La Nuova Sardegna

Olbia

«Vivere vicino a Berlusconi è un inferno»

Giampiero Cocco
«Vivere vicino a Berlusconi è un inferno»

Maristella Cipriani costretta al trasloco per evitare vigilantes, chiasso e traffico

11 settembre 2008
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PORTO ROTONDO. C’è chi, tra i tanti vip che bazzicano sulla Costa, si svenerebbe - economicamente parlando - pur di poter vantare e sbandierare ai quattro venti d’essere “vicino di casa” del Cavaliere. Ma c’è chi, come la coppia di professionisti lombardi dirimpettai dell’eremo presidenziale della Certosa, farebbe volentieri a meno di cotanto onore. La loro casa, ristrutturata di tutto punto con travi di legno e pietra locale, vista mozzafiato sul golfo di Marinella e sulle tenute del premier, è la “villa della disperazione”. Mai abitata dai proprietari che, pur di trascorere le loro vacanze a Porto Rotondo, sono stati “costretti”, da problemi contingenti, ad acquistare un piccolo appartamento nel centro turistico realizzato dai conti veneziani Donà Dalle Rose.

«Per noi è difficile, da anni, - spiega Maristella Cipriani, architetto a Milano e amministratrice della Sochip srl - vivere in questa casa. I controlli di sicurezza di Silvio Berlusconi invadono, purtroppo, la nostra privacy. Uomini armati e incappucciati passano, giorno e notte, sui muretti di recinzione, a pochi metri dalle nostre camere da letto o terrazze. Per carità, loro svolgono il loro mestiere, sono incaricati di un servizio, ma noi non possiamo convivere, in vacanza, con la “scorta” quasi dentro casa». “Villa disperazione” è immersa nel verde (rinsecchito) della flora locale: ginepri, olivastri e essenze che anelano un pò d’acqua, un verde anemico che invidia la rigogliosissima foresta subtropicale e i prati all’inglese che distano poche decine di centimetri, che ammantano la collinetta sulla quale il premier ha realizzato la serra polifunzionale (quella trasformabile, all’occasione, in sala stampa, teatro, cinema e che ospita, permanentemente, il farfallario e un gigantesco acquario) o che dirada verso la Certosa, distante un tiro di schioppo. Sarà per questo motivo (da qui le ragioni di sicurezza e i controlli, h24, sul perimetro esterno del compendio del premier da parte delle forze dell’ordine) che il confine di “villa disperazione” è molto frequentato, giorno e notte.

«Un altro problema sono i parcheggi, il continuo transito dei camion, di auto - dice con voce flebile Maristella Cipriani - e i rumori causati dagli impianti di depurazione, che sono distanti poche decine di metri da casa. Un rumore di fondo che stride con l’antica e tanto ricercata tranquillità e i silenzi che questa casa offriva quando l’abbiamo acquistata, nel 1998. Dopo la ristrutturazione non l’abbiamo mai abitata, e nel 2002 sono sorti i primi problemi di confine».

Già, i confini. Essere vicini di casa del premier - «con il quale siamo ottimi amici, abbiamo più volte trascorso delle ore a chiacchierare del più e del meno», chiosa Maristella Cipriani - che ha dichiarato la Certosa «residenza alternativa del capo del governo, nella quale vengono ospitati capi di Stato e personalità internazionali della politica e dell’economia», comporta un supplemento di problemi.

Il primo di questi è dovuto alle recinzioni: ieri l’altro l’ufficio tecnico del comune di Olbia ha “invitato” (per la seconda volta) gli operai che stavano per realizzare un muretto a secco nella proprietà della Sochip srl a sospendere i lavori già autorizzati «perchè - come ha spiegato l’assessore all’urbanistica di Olbia, Marzio Altana -, l’ufficio ha accertato, l’assenza di una planimetria, da eseguirsi in contradditorio tra le parti (l’Idra Immonìbilaire spa e la Sochip srl, n.d.r.) sugli effettivi confini delle proprietà, così come da richiesta avanzata nel maggio del 2008. A questo si aggiunge l’assenza, da parte dell’impresa che stava eseguendo i lavori, della regolare dichiarazione contributiva, risultata scaduta».

L’architetto Gianni Gamondi - il professionista che cura gli aspetti tecnici e le coreografie edilizie e botaniche della Certosa (rintracciato telefonicamente in Austria) -, si limita ad un lapidario «no comment, si tratta di una questione squisitamente privata, tra proprietari».

Nulla di penalmente rilevante, soltanto un contenzioso civile tra la Sochip srl e la Idra Immobiliare spa (la società che gestisce il patrimonio della Certosa) su alcuni lotti acquistati, alla fine degli anni novanta, dalla “Cala Blu Tar srl”. Una società che faceva capo all’imprenditore di Terralba Flavio Carboni che ha venduto alcuni lotti alla Sochip Srl. Quindi, frazionando i mappali, ne ha venduti altrettanti all’Idra Immobiliare spa. Innescando una querelle giudiziaria tra acquirenti ancora pendente davanti al giudice civile di Olbia.

«Noi abbiamo acquistato tra la fine degli anni Ottanta e Novanta - spiega Maristella Cipriani - diciannove lotti per circa cinque ettari. Una proprietà che si incunea tra la Certosa e il Country Village. Abbiamo denunciato una discarica abusiva di inerti sorta su nostri terreni, e il giudice ha archiviato l’inchiesta, non avendo individuato i responsabili. Abbiamo anche denunciato la costruzione di un muro di recinzione all’altezza del Country Village, e anche in questo caso nessuno è stato individuato. Intendiamo salvagardare i nostri confini e troviamo, da due anni, mille e una difficoltà. Forse, come suggerisce qualcuno, sarebbe meglio vendere».
Una discarica abusiva nata ai confini con la Certosa, un comprendio controllato ventiquattr’ore su ventiquattro.

Ma l’architetto Maristella Cipriani e il marito notaio in Milano non intendono gettare la spugna.

Negli anni scorsi avevano ottenuto l’autorizzazione a realizzare una piscina (sempre ai confini con la Certosa), ma è stato difficoltoso costruirla, tanto che la concessione è abbondantemente scaduta.

«Inutile stare ad elencarne i motivi, anche in quella circostanza abbiamo trovato le già citate mille e una difficoltà», spiegano i confinanti della Certosa. «Per carità, i nostri rapporti sono di buon vicinato, con il premier siamo in grande confidenza, non vogliamo entrare in conflitto con lui», dice Maristella Cipriani.
Ma l’Idra Immobiliare è un’altra cosa, e ai confini, oltre a quell’ingresso di servizio che i Cipriani intendono chiudere, ci tiene.
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