La Nuova Sardegna

Olbia

Padrongianus, nasce il primo olio di Olbia

Dagli uliveti di fronte all’ospedale del Qatar l’extravergine prodotto da Emanuela Cafulli Marzano

13 aprile 2017
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OLBIA. Il sogno prende forma sulle sponde di un fiume. In un posto dove per decenni la terra ha regalato frutti di ogni tipo, in una mega tenuta dove neanche la vicinanza dell’aeroporto e del Mater Olbia è riuscita a corrompere l’antico fascino delle aziende agricole di una volta. È qui che Emanuela Cafulli Marzano ha deciso di dare vita a un progetto che unisce natura e imprenditoria. Ha preso le redini dell’azienda di famiglia, attivata negli anni Trenta quando Olbia ancora si chiamava Terranova, e si è tuffata nell’affascinante mondo dell’olio extravergine. Ha quindi creato un marchio. Si chiama semplicemente «Olio Padrongianus», per via del fiume che taglia in due la tenuta Marzano, ed è la prima etichetta del territorio gallurese. «Credo nel sole, nel vento e nei profumi di questa terra. È un olio che faccio col cuore» spiega lei, Emanuela Cafulli, nella grande sala della casa padronale.

L’azienda di famiglia. L’olio Padrongianus ha radici profonde. Negli anni Trenta, infatti, la storica famiglia Marzano aveva acquistato vastissime tenute dai Tamponi. E cioè tutta la zona che da Poltu Quadu arriva al Lido del Sole, più quasi tutta l’isola di Tavolara. Nella piana del Padrongianus i Marzano avevano creato un’azienda agricola. Ancora oggi ci sono la casa padronale, le abitazioni di chi ci lavorava, più i capannoni e le stalle. Tra le altre cose, i Marzano avevano tirato su un oliveto con un migliaio di piante. Emanuela Cafulli lo ha quindi ripreso in mano e perfezionato. Le varietà sono due: la maggior parte delle piante è Bosana, il resto è Semidana. Gli ettari occupati dagli ulivi sono 6, ma l’obiettivo è quello di salire a 20, 30 al massimo. Emanuela Cafulli, inoltre, vuole rilanciare un agrumeto e sta investendo nell’allevamento dei bovini Limousine, sperimentando pure l’inseminazione artificiale.

L’olio Padrongianus. È dal 2015 che Emanuela Cafulli produce un olio extravergine di alta qualità. «Questa terra è perfetta per questo tipo di coltura e quindi ho subito deciso di fare un olio capace di farmi vincere i premi. E i risultati stanno arrivando». L’olio Padrongianus è per esempio arrivato primo ai concorsi «Città di Sassari» e «Olio nuovo», nella sezione monocultivar Bosana. «Sto entrando nella fase di conversione biologica. Quindi niente insetticidi e prodotti chimici. E per il concime si usa il letame delle vacche», precisa. L’olio prodotto sulle sponde del Padrongianus, confezionato dall’oleificio Corrias di Riola Sardo, viene venduto a importanti ditte e ristoranti tra la Sardegna e la Toscana. Da mesi è in mostra anche negli stand di Mirtò.

Il consorzio dell’olio. Emanuela Cafulli non vuole correre da sola. E per questo sta avviando la costituzione di un consorzio gallurese dell’olio, con l’obiettivo di costruire anche un frantoio e di creare un marchio dell’olio d’oliva della Gallura, sfruttando le opportunità finanziarie dei Progetti integrati di filiera. «Voglio unire tutti gli olivicoltori. Anche questo è un modo per creare sviluppo». Il percorso è avviato. A febbraio si è anche tenuto un incontro tra olivicoltori, tecnici, consulenti e l’assessore comunale alle Attività produttive Marco Balata. Visto il movimento, il comune di Olbia è riuscito a entrare nel circuito nazionale «Città dell’olio». Nella zona est della Gallura, per esempio, 100 ettari sono occupati da 15mila piante di olivo. Emanuela Cafulli sta anche dialogando con il consorzio industriale. (d.b.)

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