La Nuova Sardegna

Nuoro

Aspettando le bonifiche arrivano i rifiuti speciali

di Paolo Merlini
Aspettando le bonifiche arrivano i rifiuti speciali

La Provincia di Nuoro autorizza un impianto di stoccaggio nell’area ex Enichem La società Gecos srl tratterà materiale proveniente da studi medici e officine

16 luglio 2020
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OTTANA. Aspettavano le bonifiche per risanare le macerie lasciate da cinquant’anni di industria, arriveranno altri rifiuti. Non molti per la verità e, benché speciali, più innocui rispetto ai veleni, dall’amianto agli acidi industriali, che hanno ammorbato questa piana per quasi mezzo secolo e provocato decine di morti. Il fatto è che comunque la si guardi sono rifiuti, e non la riconversione “sostenibile” più volte invocata per un’area industriale moribonda per anni e irrimediabilmente defunta quando si è interrotto il rubinetto di denaro pubblico.

I fatti. Da qualche giorno dove sorgeva l’Enichem, in un capannone di circa 500 metri quadri, vengono stoccati «rifiuti pericolosi e non pericolosi», come recita la determina del 2 luglio scorso della Provincia di Nuoro che autorizza la società Gecos srl all’apertura dell’impianto. La notizia viene data dal sito Marghine.net diretto dalla giornalista Giulia Serra, sempre puntuale sui temi della salvaguardia ambientale in questo territorio. I social si scatenano, dividendosi al solito in opposte fazioni, ma ciò che balza agli occhi è che a Ottana di questo impianto nessuno o quasi sapeva nulla. Lo sapevano al Comune di Ottana e così al Consorzio industriale provinciale di Nuoro. Il sindaco Franco Saba butta acqua sul fuoco, e parla di un piccolo impianto gestito da giovani volenterosi: un’operazione circoscritta insomma «che non inficerà il processo di bonifiche che Ottana continua a invocare».

L’impianto. La Gecos srl è una piccola società che si occupa di rifiuti speciali, opera da Fonni in tutta la Sardegna e ha sede legale a Nuoro in uno studio di consulenza. Il socio unico e amministratore è Carlo Carboni, 43 anni, che l’ha fondata nel 2010 dopo precedenti esperienze nel settore della differenziazione dei rifiuti. La società (amministratore e un solo dipendente) si occupa di ritirare rifiuti pericolosi e non, come recita la legge e la stessa delibera della Provincia, in particolare da studi medici e dentistici, veterinari, e poi officine meccaniche, aziende agricole. Tutto ciò che che le norme includono nelle classificazioni R12 e R13. I rifiuti («trattiamo solo solidi e la nostra clientela è tutta privata», dice Carboni) vengono divisi, compattati e trattati per poi essere stoccati. La legge ha ridotto i termini di stoccaggio da un anno a sei mesi, ed è questo – assicura ancora il titolare – il tempo in cui il materiale resterà a Ottana. Prossima destinazione? Impianti di recupero, cioè di riciclaggio laddove è possibile, o di incenerimento. Non a Ottana, dunque, dove questi impianti non ci sono. Tutto alla luce del sole secondo Carboni, che alla domanda se questo sia un primo passo verso futuri ampliamenti, anche della tipologia dei rifiuti trattati, così risponde: «Non abbiamo l’ambizione di espanderci. La sede di Ottana, baricentrica per la Sardegna e prossima alla statale 131 Dcn, ci consentirà di operare più agevolmente». Va detto che la società si è vista rispedire al mittente la richiesta iniziale di trattare rifiuti liquidi e amianto. A garantire l’operazione, infine, una polizza di 150mila euro sottoscritta dalla Gecos srl con la compagnia assicuratrice Abc Assigurari Reasigurari per rifondere la Provincia in caso di inadempienze. In questa malaugurata ipotesi va detto che ha sede a Bucarest, in Romania, e per gli esattori della Provincia riscuotere potrebbe non essere esattamente agevole.

La protesta. Critiche all’operazione arrivano dall’Aiea, l’associazione dei familiari delle vittime e degli esposti all’amianto (a Ottana si contano almeno 200 morti per malattie asbesto correlate tra gli ex operai). «Sono anni – dice il referente per il Nuorese, Francesco Tolu – che chiediamo un intervento di risanamento ambientale dell'area industriale di Ottana. Purtroppo a oggi nulla è stato fatto. Centinaia di vittime e i loro familiari chiedono giustizia. Per un territorio che da anni rivendica risposte concrete alla disoccupazione dilagante, subire un’ulteriore provocazione con una iniziativa finalizzata alla lavorazione di rifiuti pericolosi suona un po’ come una beffa. È auspicabile che la storia di questi anni serva da monito, per le scelte produttive e occupazionali future, puntando in primo luogo su iniziative che abbiano alla base la salvaguardia dell'ambiente e la salute delle persone».

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