quartucciu dopo la visita del Garante all’interno del carcere minorile. Patronaggio ha chiesto una relazione sullo stato della struttura e informazioni sulla gestione della stessa al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale dei minorenni – fa sapere Irene Testa – e ha informato di questa sua iniziativa il Ministero della Giustizia e al Centro per la Giustizia minorile della Sardegna. L’attenzione del dottor Patronaggio è sintomo che le istituzioni, se lavorano insieme, possono, se lo vogliono, far vivere i valori costituzionali e la legge».
Il “carcere-canile” I riflettori sul carcere minorile di Quartucciu, come detto, si sono accesi un paio di settimane fa, dopo un primo sopralluogo da parte della Garante, freschissima di nomina e chiamata a colmare un vuoto lungo oltre un decennio. «L’istituto è fatiscente e pericolante – aveva detto dopo la visita – un ammasso di ferro vecchio e peggio di un canile. Non è accettabile rieducare i ragazzi in luogo del genere. Siamo di fronte a una situazione talmente grave che costringe non solo i ragazzi ma tutto il personale che lavora all’interno a vivere in uno stato di sofferenza e degrado. L’ultima bolletta della corrente elettrica ha comportato una spesa di 29mila euro. Non ho al momento il dato dei milioni di euro che ogni anno si spendono per tenere in piedi una struttura di questo tipo. In tanti anni che visito le carceri non ricordo di aver mai visto una struttura del genere».
Prima il diritto Non appena insediata, Irene Testa aveva chiarito la propria posizione su alcune tematiche fondamentali legate alla detenzione. «Il faro da seguire è il diritto – aveva detto –. Se le persone hanno sbagliato che scontino la loro pena e questo deve avvenire secondo la costituzione. Purtroppo nelle carceri italiane molto spesso questo non avviene. Occorre inoltre superare l’idea delle carceri minorili, i giovani detenuti devono stare nelle comunità e non dietro le sbarre». Convinzioni maturate nel corso di una lunghissima esperienza come attivista sul fronte dei diritti dei detenuti. Irene Testa, già tesoriera del Partito Radicale e conduttrice su Radio Radicale del programma “Lo stato del Diritto”, è anche autrice del libro-denuncia “Il fatto non sussiste – Storie di orrori giudiziari».