La Nuova Sardegna

Olbia

Il libro di Occorsio per capire l’Italia delle stragi

Il libro di Occorsio per capire l’Italia delle stragi

L’autore interviene in città e racconta la storia del padre magistrato che fu ucciso dai neofascisti

04 dicembre 2021
2 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. Sull’Italia si allungano ombre sempre più oscure. Bombe nelle piazze, servizi segreti deviati, tentativi di golpe e terrorismo: la tensione è una strategia e il Paese traballa. Fu in questo contesto che Vittorio Occorsio, magistrato, portava ogni giorno avanti il suo duro e pericoloso lavoro. Aveva partecipato al processo per la strage di piazza Fontana, causata da una bomba scoppiata nel dicembre 1969, e a quello contro il movimento neofascista Ordine nuovo. Alla fine, nel luglio 1976, venne ammazzato con 32 colpi di mitra da un terrorista nero, uno dei capi della destra extraparlamentare che virarono sulla lotta armata. Ed è proprio alla figura del giudice che è dedicato il libro Non dimenticare, non odiare, scritto dal figlio Eugenio. Un libro che è stato presentato ieri nel salotto politico–culturale di Nardino Degortes, uno dei big del centrosinistra olbiese. «Rispetto alle verità ufficiali, mio padre era apertamente scettico – ha spiegato Eugenio Occorsio, giornalista –. Era mosso dal desiderio di capire cosa ci fosse dietro ogni cosa. A quei tempi, a pochi anni dalla fine della guerra e del fascismo, operava un substrato di dirigenza conservatrice e reazionaria che cercava in tutti i modi di frenare l’avanzata del Paese verso la crescita, in un periodo in cui ci si batteva per un’Italia più moderna e con maggiori diritti. Insomma, l’Italia stava cambiando e, nell’ombra, delle forze oscure tramavano per rigettare indietro il Paese. Mio padre si trovò a indagare proprio in questo contesto». Una serata, quella di ieri, che è stata anche l’occasione per parlare di libertà di stampa e tutela delle fonti. È intervenuta così Tiziana Simula, giornalista della Nuova Sardegna, fresca del premio giornalistico Castelsardo, che ha parlato di un caso che la riguardò. Indagata per presunta rivelazione di segreto d’ufficio, nel marzo 2018 la giornalista subì diverse perquisizioni e anche il sequestro del telefono e del computer. Alla fine, tutto si risolse con una archiviazione. «Ma certe cose non finiscono così – ha detto Tiziana Simula all’incontro –. Un’azione così invasiva ha delle ripercussioni nella vita personale e lavorativa». All’incontro, moderato dall’ex assessore regionale Carlo Careddu, sono intervenuti tra gli altri il presidente della Fondazione di Sardegna Antonello Cabras, l’antropologo Bachisio Bandinu, il giornalista Andrea Busia e Carlo Selis, presidente dell’Ordine gli avvocati. (d.b.)

In Primo Piano
Sanità

Ospedali, Nuoro è al collasso e da Cagliari arriva lo stop ai pazienti

di Kety Sanna
Le nostre iniziative