La Nuova Sardegna

Nuoro

I periti: «Non solo fanghi nei vasconi della Geco»

di Enrico Carta
I periti: «Non solo fanghi nei vasconi della Geco»

Magomadas. L’esito dell’incidente probatorio dice che c’era anche altro materiale Nei campi sversate anche duemila tonnellate di ammendante per ettaro

02 febbraio 2022
2 MINUTI DI LETTURA





MAGOMADAS. L’avvocato difensore Danilo Mattana, nei giorni scorsi, ha scelto il sempre valido: «Non commentiamo». Eppure qualcosa di importante, forse di fondamentale, l’incidente probatorio sull’inchiesta, legata all’impianto di trattamento dei fanghi della Geco, potrebbe averlo detto. Di fronte alla giudice per le indagini preliminari Federica Fulgheri, i due periti hanno evidenziato alcuni aspetti che ora potrebbero spingere la procura a fare il passo definitivo ovvero quello di chiudere l’indagine e avviarsi verso la richiesta di rinvio a giudizio – sul registro degli indagati, c’è il solo nome di Leonardo Galleri, legale rappresentante della ditta –.

Il confronto in aula è stato acceso e i due periti, un ingegnere chimico e un agronomo, hanno risposto puntualmente a ogni quesito. Gli accertamenti tecnici svolti in questi mesi hanno chiarito meglio il quadro partendo da un aspetto: hanno infatti stabilito che l’ammendante, ovvero il fertilizzante che migliora le caratteristiche fisiche del suolo, non si può ottenere col trattamento di fanghi da depurazione se questi contengono anche parti di materiale inorganico. L’esame chimico sui fanghi provenienti dalla Puglia, che la Geco aveva accumulato nei vasconi all’interno della sua azienda, ha invece dimostrato la presenza di altri minerali e di parti di pietre – la legge però lo vieta –.

È stata poi riscontrata la presenza di varie quantità di altre tipologie di metalli pesanti e anche questo sarebbe un aspetto non rispondente alle norme. I periti hanno poi spiegato che lo sversamento nei campi, perché il fertilizzante abbia un effetto positivo sul terreno, deve essere al massimo di quaranta tonnellate per ettaro, mentre in questo caso la Geco ne avrebbe sversato circa 1.600 tonnellate per ettaro, arrivando in qualche caso sino a 2mila. Torna così alla mente quanto già la Cassazione aveva sostenuto, nel momento in cui aveva respinto la richiesta di dissequestro della parte dell’impianto tutt’oggi sotto sequestro e cioè che la questione della produzione di ammendante fosse solo un aspetto secondario e trascurabile nell’attività imprenditoriale della Geco, la quale avrebbe fatto il guadagno semplicemente accumulando nei propri vasconi i fanghi provenienti dalla Puglia. L’ulteriore aspetto esaminato dai periti è più burocratico e riguarda l’assenza o meno di autorizzazioni: in realtà la Provincia di Oristano le aveva rilasciate perché vi venisse raccolto l’ammendante, ma l’ente non aveva poi il compito di esaminare quale materiale vi venisse realmente accumulato.

In Primo Piano
La siccità nell'isola

Acqua, bacini a secco in Sardegna: partono i razionamenti

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative