La Nuova Sardegna

Nuoro

Bosa, la conta dei danni dopo i roghi

di Sandro Farina

Il sindaco: «La protezione civile ha funzionato ma possiamo migliorare»

26 ottobre 2019
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BOSA. Cinque incendi in meno di 5 ore a Tinnura, in territorio di Bosa a Monte Farre, Monte Contra, Monte Furru, infine a Montresta, con un bilancio di oltre 350 ettari tra macchia mediterranea, bosco e oliveti andati in fumo, e tanta, tanta paura nelle periferie di Bosa Marina e Montresta dove la macchina della protezione civile è riuscita ad evitare il peggio. Ora è tempo di bilanci e di interrogativi a cui rispondere. Giovedì sera se n’è parlato a Bosa, nell’aula consiliare di piazza Carmine. Il sindaco Piero Franco Casula ha inserito all’ordine del giorno del consiglio comunale straordinario il punto dedicato alla notte di fuoco tra il 22 e 23 ottobre. Erano presenti il direttore generale della protezione civile della Sardegna Antonio Pasquale Belloi, il direttore del servizio provinciale di Oristano del Corpo forestale Tiziana Pinna, i rappresentanti del comitato Croce Rossa Italiana di Bosa, Forestas, i barracelli, i vigili urbani e i tecnici comunali.

«Nessun intossicato, cinque persone con difficoltà di deambulazione sono state accompagnate e accolte dalla Croce Rossa dopo l’evacuazione a S’Istagnone – ha precisato Casula –. Ho visto negli occhi di molti nostri concittadini un’espressione di paura alle notizie degli incendi. La macchina della protezione civile ha funzionato alla perfezione, il coraggio di vigili del fuoco e barracelli ha fermato le fiamme a Campu’e Mare. Possiamo e dobbiamo ancora migliorare» ha aggiunto Casula.

«È importante che tutti continuiamo a lavorare in sinergia. Occorre sensibilizzare le comunità a una sempre maggiore consapevolezza di essere parte fondamentale della protezione civile» ha proseguito Belloi. Sulle cause dei roghi sono emersi chiari i convincimenti che si tratti di gesti da parte di ignoti. «Le indagini sono in corso, coperte dal segreto istruttorio. Stiamo lavorando a stretto contatto con la Procura» ha spiegato Tiziana Pinna. «Serve una viabilità rurale funzionale e vasconi per l’approvvigionamento idrico dei mezzi antincendio nel territorio. Su questo i Comuni potrebbero muoversi con un progetto unitario, considerata l’estensione delle zone Sic in questo territorio» ha rimarcato il direttore del Corpo forestale Antonio Pisanu. Insomma la “partita” con gli incendi non è certamente finita. Mentre si contano i danni del fuoco resta un’altra incognita, relativa al dilavamento della pioggia nelle zone dove la vegetazio è annientata.

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