La Nuova Sardegna

Olbia

Fase 3, sos degli albergatori sardi: le compagnie cancellano i voli e i turisti non arrivano

Giandomenico Mele
Fase 3, sos degli albergatori sardi: le compagnie cancellano i voli e i turisti non arrivano

Da Olbia grido di allarme, si è innescata la corsa alle disdette

26 giugno 2020
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OLBIA.Cancellazioni: il nuovo incubo per il sistema turistico fiaccato dalla pandemia. Le compagnie aeree low cost che non raggiungono sui voli programmati un numero sufficiente di passeggeri, un tasso di riempimento (load factor) soddisfacente, cancellano il volo. Un bagno di sangue per gli albergatori. La denuncia di una situazione che riguarda tutta l'isola arriva da Fabio Fiori, presidente dell'associazione albergatori di Olbia. Arriva nel giorno in cui all'aeroporto "Costa Smeralda" sono atterrati i primi due voli internazionali dopo il lockdown. Due voli Eurowings provenienti da Monaco di Baviera. Il primo ha toccato la pista ieri pomeriggio intorno alle 17, il secondo dopo 40 minuti. Il primo aveva a bordo 116 passeggeri, il secondo 119. Quest'ultimo è stato programmato all'ultimo momento per venire incontro alle richieste dei turisti, visto che l'applicazione delle limitazioni dovute alle distanze a bordo ha consentito di riempire solo in parte l'Airbus 320 da 180 posti di capienza massima.

Le cancellazioni. Ma l'ottimismo per l'arrivo dei primi voli dalla Germania è attenuato dall'allarme lanciato dagli albergatori. «La situazione è davvero difficile, le compagnie aeree stanno cancellando molti voli programmati - spiega Fabio Fiori -. Abbiamo perso prenotazioni di clienti inglesi, tedeschi e svizzeri, per esempio. easyJet, Air Malta, ma anche Volotea hanno cancellato voli. Parliamo di clienti che avevano prenotato dai 10 ai 15 giorni di vacanza».

Vuoto per pieno. I numeri sono disastrosi. Il totale delle strutture alberghiere che ha deciso di aprire ad Olbia non supera il 20% del totale. Alberghi cittadini prestigiosi non apriranno prima di metà luglio. «Aprire significa non solo riprendere i dipendenti in cassa integrazione, ma anche sostenere costi vivi, dalle bollette ai prodotti per prime colazioni, pranzi e cene - spiega Fiori -. Se alle poche prenotazioni seguono le cancellazioni dei voli, qui non riusciremo a sopravvivere».

Gli aerei. Cancellazioni che rappresentano un paradosso evidente per una destinazione che ieri ha aperto le porte ai voli internazionali. Su tutto il territorio nazionale, infatti, dalla mezzanotte di ieri è caduto il divieto per i collegamenti aerei internazionali imposto dal coronavirus. Luglio sarà una prima prova del nove, uno dei due mesi centrali dell'estate in cui i turisti internazionali superano la metà degli arrivi totali. Il luglio 2019 aveva fatto registrare 604 mila arrivi al Costa Smeralda. I passeggeri dei voli di linea e charter sono stati 2 milioni 900 mila, di cui 1 milione 390 mila italiani (47%) e 1 milione 545 mila internazionali (53%). Il network estivo dell'aeroporto di Olbia toccherà 15 Paesi europei con 63 destinazioni. Un mercato potenziale che offre opportunità. Sempre che si superi il primo scoglio, quello più alto.

La ripartenza. In perdita. «Siamo delusi e demoralizzati, le compagnie aeree spesso si giustificano con generici motivi tecnici o di programmazione dei voli - sottolinea Fabio Fiori -. Noi sappiamo che alla base c'è una bassa percentuale di riempimento dei voli. Cerchiamo di tenere duro, siamo caparbi. Ma gli indicatori ci dicono che i primi movimenti importanti ci saranno da metà luglio. Quando si parte, però, c'è sempre un periodo di collaudo, ho paura che tutto il mese di luglio possa far registrare numeri bassi». Il rischio è che, dopo giugno, anche luglio sia praticamente perso. E tutti i turisti tedeschi in arrivo con gli aerei? «La mia impressione è che i turisti che arrivano puntino molto sugli affitti delle seconde case, quelli che vanno in albergo sono pochissimi - conclude il presidente degli albergatori di Olbia -. Molti alberghi sono fermi o hanno numeri bassi. Il problema è per i nostri dipendenti e si presenterà ad ottobre, se non lavorano oggi non potranno accedere alla disoccupazione. Si rischia una catastrofe sociale».

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