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Nuoro, case popolari: «Senza ascensore da trent’anni»

Valeria Gianoglio
Nuoro, case popolari: «Senza ascensore da trent’anni»

Protesta in via Rossini: «Disagi per famiglie e invalidi. I fondi promessi non ci sono» 

07 giugno 2020
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NUORO. Al numero 7 delle palazzine popolari di via Rossini – nella zona tra l’ospedale San Francesco e il quartiere di Funtana Buddia – l’ascensore, ormai, è entrato così tanto a far parte della lista di spazi inutilizzati per cause di forza maggiore che in qualche piano condomini hanno deciso di sistemarci all’ingresso un discreto numero di piante e piccoli arbusti. «Almeno così ci sembra più bello», ripetono, con una punta di amara ironia. E tra una battuta e un piano di scale, in realtà raccontano una vicenda che va avanti da circa 30 anni. Fatta di disagi, finanziamenti trovati e poi perduti, di aiuti promessi e poi non corrisposti. «Qui siamo dagli anni Ottanta che chiediamo al Comune di metterci in funzione l’ascensore, e non ne siamo ancora venuti a capo. Questo ascensore non è mai entrato in funzione, sin dall’epoca della costruzione delle palazzine. Qui vivono 24 famiglie, ci sono anziani e anche diverse persone con invalidità e problemi motori»: Giuseppe Ariu, mascherina in bocca e guanti infilati nelle mani, è il portavoce dei residenti delle due palazzine ai numeri 7 e 9 di via Rossini. Due stabili giallo chiaro, un cortile con i parcheggi per le auto sul davanti, e uno spazio verde sul retro che gli stessi condomini, in più occasioni, hanno sistemato con tanta cura. Andrebbe tutto bene, in via Rossini, se non mancasse proprio l’ascensore.

«In tutti questi anni di segnalazioni al Comune e di sopralluoghi, abbiamo capito che per farlo funzionare bisogna cambiare diverse cose. Va fatto, insomma, un intervento di rilievo e servono soldi – spiega ancora Giuseppe Ariu mentre mostra la scala che conduce al vano ascensore con il motore e le corde – e alla fine, alcuni mesi fa, finalmente il Comune ci aveva detto che aveva trovato i soldi. Erano 80mila euro che, come ci aveva spiegato l’assessore ai Lavori pubblici, Giovanni Dettori, sarebbero stati utilizzati proprio per risolvere il nostro problema. Ma poi, qualche tempo fa, abbiamo chiesto che fine avessero fatto quei soldi e quell’intervento, e l’assessore ci ha risposto che erano stati destinati a risolvere alcune emergenze legate al coronavirus. Capisco tutto, per carità, ma noi qui stiamo aspettando l’ascensore da 30 anni. I soldi li possono trovare da altre parti, come è successo per altri lavori o scelte politiche». E sulla stessa linea, c’è anche un altro condomino di via Rossini: Benedetto Cannas. «Vivere qui senza l’ascensore mi pesa tanto – racconta – sono affetto da distrofia muscolare, e spesso faccio fatica a salire le scale, mi devo attaccare al corrimano, ma fare quattro piani non è facile. Per non parlare di quando sono solo e devo andare a prendere il pellet in cantina. Mi chiedo: ma perché ogni volta questo intervento all’ascensore non risulta tra le priorità del Comune? Perché finanziano altro e non questo che serve a tante famiglie e persone che ne hanno bisogno? Non sto chiedendo nulla di strano: voglio solo essere autonomo, e non dover dipendere da nessuno». L’assessore comunale ai Lavori pubblici, Giovanni Dettori, dal canto suo, non nasconde i problemi. «Sono in difficoltà con le casse delle manutenzioni – spiega – che risentono di un momento complesso, assimilabile a quello dell’uscita da una guerra. Attendo ancora l’approvazione del bilancio per provare a rimpinguare le casse dei Lavori pubblici. Come ho spiegato ai condomini ho preso a cuore da subito la loro situazione e penso ogni momento alla parola data. E tutt’ora sto provando a ottenere questi benedetti ascensori. Ma la quarantena, purtroppo, ha provato duramente anche i fondi di riserva del nostro Comune. Non so se riuscirò entro il mio mandato a recuperare gli 80mila euro per i due ascensori, ma farò tutto il possibile per trovarli».

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