La Nuova Sardegna

Olbia

La Cna: troppe imprese a rischio

di Tiziana Simula

Schiacciate dai debiti, rischiano di chiudere le piccole aziende che vivono nell’orbita dei subappalti

23 giugno 2012
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OLBIA. Equitalia che bussa alle porte, le banche che sollecitano il rientro dei fidi ottenuti come anticipazione dei lavori eseguiti e non ancora pagati, e i fornitori che pretendono pagamenti immediati. Un vortice senza tregua, che non lascia respiro. Che fa sprofondare nella disperazione chi è sempre stato rigoroso e rispettoso delle regole. Ma che più pesantemente degli altri, ora paga gli effetti devastanti della crisi. Perchè nel perverso sistema produttivo, le piccole imprese subappaltanti sono le ultime a essere pagate dal committente. L’ultimo anello della catena, il più debole.

La crisi che colpisce il settore produttivo sta mettendo a nudo situazioni drammatiche anche in Gallura, minando pesantemente l’esistenza delle piccole imprese con tre, quattro dipendenti, che lavorano spesso in subappalto, «una situazione di estremo disagio, con imprenditori che minacciano di compiere gesti disperati perchè non vedono via d’uscita: ricevono con grande ritardo dai committenti, a loro volta in difficoltà, il pagamento per il lavoro fatto, e nel contempo subiscono la pressione delle banche che chiedono il rientro dei fidi richiesti come anticipo del lavoro svolto e per pagare i propri dipendenti», spiega il segretario della Cna Gallura, Massimo Bonacossa. Che denuncia l’emergere di una situazione allarmante anche in città, con imprenditori travolti dall’esasperazione. «Questa situazione di crisi generale ha portato i deboli ad essere ancora più vulnerabili, perché le imprese subappaltanti sono le ultime ad essere pagate dal committente che, nella catena delle priorità dei pagamenti, le colloca nell'ultimo anello – dice ancora Bonacossa –. E allora, Equitalia bussa alle loro porte, altrettanto fanno le banche e i fornitori: insomma, per loro non c’è tregua e il mondo cade addosso anche a chi, ha alle spalle una vita di lavoro e una professionalità elevata, che è destinata a degradare. L’imprenditore onesto, puntuale nei pagamenti e rispettoso delle regole, subisce in modo drammatico questa situazione perchè non è abituato a essere classificato come un “cattivo pagatore”, e questo mina profondamente la sua serenità, fino a minacciare di compiere gesti estremi, casi di cui, nostro malgrado, siamo stati testimoni. Purtroppo – prosegue –, non ci sono soluzioni immediate ma di prospettiva e di sistema: l'intero contesto ambientale, quindi, istituzioni, politica, banche, società e scuola, devono fare fronte comune e proteggere quel tessuto imprenditoriale che, pur nelle difficoltà, vuole rimanere sano, emarginando quei comportamenti di concorrenza sleale, così diffusi in questo territorio, che impoveriscono le imprese e le costringono o a soccombere o ad adeguarsi al peggio. Il mio appello agli imprenditori in difficoltà , è di non restare soli, di fare rete per essere più forti, e soprattutto di chiedere aiuto alle organizzazioni che operano nel settore, che si metteranno senza esitazione al loro fianco».

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