Il ricordo di John, l’olandese in bici barbaricino per scelta
Ironia e garbo, ha insegnato l’inglese ai nuoresi
Nuoro Aveva pure avuto la possibilità di comprare una casa, nel cuore della Nuoro che aveva scelto come luogo in cui vivere. Ma non lo aveva fatto, perchè John, in realtà Johannes Huijbers, olandese di nascita, poi olianese e anzi “oliandese” e infine nuorese per scelta, non voleva vincoli, neppure quelli conseguenti a un atto d’acquisto. John aveva 70 anni, ed è morto qualche giorno fa; solo una malattia è riuscita a fermarne lo spirito libero, la garbata ironia, la grande curiosità intellettuale e la profonda cultura, mai esibita. Eppure John parlava correntemente oltre che l’olandese, l’italiano – persino il sardo, per integrarsi ancora di più – il tedesco, il francese e l’inglese: e anzi, è proprio per via dell’insegnamento dell’inglese che i nuoresi hanno imparato a conoscerlo, apprezzarlo e volergli bene. “John l’olandese” ha insegnato inglese a centinaia di persone: ragazzi che dovevano rimediare a scuola, adulti che volevano impararlo o migliorarlo. A John si arrivava con il passaparola, che metteva insieme le grandi competenze con lo spessore umano. Lui e la sua immancabile bicicletta, mezzo di locomozione e compagna di escursioni. In realtà il primo amore era stato il trekking: «Conosceva benissimo il Supramonte, io lo avevo contattato perchè avevo bisogno di una guida», racconta Michele Congiu, uno degli amici più cari di John, con Attilio Gabbas e Gianni Pais. John era arrivato nell’isola nei primi anni Ottanta. Una parentesi a Oliena, dove faceva il bracciante agricolo. Poi a Nuoro, città di cui si era innamorato. Amore ricambiato: insegnante, poi badante scrupoloso e amorevole. A lungo John aveva fatto il turista al contrario: andava in Olanda, dove aveva madre,padre e alcune sorelle, d’estate, per lavorare in una azienda che faceva pane, e poi tornava in Sardegna d’inverno. Amava l’isola, amava il Nuorese: «Conosceva tutti i caprari di Orgosolo, era amico dei pastori, ovunque andasse era di casa», continua Congiu, suo compagno di pedalate. Viaggi in tutta la Sardegna, ma anche nella penisola, Corsica, Pirenei. Nel 2012 la bici gli era stata rubata, un disgraziato giorno: era stato investito, il pirata della strada non si era fermato e lo aveva lasciato sotto la pioggia, in via Costituzione, con un femore rotto. Dopo esser stato soccorso, qualcuno aveva pure rubato la bici, fatta ritrovare pochi giorni dopo. Perchè davvero rubare la bici a John era un insulto alla bontà, all’eleganza con cui sminava difficoltà e fragilità. «In tutti i paesi c’era qualcuno che lo conosceva», dice Attilio Gabbas. Parlare di John è come aprire un vaso di Pandora dal quale escono i mille interessi di questo gigante - era alto più di un metro e 90- sempre gentile: il cinema, l’arte, la letteratura, la musica: era un esperto di jazz. John era un uomo generoso, in centinaia sono andati a salutarlo nella camera mortuaria del San Francesco. E a Nuoro riposerà, nei loculi destinati alle urne cinerarie. Nel necrologio, gli amici lo ricordano come un uomo buono: un aggettivo che sintetizza questo “oliandese-nuorese” garbato, e libero, fino in fondo.