Grandi manovre a Nuoro: partiti in fermento sulla giunta, trattative ancora in alto mare
Il sindaco Emiliano Fenu alle prese con i primi mal di pancia nel Campo largo
Nuoro La linea ecumenica sembrava quella che avrebbe condotto Emiliano Fenu a una pacifica presentazione della nuova giunta già il 7 luglio in occasione della prima seduta di consiglio comunale. Dare un assessorato a ognuno dei setti partiti che lo hanno sostenuto, in barba all’esito elettorale, infatti, sembrava essere la strada più giusta da seguire per evitare l’insorgere di qualsiasi polemica interna. Ma i mal di pancia nel Campo largo esistono e qualche colpo di tosse già inizia a sentirsi anche fuori dalle sedi di partiti e movimenti. Ad agitare le acque in queste ore, infatti, sarebbe la neanche troppo poco celata incompatibilità tra la linea del Partito democratico (Pd), quella della fermezza; e quella di chi, tra gli eletti in Consiglio, a Cagliari ricopre ruoli di responsabilità o consulenza anche in Regione.
La linea della fermezza Il Partito democratico la linea ecumenica proposta da Emiliano Fenu la ha accettata subito e senza battere ciglio, ma ponendo, pare, alcune condizioni. Tra queste, il diritto ad avere la presidenza del consiglio comunale e quello a poter contare sull’espressione del vicesindaco. La terza condizione è però il vero oggetto del contendere. Il Pd, infatti, avrebbe chiesto anche di avere la prima scelta sulla delega da attribuire al suo esponente in giunta. Da qui la linea della fermezza: queste condizioni, infatti, sarebbero blindate e insindacabili anche se quella sulla scelta delle delega potrebbe non esserlo più solo nel caso in cui il sindaco azzerasse subito anche i vertici delle partecipate, mettendoli sul piatto delle trattative. Non fosse altro che il Pd ha già rinunciato al secondo assessorato che le logiche del voto gli assegnerebbero considerata la portata del risultato elettorale. I Dem, infatti, la matematica la conoscono e sanno perfettamente che 63 percento (esito della coalizione) meno 20 percento (esito del Pd) fa 43. Tradotto significa che senza un apporto così significativo del Partito democratico il Campo largo sarebbe scivolato al ballottaggio.
La linea cagliaritana Le richieste prospettate dal Pd, però, pare non piacciano ad alcuni dei componenti della coalizione. Soprattutto ai partiti che a Cagliari, in Regione, occupano ruoli di consulenza e responsabilità. A Partire dallo stesso Movimento 5 stelle di Emiliano Fenu, che non sembra gradire soprattutto il fatto che il Partito democratico possa scegliere la delega per primo. La contromossa dei pentastellati, dunque, sarebbe quella di provare a convincere il loro stesso sindaco ad imporsi per un assessorato di peso e facilmente controllabile da Cagliari in termini di gestione delle risorse. Ma c’è da considerare il fatto che il Comune non è la Regione e che la linea da seguire in municipio dovrebbe essere dettata o dal sindaco o dal coordinatore cittadino. Il fatto che il Pd possa scegliere la sua delega in maniera incontrastata pare non piaccia neanche al gruppo di Uniti che può contare su Francesco Guccini, primo tra gli eletti in Comune nella sua lista, nel casellario degli incarichi regionali. Uniti, secondo quanto traspare, starebbe utilizzando Guccini, che in realtà resterà a Cagliari, come cavallo di Troia per provare ad accaparrarsi il ruolo di vicesindaco con l’obbiettivo reale di avere l’assessorato alla Cultura per un terzo profilo.
Le prospettive Nessuna rottura in vista, sia chiaro. Il Campo largo governerà la città in maniera compatta e provando a portare a compimento un programma elettorale basato sulle emergenze da risolvere in città. Certo, per capire se alla fine passerà la linea ecumenica bisognerà attendere il consiglio comunale del 7 luglio. Quello nel quale Fenu svelerà alla città le sue scelte definitive e soprattutto se queste alla fine saranno dettate dalle logiche dell’espressione del voto o da quelle delle pretese dei singoli partiti della coalizione.