La Nuova Sardegna

Olbia

Bomba contro l’esproprio padre e figlio a processo

di Tiziana Simula
Bomba contro l’esproprio padre e figlio a processo

Due uomini di 80 e 36 anni accusati per l’esplosione sotto un ponte a San Nicola Secondo l’accusa volevano impedire la realizzazione di opere del Piano Mancini

11 maggio 2021
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OLBIA. L’esplosione era avvenuta nel cuore della notte ed era stata avvertita in tutto il quartiere San Nicola. Era il 28 novembre 2017. La mattina prima, nei terreni di via Nervi, c’era stato un sopralluogo dei tecnici della Regione impegnati in una serie di verifiche nelle aree da espropriare, terreni nei quali il Piano Mancini (bocciato poi dalla stessa Regione), prevedeva la realizzazione di due vasche di laminazione. L’ordigno rudimentale era stato sistemato in uno dei condotti sottostanti il ponte sul rio Abba Fritta, provocando gravi danni alla struttura.

Per quell’attentato saranno processati Quirico Mazzone, 80 anni, e suo figlio Francesco, 36 anni, residenti in città, proprietari di una parte dei terreni che dovevano essere espropriati per realizzare le vasche di laminazione.

I due imputati, difesi dall’avvocato Cristina Cherchi, sono stati rinviati a giudizio, così come richiesto dal pubblico ministero. Il processo davanti al tribunale in composizione collegiale comincerà il 26 gennaio.

Stando alle accuse della Procura, Quirico Mazzone e suo figlio avrebbero realizzato l’ordigno rudimentale e l’avrebbero fatto esplodere sotto il ponte, che si trova nel loro terreno, per impedire che gli venissero espropriate le aree per costruire le vasche di laminazione.

La bomba rudimentale era stata messa all’interno di un secchio di pittura composto da una miscela di nitrato d’ammonio e gasolio per autotrazione. Secondo le accuse della Procura, padre e figlio avrebbero sistemato la bomba rudimentale all’estremità del ponte, facendola esplodere dopo aver acceso la miccia. La deflagrazione era stata violentissima ed era stata avvertita in tutto il quartiere, provocando pesanti danni in una parte del ponte e causando l’annerimento della parete interna del condotto. Da subito l’attività investigativa era stata rivolta alle proteste dei cittadini che si stavano scatenando in merito agli espropri dei terreni in via Nervi. Il fatto che la mattina prima proprio in quelle aree ci fosse stato un sit in di protesta contro la realizzazione dei due bacini, aveva indirizzato le indagini in quella direzione.

Ora sarà il processo a chiarire la vicenda e ad accertare le presunte responsabilità di Quirico Mazzone e del figlio Francesco. I due imputati devono rispondere delle accuse di detenzione di arma da guerra, crollo e danneggiamento.

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