La Nuova Sardegna

Nuoro

«Io nel mirino, ma non mollo»

di Luca Urgu
«Io nel mirino, ma non mollo»

Galtellì. Parla il vicesindaco Franco Solinas a una settimana dall’attentato che lo ha visto coinvolto

09 maggio 2021
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GALTELLÌ. Basta fare due passi a piedi con lui a Galtellì per rendersi conto – qualora ce ne fosse ancora bisogno – quanto sia apprezzato dai suoi compaesani. Saluti calorosi, strette di mano, una battuta, un sorriso lo accompagnano ad ogni fermata. Franco Solinas, 40 anni, assessore ai Lavori pubblici e vicesindaco, allenatore del Tuttavista, libero professionista, è uno che cammina a testa alta. La stima della gente nei suoi confronti si percepisce non solo a parole in questo paese che contribuisce ad amministrare da quasi due lustri senza mai lesinare impegno ed energie. Per questo l’ordigno che qualche vile ha posizionato davanti all’ingresso del suo studio una settimana fa, e poi per fortuna non esploso fa ancora più male, ferisce l’anima ed agita lo spirito. Una bomba vera, non uno scherzo, capace di fare danni seri se fosse deflagrata. «Non mi sarei mai immaginato che qualcuno mi potesse rovesciare un vaso di fiori, figuriamoci se potevo minimamente immaginare una bomba sotto casa», è la metafora efficace dell’amministratore alla seconda legislatura (215 preferenze personali, un vero record) sotto la guida del confermato sindaco Giovanni Santo Porcu. «La sorpresa è stata enorme, stentavo a crederci. A trovare un perché se ci può essere un perché ad un atto del genere che mina all’improvviso la serenità mia e della mia famiglia». Nel suo studio di via Mazzini, un prolungamento della sua abitazione, il suo telefono non smette di squillare. Centinai di chiamate e messaggi di solidarietà e vicinanza scaldano il cuore ma non cacciano ancora la delusione per essersi sentito bersagli di chi non ha avuto il coraggio di parlare, di confrontarsi ma ha agito nel buio per far del male ad un uomo e un professionista che qui tutti indicano come un esempio di disponibilità e di spirito di servizio per la sua comunità. Galtellì, 2450 abitanti, è un bel paese. A primavera con le campagne che lo circondano coltivate in orti già rigogliosi e il maestoso Tuttavista che lo domina, è una cartolina da ammirare. Se è diventato un centro con un’alta qualità della vita che ha puntato su cultura, arredo urbano, servizi puntuali lo deve anche ai bravi amministratori che in questi anni si sono succeduti. Certo la logica della violenza non è di casa, anche se ogni tanto qualche rigurgito agita le acque del pigro Cedrino che scorre nella piana. «Più ci penso, rimugino ma non riesco a trovare un filo, un indizio anche minimo che mi faccia ipotizzare un movente, un rancore, un appiglio, un volto nemico per ricollegarlo alla gravità enorme di essermi ritrovata domenica scorsa una bomba sotto casa – rimarca scuotendo la testa –. Nel mio lavoro mi sento tranquillo, nell’azione amministrativa pure, davvero non riesco a spiegarmi quali motivazioni possano avere guidato l’attentatore». Ovviamente in questi giorni ha riflettuto sull’accaduto e sulle possibili conseguenze. Ma non ha pensato a dimettersi. «Mi sento utile e tante opere per il paese le stiamo portando avanti con grande responsabilità e attenzione. La vicinanza di tantissima gente mi ha poi dato una forza ulteriore. Mi dispiace soltanto aver visto soffrire la mia famiglia» rimarca Franco, per vent’anni difensore ad ottimi livelli nel calcio dilettantistico isolano. Tre anni fa ha lasciato la Dorgalese per rifondare assieme ad un bel gruppo di volontari il Tuttavista, la squadra di Galtellì. Due anni in campo e poi l’ultimo da allenatore di una società che oggi conta oltre cento tesserati. «Per noi è un grande risultato. L’ennesimo atto di amore verso il paese che abbiamo dotato di un bellissimo impianto sportivo. Crediamo nei valori dello sport e della legalità. Qui siamo in molti a darci da fare, ci sono tante associazioni con persone capaci e di qualità».

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