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Nuoro, palazzo Area senza ascensore: «Da tre anni prigioniero in casa»

di Valeria Gianoglio
Nuoro, palazzo Area senza ascensore: «Da tre anni prigioniero in casa»

La denuncia di Umberto Pes, pensionato che abita in via Beethoven: «Sono invalido, ci avevano promesso come alternativa un seggiolino nelle scale ma non è mai arrivato»

21 agosto 2024
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Nuoro «La prima cosa che farei se avessi l’ascensore, o almeno il seggiolino che mi porta sin giù nelle scale? Semplice: prenderei il bastone, uscirei di casa, entrerei in macchina e andrei dove c’è un po’ di verde a chiacchierare con qualche amico. Tutto qua. Sono tre anni che me lo sogno, e invece non posso perché qui nella palazzina non c’è né ascensore, né seggiolino. Vivo prigioniero».

Ottantadue anni, 44 dei quali trascorsi a lavorare come coordinatore per l’ex società Nuoro ambiente, e i più recenti a combattere con la salute un po’ traballante e un’invalidità riconosciuta del 100 per cento: eppure, nonostante tante complicazioni, a Umberto Pes gli occhi brillano ancora come un bambino, quando racconta il suo piccolo grande sogno.

La sua speranza da pensionato con diversi problemi di salute ha un nome preciso e definito: si chiama ascensore, o, in alternativa, seggiolino. Qualunque aggeggio che, in ogni caso, gli possa consentire di varcare il portone del suo appartamento al numero 1 di via Beethoven – non distante alla chiesa di San Domenico Savio – percorrere i tre piani di scale, raggiungere l’uscita della casa e la sua macchina. E con essa la libertà di uscire da solo senza scomodare figli o nipoti, e raggiungere gli amici e le chiacchierate di un tempo. E «l’aria, l’aria libera, l’ombra e il verde, l’autonomia» precisa.

Ma tra la speranza e la realtà, a quanto pare, ci sono la burocrazia, le promesse non mantenute, le telefonate senza risposte soddisfacenti o risolutive. «È da tempo – racconta, insieme alla moglie Domenica Bitto – che abbiamo chiesto ad Area, proprietaria di questa casa della quale paghiamo l’affitto, di intervenire per sistemare un ascensore che mi permetta di uscire o rientrare a casa superando le rampe di scale. Ma finora ancora non sono riuscito a vedere soluzioni. E nel frattempo il tempo sta passando, e non riesco a darmi pace. Perché ormai sono tre anni che vivo come prigioniero, che non posso uscire se non chiedendo aiuto ai miei familiari e per fare le visite mediche che mi sono necessarie e che non posso saltare».

Accanto a lui, nella cucina di casa, Domenica Bitto annuisce e alza gli occhi al cielo. Come fa chi per tanto tempo ha esercitato l’arte della pazienza, mista a una solida tenacia. Racconta, signora Domenica, che un paio di mesi fa i tecnici di Area siano andati nell’appartamento e nella palazzina a fare un sopralluogo e che, al termine, abbiano spiegato loro che l’ascensore, purtroppo, non sarebbe stato fattibile, e per un motivo molto semplice: il vano scala della palazzina non ha lo spazio necessario per poterlo ricavare. Né, a quanto pare, ma per altre ragioni tecniche e di costi, sarebbe stato possibile sistemarne uno sfruttando lo spazio esterno dell’immobile. Ed è a questo punto che è spuntata, come unica pista alternativa percorribile, quella del seggiolino da installare nel vano scala attaccato al corrimano.

«I tecnici Area hanno preso le misure del corrimano e degli spazi e ci hanno detto che avrebbero fatto di tutto – spiega Domenica Bitto – solo che sono passati un paio di mesi e ancora non abbiamo visto nulla. Qualche giorno fa ho chiamato per chiedere a che punto eravamo ma mi hanno spiegato che purtroppo, con l’estate di mezzo, diverse situazioni erano ferme, e che quindi speravano di riuscire a smuovere la cosa per la fine dell’autunno».

«Il problema è che io non posso più aspettare – dice Umberto Pes – perché ormai sono tre anni che non riesco a uscire, se non mobilitando gli aiuti, e per fare visite mediche perché purtroppo ne ho tante, da fare, visti i miei problemi di salute. E nel frattempo sto rischiando la depressione. E tra l’altro, non parlo solo per me ma anche per altre persone avanti negli anni che vivono qui vicino e che non possono uscire di casa perché non hanno la possibilità di farlo, senza ascensore o un altro sistema equivalente. Area deve intervenire, insomma, e farlo in fretta: davvero, non possiamo più aspettare».

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