La Nuova Sardegna

Olbia

Dai tappi al mattone, una terra ferita

di Giampaolo Meloni

L’attività artigianale è in difficoltà da un decennio. Il settore delle costruzioni ha perso in tre anni redditi per 13 milioni

28 febbraio 2014
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OLBIA. Dall’edilizia al terziario, dai servizi all’artigianato, dalla trasformazione alla pastorizia e all’agricoltura. E ancora trasporti, turismo. Il mosaico delineato dalla Cgil nel congresso dei giorni scorsi è composto da tasselli di colore grigio scuro. Una sequenza di segnali nagativi chiude i contorni dell’economia nel territorio: stato di salute, pessimo.

Edilizia. Per anni ha tenuto alto il volume dei redditi, superati gli anni d’oro che hanno portato l’indice delle seconde case in Gallura al 60 per cento rispetto al dato regionale, oggi piange lacrime amare. Dal 2009 gli addetti sono calati di mille unità all’anno: nel dettaglio, 3879 buste paga annullate. Tre anni orsono le imprese attive iscritte alla Cassa edile erano 909, all’ultimo 31 dicembre l’elenco era calato a 698: hanno chiuso i battenti 211. Oltre un milione in meno le ore lavorate. Mentre la massa salari è precipitata da 31 milioni e mezzo del 2010 a 19.300 dell’ultimo anno con un decremento di 12 milioni 313mila euro.

Sughero. La crisi ha divorato in dieci anni centinaia di piccole aziende, soprattutto della lavorazione. Colpi mortali sono arrivati dalla mutazione tecnologica dei tappi: plastica, alluminio, vetro hanno colpito il distretto isolano, che produce 120mila quintali l’anno di sughero su una superficie di coltivazione dedicata alle querce pari a 100mila ettari. La Gallura conta 60 imprese, ma tante non producono e si limitato a svolgere attività commerciale.

Commercio. I dati statistici calcolano che il 40 per cento delle imprese attive su Sassari e Olbia Tempio, ossia 13.961, di cui 9263 effettuano vendita al dettaglio, siano insediate nel territorio della Gallura. Complessivamente sono impegnate circa 60mila unità. Tra nuove iscrizioni e chiusure, il saldo cresce costantemente sul segno negativo.

Trasporti. La criticità colpisce tutto il fronte della mobilità. Ma la sofferenza maggiore è ora concentrata sul piano di riorganizzazione messo a punto da Meridiana e che prevededi mutuare in licenziamenti gli attuali 1200 assegni di cassa integrazione. L’azienda, benchè abbia recuperato parzialmente rispetto allo scorso anno, è alle prese con bilanci in perdita che sfiorano i 60 milioni.

Urbanistica. In questo caso il dato negativo riguarda soprattutto le carte, le procedure. È la voce di maggiore travaglio nella storia recente della Gallura, databile per sintesi al 1942, quando la città era tra le poche che avrebbero dovuto dotarsi di un piano regolatore. Uno sguardo d’orizzonte e il ciclone Cleopatra raccontano efficacemente quanto sia accaduto. Il punto oggi è che Olbia si regge su un Piano di fabbricazione datato una decina d’anni, che stride non solo con il Ppr dell’era Soru ma anche con tutti gli strumenti d’aggiustamento prodotti dalla giunta Cappellacci. Sotto procedure di controllo sono intanto finiti il piano regolatore del porto e quello della zona industriale. In questo perimetro di incertezze si muovono lentamente le possibilità di sviluppo della città, frenando opere pubbliche, attività d’impresa occupazione.

Enti locali. La Provincia è ormai rubricata alla voce “ex”. Tra i dibattiti sui destini istituzionali, resta il dato freddo sugli organici: 160 dipendenti dell’ente intermedio finiranno probabilmente altrove.

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