La Nuova Sardegna

Nuoro

Scontro tra due treni, tre morti e otto feriti

Kety Sanna

Tragedia alle 7,15 nel binario unico tra Birori e Bortigali. Sicuro l'errore umano, tre inchieste. Non è stata segnalata la presenza dei convogli nella stessa tratta

16 giugno 2007
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BORTIGALI. Lo strillo delle sirene, il rombo degli elicotteri che volano basso sotto un cielo a tratti coperto da una cappa di afa insopportabile. Un odore soffocante di gasolio che toglie il respiro ai tanti che si sono arrampicati su una collina ingiallita dal sole, per prestare i soccorsi. La scena è raccapricciante. Quei due vagoni, l'uno dentro l'altro, sono deragliati di pochi centimetri sui binari arrugginiti della linea a scartamento ridotto costruita alla fine dell' 800 lungo la tratta che da Macomer, transitando per Bortigali, arriva fino a Pratosardo, a Nuoro.

Uno scontro terribile, con tre morti - il macchinista Cosimo Serra (43 anni di Macomer) e i due passeggeri Bachisio Arca (54 anni di Silanus) e la turista svizzera con passaporto inglese Elisabeth Beaver (28 anni) - e otto feriti. Tre le inchieste sulla tragedia: una della Procura della Repubblica di Oristano (sostituti procuratori Marras e Marcantonio), una interna delle Ferrovie della Sardegna, e una del ministero dei Trasporti. A causare l'incidente la mancata comunicazione della presenza di due treni in quella stessa tratta ferroviaria di un solo binario. Nella cedola, il documento che contiene tutte le prescrizioni per la condotta di un convoglio ferroviario, non era segnalato l'incrocio a Bortigali tra il treno passeggeri partito da Nuoro e il convoglio per la manutenzione della linea ferroviaria partito da Macomer. Sarebbe questa la prima base di lavoro degli inquirenti che hanno sequestrato i documenti di viaggio a bordo dei due convogli ferroviari e negli uffici, a vario livello, delle Ferrovie della Sardegna. Non ci sono indagati, per il momento il fascicolo aperto dalla Procura di Oristano per omicidio plurimo colposo è a carico di ignoti, mentre il movimentista in servizio a Nuoro ieri mattina, dopo aver appreso dell'incidente, ha avuto un malore ed è stato ricoverato al San Francesco.

Alle 8.30 gran parte dei feriti sono già stati portati via dal luogo della tragedia. Lì, restano solo i corpi delle tre vittime. Viaggiavano tutti sul treno che arrivava da Bortigali apparso quasi all'improvviso come un miraggio al macchinista che guidava il convoglio merci partito da Macomer. L'impatto è avvenuto poco dopo le 7.15 al chilometro 7,600, fra Birori e Bortigali, in località Niuddu, a circa 30 chilometri dal capoluogo barbaricino. Il treno passeggeri partito da Nuoro alle 6.20, utilizzato in prevalenza da studenti, lavoratori ma anche da turisti, si è fermato alla stazione di Bortigali, dove c'è lo scambio con segnalazione luminosa, inserendosi nel binario sul quale stava giungendo il treno merci partito da Macomer alle 7. Si è fermato ma non ha rispettato l'incrocio: cioè non ha atteso l'altro convoglio. A causa della lieve pendenza il vagone «speciale» (con quattro persone a bordo) viaggiava a velocità ridotta mentre, il treno «ordinario» con otto passeggeri, trovatosi in salita aveva inserite tutte le marce, quindi andava più veloce.

L'impatto è stato violentissimo. I primi racconti sono drammatici. Fernando Uda, capotreno sulla cinquantina, nonostante un improvviso malore decide di rimanere lì, in quello scenario di morte, davanti al «suo treno» inghiottito in parte dall'altro che arrivava in direzione opposta. Due vagoni delle FdS (Ferrovie complementari della Sardegna) che a definirli treni si fa fatica. Eppure Uda continua a chiamarli così per tutta la mattina. Anche quando al telefono cerca di spiegare alla moglie Franca che non è successo niente. O meglio, non gli è successo nulla mentre altre tre persone, due uomini e una donna, hanno perso la vita in quel tragico e inspiegabile scontro.

«Ho sentito un botto - racconta con gli occhi carichi di lacrime - ma ho immaginato si trattasse di un gregge di pecore. Poi mi sono affacciato e ho visto la scena agghiacciante. Sono corso giù, ho lanciato l'allarme al 113 poi mi sono fiondato sul vagone passeggeri e col cuore in gola mi sono fatto strada tra i sedili che ormai ostruivano l'ingresso. Sangue, persone che si lamentavano, il mio collega che non ce l'ha fatta ed è rimasto incastrato tra le motrici. Ho cercato di rianimare la povera turista ma non c'era nulla da fare. Che tragedia. Noi eravamo a conoscenza del fatto che avremmo dovuto incrociare un treno ordinario sulla stessa tratta, eravamo diretti col treno speciale verso Iscra dove dovevamo caricare del materiale per alcuni lavori sulla stessa linea. Invece il macchinista si è trovato di fronte l'altro convoglio e non l'ha potuto evitare».

Col passare dei minuti che sembrano ore, gli animi sono concitati, il dolore è troppo forte soprattutto per chi su qui treni ci lavora ogni giorno. Anche rilasciare dichiarazioni diventa pesante. Si ha quasi paura di dire qualcosa di troppo che possa danneggiare qualcuno. «Solo alla polizia possono essere dette le cose» dice un responsabile del settore rivolgendosi al dipendente sopravvissuto per miracolo. Eppure lui continua a scuotere la testa, sordo a quelle parole, cercando di respingere i pensieri di chi ora non c'è più.

Il via vai di operatori del 118, vigili del fuoco, carabinieri e polizia è interminabile. Le operazioni di soccorso sono strazianti anche per chi ne vede di tutti i colori ogni giorno. Chissà, forse anche l'inaspettato, ciò che sembrava impossibile potesse accadere, ha aggiunto drammaticità alla tragedia. «Sembrava un mattatoio - racconta ancora colpito Antonello Masala, agente della polizia stradale di Macomer, tra i primi ad essere giunti sul posto - sangue dappertutto. E poi quel giovane, Mark Howard, il turista canadese che teneva abbracciato a sé il corpo senza vita della fidanzata straziato dalle ferite. L'impatto è stato violentissimo, perciò tutti i passeggeri sono stati scaraventati come proiettili in avanti. La povera turista svizzera è morta sul colpo. Aveva il cranio fracassato».

Il fidanzato non si dà pace. È sotto choc ma illeso, Mark Howard. Resta accanto al cadavere della donna, non ha voluto lasciarla sola. Solo dopo l'ennesimo tentativo i soccorritori riescono a convincerlo che per la fidanzata non c'è più nulla da fare. A quel punto viene caricato su una lettiga e trasferito a bordo di un altro vagone che fa la spola dal luogo dell'incidente alla casa cantoniera a 800 metri di distanza. Ha lo sguardo perso nel vuoto, le braccia e gli abiti sporchi di sangue. I medici lo accarezzano, gli chiedono cosa gli faccia male, ma lui tace. Il pensiero è lì, in quel maledetto vagone dove ha lasciato Elisabeth. La littorina che lo trasporta si ferma davanti alla casa cantoniera attrezzata a centro medicalizzato, dove affluiscono tutte le ambulanze del 118.

A quel punto Howard si lascia andare a un pianto disperato ma forse anche liberatorio. Lo fanno scendere per poi farlo risalire su un'ambulanza che lo porterà all'ospedale di Oristano. Così per la coppia di turisti stranieri quella che doveva essere una vacanza a contatto con la natura si è trasformata in una tragedia. Elisabeth e Mark erano giunti in Sardegna con le loro biciclette. Ieri mattina avevano però deciso di utilizzare il treno, caricando anche le bici, per la tratta Nuoro-Macomer, molto probabilmente per recuperare energia dopo alcuni giorni di dura fatica. La morte era però in agguato.

Gravi, ma non in pericolo di vita, gli altri passeggeri. Ricoverati nel reparto rianimazione di Nuoro ci sono Claudio Bellucci, capo treno del convoglio-officina, e Santino Pusceddu di Orotelli, passeggero della littorina. Sempre a Nuoro, in ortopedia, Maria Antonietta Bicchiri, dipendente delle Ferrovie della Sardegna, e il collega Claudio Muroni. Altri due feriti lievi sono invece a Ghilarza: Davide Gimelli, ferroviere che era a bordo del treno passeggeri, e Michele Tronci aiutante del capotreno del convoglio-officina. Infine si trovano nell'ospedale di Sassari la passeggera della littorina Maria Grazia Carai e in quello di Oristano il canadese Mark Howard.

Sui binari a pochi chilometri da Bortigali il prefetto di Nuoro, Antonio Pitea vuole vedere di persona cosa è successo. Il suo cellulare squilla a lungo. Le massime autorità regionali e nazionali lo chiamano per portargli tutta la solidarietà. Insieme a lui anche il questore Pagliei, il comandante della polizia stradale Pigozzi, il sindaco di Nuoro Zidda e l'assessore regionale ai Trasporti Sandro Broccia che, reduce da un viaggio a Bruxelles, ha voluto seguire di persona gli sviluppi dell'incidente ferroviario.

«Sono incredulo e addolorato - dice Broccia dopo aver avuto un primo colloquio con gli inquirenti - soprattutto se penso che un incidente così grave è avvenuto in una provincia dove quello ferroviario è un mezzo di trasporto marginale, come testimonia, del resto, il fatto che Nuoro è l'unico capoluogo di provincia italiano non servito dalle Ferrovie dello Stato. La linea è gestita dalle Ferrovie complementari della Sardegna che si sono fuse con le Strade Ferrate Sarde nella nuova società Ferrovie della Sardegna (Fds). Di recente, nell'ambito della vertenza entrate con lo Stato, la Regione ha chiesto di gestire le Fds e proprio lunedì prossimo è in programma la riunione conclusiva della Commissione paritetica Stato-Regione per definire l'iter del trasferimento».

Poco dopo le 15 iniziano le operazioni per disincastrare il treno passeggeri e il treno-officina delle FdS così da liberare la linea a scartamento ridotto Nuoro-Macomer. Il via libera alla rimozione viene dato dai magistrati. Il treno «ordinario» viene liberato degli oggetti personali dei passeggeri. Tra questi gli zaini e le due bici dei turisti Elisabeth e Howard.
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