La Nuova Sardegna

Olbia

I morti sul lavoro dimenticati da tutti

di Angelo Mavuli
 I morti sul lavoro dimenticati da tutti

La famiglia di Antonello Cusseddu a un anno dalla sua scomparsa: comunità solidale e tragedie trasformate in dati statistici

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TEMPIO. Domani, 28 maggio, ricorrerà il primo anniversario della morte di Antonello Cusseddu, un operaio tempiese di 51 anni, dipendente della Gesenu, rimasto vittima di un terrificante incidente sul lavoro, mentre era intento a riparare un rullo trasportatore di cartone nell’Impianto di Compostaggio di Parapinta.

In memoria di Antonello, la famiglia ha scritto una “lettera-messaggio”, nella quale si ringrazia la comunità gallurese che ha condiviso il dolore con l’intera famiglia, (fra cui la moglie, Mattea e due figli, Andrea di 15 anni ed Eleonora di 11) e nella quale si esprime anche il rammarico per una morte che burocraticamente si è trasformata solo in un dato statistico. «Carissimo Antonello, da un anno non sei più con noi. La perentorietà della morte ci impone una quotidianità di pensieri e ricordi che rinnovano dolore e smarrimento. Ma la quotidianità da allora è stata anche i moltissimi volti della solidarietà, dell’ affetto, del rispetto, della testimonianza di tante persone, che in molte forme e per molteplici vie sono giunti fino a noi e per i quali rendiamo grazie a tutti. E’ il sapore forte della comunità che condivide , non divide, che sa osservare e non si fa giudice, ma testimone. A noi rimane l’interrogativo sul perché non sia stato possibile evitare quanto accaduto. Peraltro la tua morte non si pone neppure come problema. Secondo alcuni nel mondo del lavoro un certo numero di vittime, statisticamente, sono accettabili e il sacrificio della vita e dei diritti di qualcuno è inevitabile. E’ una esperienza di profonda ingiustizia in cui stridente appare il contrasto tra un grande deficit di responsabilità e un eccesso di disponibilità. Questo lo diciamo pensando ad Andrea ed Eleonora e contro ogni tentativo, anche dialettico, di svuotare di significato la tua scomparsa. Non faremo l’errore- conclude la lettera -, di confondere la “giustizia” con la “legalità”. La giustizia a cui tutti dovremmo aspirare pur sapendo che poco ha a che fare con la legalità da perseguire».

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