La Nuova Sardegna

Olbia

Covid, focolaio all’ospedale di Tempio

di Stefania Puorro
Covid, focolaio all’ospedale di Tempio

Almeno cinque pazienti trasferiti nell’area grigia del Giovanni Paolo II di Olbia. Cresce l’allarme per l’assenza di reagenti

11 gennaio 2021
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OLBIA. L’ultima emergenza è esplosa all’ospedale di Tempio: un focolaio nel reparto di Medicina. Una parte del personale, almeno in sei, e almeno cinque pazienti sono risultati positivi al Covid. I pazienti sono stati trasferiti a Olbia (nell’area grigia e nel prefabbricato del Giovanni Paolo II) per consentire al Paolo Dettori di sanificare le aree, fare i tamponi a tutti e continuare a operare senza rischi. Sono i primi effetti della terza ondata della pandemia che mette ancora una volta la sanità gallurese in ginocchio. Ma la situazione si aggrava di più se si considera che si deve lottare senza le due armi principali: gli anestesisti (insufficienti da tempo) e i reagenti (terminati da sei giorni).

L’allarme. Sabato sera nel reparto di Medicina dell’ospedale di Tempio un gruppo di ricoverati risulta positivo al Covid, insieme a una parte del personale. Si deve trovare una soluzione subito e così vengono disposti i trasferimenti in ambulanza. Nella giornata di ieri i pazienti Covid arrivano a Olbia e vengono accolti sia nell’area grigia che nel prefabbricato all’esterno dell’ospedale: una struttura per l’isolamento con sei barelle in cui si può garantire sino all’assistenza sub intensiva. La permanenza di questi pazienti (una quindicina in tutto) dovrebbe essere provvisoria ma non si sa ancora quando potranno essere spostati, perché i centri Covid accreditati dalla Regione (compreso il Mater Olbia) sarebbero saturi. E tutto accade in una Assl senza una vera direzione. Francesco Logias (direttore della Nefrologia al San Francesco di Nuoro) è stato sì nominato commissario della Assl di Olbia, ma ancora non avrebbe firmato.

Niente reagenti. È stata solo un’illusione. Olbia e la Gallura erano finalmente riuscite a processare i propri tamponi molecolari senza dipendere da Sassari. Ma adesso l’autonomia è di nuovo persa. Dal 4 gennaio il laboratorio analisi del Giovanni Paolo II è rimasto senza reagenti. «Un caso gravissimo», sollevato dal consigliere regionale del M5S Roberto Li Gioi che ha chiesto un intervento urgente del presidente della Regione Solinas e dell’assessore della Sanità. «E la cosa assurda – ha detto Li Gioi – è che dall’Ats non sarebbe partito nessun ordine di acquisto per il 2021». La Assl di Olbia aveva a disposizione da novembre un nuovo e modernissimo macchinario (il Panther Hologic, lo stesso di cui dispone il Mater Olbia) in grado di processare 400 tamponi molecolari al giorno. Ora, per essere esaminati, devono essere mandati a Sassari e passano anche diversi giorni per conoscere l’esito. Con le conseguenti proteste da parte di cittadini che si sono sottoposti all’esame e che dovranno aspettare troppo a lungo una risposta. Al Giovanni Paolo II ci sono, in realtà, altri tre strumenti (quelli acquistati con la raccolta fondi di Janasdia) per processare i tamponi rapidi. Ma due sono fuori uso. L’unico a disposizione viene utilizzato per gli accessi al pronto soccorso.

Anestesisti. Se alla Maddalena mancano gli anestesisti da 40 giorni (i due in organico sono in malattia) a Olbia la situazione è quasi da paralisi. Quattro gli anestesisti per la rianimazione e altrettanti per la sala operatoria. E tutti devono sottoporsi a turni massacranti. Si riescono a operare solo le urgenze e l’attività ordinaria è interrotta. Sospeso da mesi anche il parto con analgesia.

Concorsi e assunzioni. I sindacati hanno più volte parlato di immobilismo per il reclutamento del personale. Eppure – è stato più volte rimarcato – ci sono anestesisti sardi (ma non solo) che lavorano nel nord Italia e che sarebbero ben felici di trasferirsi nell’isola. Ma c’è anche un’altra strada che potrebbe essere percorsa: ci sono nuove disposizioni che possono essere applicate sino al 31 dicembre 2022 (nuovo comma 11 bis, articolo 20 L. Madia). Che cosa predevono? “Fino a quella data le Aziende Sanitarie potranno indire concorsi riservati per la stabilizzazione del personale precario medico, tecnico-professionale e infermieristico, dirigenziale e non, del Sistema sanitario nazionale, oppure procedere direttamente con la stabilizzazione cosiddetta “diretta” degli stessi».

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