La Nuova Sardegna

Nuoro

Delitto Filindeu, ricorso bocciato

Delitto Filindeu, ricorso bocciato

La Corte d’Appello ha respinto la richiesta del pm Bocciarelli di inasprire la condanna di primo grado

19 aprile 2017
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NUORO. I giudici della Corte d'assise d'appello di Sassari, presieduta da Plinia Azzena (a latere Marina Capitta), hanno ritenuto inammissibile il ricorso del pubblico ministero Giorgio Bocciarelli che, a seguito della sentenza di primo grado del processo per l’omicidio di Angelo Filindeu, l’orgolese ucciso nel marzo del 2015 da Antonio Devaddis, aveva impugnato la sentenza, ritenendola «troppo lieve». L’imputato era stato condannato a 16 anni di reclusione con rito abbreviato e la pubblica accusa, ritenendo la pena inadeguata aveva fatto ricorso contro la condanna di primo grado ritenendola «troppo leggera». Da una parte, quindi, il Procuratore generale e la parte civile (rappresentata dall'avvocato Francesco Tazzari dello studio legale Rovacchi-Intagliata) che hanno insistito con la Corte per l’accoglimento del ricorso di appello; dall’altra i difensori di Antonio Devaddis, gli avvocati Basilio Brodu e Martino Salis, che invece hanno sostenuto l’inammissibilità dell’impugnazione. I giudici accogliendo la tesi difensiva ritenendo «che il sistema processuale non consente al pubblico ministero di impugnare il trattamento sanzionatorio delle sentenze emesse con il rito abbreviato». Il delitto era avvenuto a metà del mese di marzo del 2015 e aveva avuto come sfondo una cantina di Orgosolo. Antonio Devaddis era stato arrestato dalla polizia con l’accusa di aver ucciso «in stato di ebbrezza alcolica mediante l’uso di un coltello da cucina, Angelo Filindeu Angelo, dapprima attingendolo nella zona sternale, provocandogli delle lesioni non mortali, quindi, con un fendente, sferrato all'altezza del volto, tagliandogli la metà anteriore del collo, determinando, come scritto dal medico legale “una quasi decapitazione”». Per Devaddis, processato in primo grado con il rito abbreviato, il pm aveva chiesto una condanna a 30 anni, ma il gup Claudio Cozzella aveva concesso all’imputato le attenuanti generiche e alla fine lo aveva condannato a 16 anni. Sentenza che aveva portato la pubblica accusa a presentare ricorso in appello.

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