La Nuova Sardegna

Nuoro

L’eterno restauro delle vecchie Grazie

di Antonio Bassu
L’eterno restauro delle vecchie Grazie

Finiti i festeggiamenti restano le polemiche per i lavori mai conclusi all’interno del più antico santuario cittadino

23 novembre 2012
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NUORO. Si sono appena conclusi i festeggiamenti in onore di Nostra Signora delle Grazie nella chiesa di via Lamarmora, mentre non si sono spente le polimiche relative ai lunghissimi ritardi per il completamento del restauro dell’antico santuario della chiesetta di Seuna, ritenuta, non a torto, uno dei più importanti monumenti religiosi della città. A costruirla fu l’artigiano nuorese Nicolao Ruju Manca nella prima metà del 1600, in concomitanza con l’arrivo dei Gesuiti. La chiesa, col passare dei secoli, ha inevitabilmente fatto registrare tutta una serie di problemi strutturali, ad incominciare dalla minaccia di crollo del tetto.

Negli anni Quaranta, pertanto, si incominciò a parlare della necessità di costruire una nuova chiesa. Il sito fu individuato in via Lamarmora, di fronte al “palazzo degli impiegati”, al posto di un centro ricreativo bocciofilo.

La prima pietra per l’edificazione della nuova parrocchia risale al 1946, mentre l’inaugurazione ebbe luogo dieci anni dopo alla presenza del cardinale Alfredo Ottaviani, giunto appositamente da Torino. A seguito del trasferimento nella nuova parrocchia, il piccolo santuario di Seuna venne chiuso definitivamente. Lasciato in abbandono, l’antico tempio, per il quale i nuoresi, insieme a una grande moltitudine di fedeli e pellegrini dei paesi del circondario, hanno sempre mostrato un grande attaccamento (in virtù della grazia ricevuta dalla Vergine in occasione della peste spagnola nel 1832), ha denunciato grossi problemi strutturali. L’amministrazione comunale, trattandosi del più importante monumento religioso del capoluogo, chiese aiuto alla Regione. Sollecitandola ad erogare un primo finanziamento, con il quale rifare in primo luogo il tetto, che minacciava di crollare rovinosamente. Tra il 1982-83 si espletò il primo appalto, al quale nei decenni successivi, e comunque a singhiozzo, ne seguirono ancora altri.

Indiscutibilmente si è fatto tanto, grazie a una lunga serie di restauri all’interno e all’esterno del santuario. Oltre a salvare le pitture settecentesche di Pietro Antonio e Gregorio Are, insieme agli affreschi murali con gli apostoli e il prezioso rosone di trachite rosa, sostituito successivamente da una copia donata dai soci del Rotary club Nuorese. Per completare il restauro del monumento storico-artistico c’è da ancora espletare l’ultimo appalto: quello per la sistemazione del campanile che prospetta sul cortile del santuario, verso la scuola materna e via Gramsci. I lavori conclusivi pare possano prevedere la sostituzione dell’attuale pavimentazione interna, costituto da un deludente “crudo uniforme”. L’auspicio dei nuoresi recentemente hanno visitato la chiesetta. è che tornino le mattonelle con disegnati i caratteristici e colorati gigli. Quanto a una nuova utilizzazione del santuario c’è la proposta di riservarlo a sala per concerti di musica classica e religiosa.

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