La Nuova Sardegna

Nuoro

«Mai vietato il piercing nella mia scuola»

di Luciano Piras
«Mai vietato il piercing nella mia scuola»

Dopo una settimana di sciopero degli alunni la dirigente del Liceo Satta rompe il silenzio stampa: il dialogo è fondamentale

06 dicembre 2021
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NUORO. «Dicono che sono una strega, che sono Hitler, che sono Mussolini, ma io resto serena, ho la coscienza a posto, faccio il mio lavoro. Perché è verissimo che la scuola è dei ragazzi, ma è anche vero che la scuola va gestita con delle regole, esattamente come succede in ogni famiglia e in ogni condominio, altrimenti precipitiamo nell’anarchia. Dopo una settimana di sciopero, proprio per il bene dei ragazzi spero che oggi rientrino in classe: anche se il dialogo non si è mai interrotto, avrebbero così più opportunità di discutere con me e con i loro professori, soprattutto con i professori, dal momento che ci sono molte ambiguità che vanno chiarite». Carla Marchetti, dirigente scolastico del Liceo “Sebastiano Satta” di Nuoro, 469 iscritti, rompe il silenzio stampa e parla con La Nuova Sardegna in nome del Progetto La Nuova@scuola, che lega il quotidiano sardo al suo istituto, il Liceo delle scienze umane-Liceo musicale che dirige da ormai 15 anni. «Non ho niente da nascondere – giura nel suo ufficio di via Deffenu –, anche se tutto sembra ridursi a una banale questione di uscite in bagno, piercing e unghie lunghe».

Roba da medioevo...

«Infatti. Mi sento precipitata in un medioevo contemporaneo. Le streghe venivano messe al rogo. Io in questo momento sono vittima di un rogo mediatico. La differenza rispetto alle streghe del medioevo sta nel fatto che io posso difendermi percorrendo diverse vie, e le percorrerò tutte. Anche la Nuova Sardegna fortunatamente mi dà l’opportunità di chiarire e informare».

Cominciamo dalle uscite in bagno. Pare che in questa scuola non si possa andare in bagno, o meglio: ci si può andare una sola volta al giorno.

«Falso. Non è così. Non esiste alcun divieto, il bagno è bagno, se uno ha necessità ci va. Chiaramente con l’autorizzazione del docente. Nel corridoio poi ci sono i collaboratori scolastici bidelli che vigilano affinché i ragazzi entrino in bagno uno alla volta. È sempre stato così. Ora a maggior ragione, visto che a causa del Covid ogni volta il bagno deve essere igienizzato».

Cosa vuole allora, preside, da questi studenti?

«Voglio, prima di tutto, che siano ragazzi educati. E posso assicurare che gli alunni di questa scuola sono molto educati, puliti e collaborativi»

Ma è da una settimana che non entrano in classe...

«Le proteste studentesche sono perfettamente lecite, hanno ragione di esistere. Mostrano la necessità di dire qualcosa e di farsi ascoltare».

Per le unghie e il piercing? Un tempo si scioperava per sostenere i lavoratori in difficoltà, per i grandi ideali...

«I ragazzi, in uno dei loro primi documenti, hanno parlato anche di “dress code”, il codice dell’abbigliamento... ebbene: io non sono la signorina Rottermeier con l’ossessione del controllo, mi sento più vicina a Hester Prynne, la protagonista della “Lettera scarlatta” di Nathaniel Hawthorne. Qui non esiste alcun “dress code”, non c’è mai stato e mai ci sarà. Non sono una bacchettona, non mi permetterei mai di dire a una persona “vestiti così” o “non vestirti così”. Nella mia scuola i ragazzi possono venire con i capelli rasati, con i capelli viola o gialli, con i pantaloni strappati... È chiaro che non devi arrivare con la pancia scoperta: fa parte delle regole del vivere civile. Magari l’abbigliamento può servire da spunto per fare un ragionamento educativo, ma spetta ai professori valutare di volta in volta».

E il piercing? E le unghie lunghe? Nei cahiers de doléances degli studenti, sono stati il casus belli.

«Non ho niente contro il piercing e le unghie lunghe, ma ci mancherebbe. Non ho mai detto a nessuno “tagliati le unghie per entrare a scuola”, ma da quale pulpito? Però: il Dipartimento di Scienze motorie della scuola, che è una articolazione del Collegio dei docenti, ha stabilito da anni un proprio regolamento».

Quindi non è una novità?

«Il regolamento è del 2019. E dice a chiare lettere che è vietato tenere lunghe le unghie delle mani durante le lezioni pratiche allo scopo di evitare traumi e non si devono indossare oggetti che possono diventare pericolosi come fermagli, orecchini, collane o pearcing... lo dicono gli insegnanti di Motoria, non lo dice Carla Marchetti. È un regolamento che può sempre essere rivisto e sarà uno dei punti del Collegio dei docenti di stasera».

Ma se il regolamento è del 2019 perché il caso è scoppiato soltanto adesso?

«Non saprei. Posso dire che ho ricevuto una segnalazione, durante l’agitazione, da una ragazza che lamentava di avere avuto una nota dall’insegnante durante la lezione di Scienze motorie e non ha mandato giù questa decisione. Il problema è il dialogo. Per questo dico che i ragazzi dovrebbero rientrare in classe, per parlare con i loro docenti. Sono i professori che sono i loro primi interlocutori».

Parliamo dei telefonini.

«I telefonini non possono essere utilizzati nei locali scolastici. Vanno depositati, tutti, in un unico posto visibile al docente. Anche questa è una regola in vigore da anni. Quest’anno c’è stata una novità: diversi ragazzi hanno chiesto di poter utilizzare in classe i loro pc o tablet con i libri digitali, senza dover venire a scuola con lo zainone carico di libri. Perché no? ho detto. Si può fare. Poi pero cosa è successo... i professori hanno segnalato un problema: se il cellulare che i ragazzi hanno depositato non è spento, come fa un professore a sapere che mentre sta spiegando Manzoni l’alunno non sta navigando su Zalando.it perché ha fatto hotspot? Di conseguenza abbiamo fatto delle verifiche, a campione, e abbiamo visto che c’erano molti dispositivi attivi con l’hotspot, parecchi. Certo, potevano venire dalla strada, dalla vicina Camera di commercio... però uno di questi rispondeva a un nome proprio, di una studentessa di una classe dove avevo dato una decina di autorizzazioni all’uso del pc. Il caso è passato subito al Collegio dei docenti, riunito venerdì 26 novembre scorso, che ha deciso e deliberato un regolamento: i cellulari vanno depositati spenti, all’ingresso nell’aula in appositi alloggiamenti. I ragazzi hanno reagito dicendo che è una vessazione, che non ci fidiamo di loro, ma i docenti rispondono che non possono vigilare anche su questo».

Lei viene accusata di aver sequestrato telefoni, di aver tolto sim e comminato ammonizioni a gogò.

«Non è così. Chi dice questo, magari sui social, dove se ne dicono di tutti i colori, dice balle, mi sta calunniando».

A proposito di social... su Facebook l’accusano di non ascoltare le famiglie.

«Non è vero. Ho rifiutato di ricevere qualcuno? Mi è stato chiesto un appuntamento che non ho dato?»

Distributori automatici: anche le merendine e le bevande creano tensione?

«Il Piano d’istituto della didattica digitale integrata ha confermato, come l’anno scorso, la pausa di 10 minuti per ogni ora di lezione. Lo ha deliberato il Collegio dei docenti. Anche se non c’è la Dad, e speriamo di non doverci ritornare, i docenti hanno pensato bene di confermare i dieci minuti di pausa. È il decreto legge 111 del 6 agosto 2021 che chiede di garantire la didattica in presenza, con il distanziamento e con la mascherina. Da qui la decisione di continuare a tenere a scuola i distributori automatici, che sono stati eliminati, invece, in molte altre scuole: l’ho deciso io per andare incontro ai ragazzi. Dieci minuti servono per riposarsi, per mangiare un panino. Ai distributori automatici, per evitare assembramenti, ci va un alunno per tutti i suoi compagni di classe, igienizzandosi in presenza del collaboratore scolastico che di volta in volta igienizza la tastiera delle macchinette, prima e dopo l’uso. O accettano la regola, questa sì l’ho decisa io, altrimenti non possiamo tenere i distributori a scuola».

Le contestazioni degli studenti riguardano anche la succursale di via Foscolo.

«La struttura è vecchia, degli anni Cinquanta. È vero che le finestre sono quelle che sono, che non ha scivoli per persone con disabilità e uscite di sicurezza, che i bagni sono pochi e che quello dei maschi non sta funzionando (i ragazzi possono comunque usare il bagno dei docenti), è vero che il bagno delle ragazze ha un problema di pressione... Qui la responsabilità è di Abbanoa... aspettiamo da anni che Abbanoa allacci il nuovo impianto a un nuovo contatore. Fermo restando che l’edificio non è a norma. Ho fatto richiesta alla Provincia di una nuova sede a norma e l’ho pubblicata anche sul sito web della scuola: se ci assegnano una nuova sede a norma, ci trasferiamo anche domani».

E oggi, lunedì, cosa succederà? Gli studenti continueranno a scioperare? Quale soluzione prospetta?

«I ragazzi denunciano una mancanza di dialogo. Credo che questo debba ripartire velocemente soprattutto con i docenti, che sono i loro primi interlocutori, ma anche con me. Altrimenti i ragazzi pensano che sia io il Leviatano che è lì pronto a divorarli. Il dialogo è fondamentale, certo. Sta mancando l’agorà, la cosa più importante della scuola, che abbiamo perso per via del Covid che ci impedisce anche una semplice assemblea».

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