La Nuova Sardegna

Olbia

Sughero, scoppia la rivolta «Siamo destinati a morire»

di Dario Budroni
Sughero, scoppia la rivolta «Siamo destinati a morire»

Settanta operatori in trincea: no all’obbligo di bollitura prima dell’esportazione Satta: si può ancora intervenire. Nasce un comitato. Martedì il caso in Regione 

16 gennaio 2022
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INVIATO A BUDDUSÒ. Tra i tronchi delle sugherete soffiano venti di rivolta. Venti che tra le robuste mura dell’auditorium di Buddusò innescano la nascita di un comitato. La loro battaglia è pronta: vogliono farsi sentire fino a Roma e si preparano così a una improvvisa stagione di protesta. L’obiettivo è chiaro: trovare il modo di cancellare gli effetti di quell’emendamento inserito nella finanziaria nazionale che, di fatto, obbliga i produttori a bollire il sughero prima dell’esportazione. «L’emendamento è legge, ma c’è ancora il tempo per intervenire» dice alla platea Giovanni Satta, consigliere regionale del Psd’Az e anche lui operatore del sughero. Settanta i rappresentanti delle aziende che si sono dati appuntamento a Buddusò. È l’ossatura di uno dei comparti da sempre più importanti del territorio. Una assemblea convocata per pianificare la lotta contro un emendamento considerato ingiusto e che avvantaggerebbe le aziende più grandi, a discapito di quelle più piccole.

La storia. L’emendamento firmato da due parlamentari del M5s, e al quale è favorevole Confindustria Federlegno, ha appena sancito l’obbligo della bollitura in loco del sughero grezzo prima che venga esportato. Alla base c’è la lotta al coleottero coraebus undatus. Una soluzione che è però contestata da numerosi produttori. I motivi sono diversi. Innanzitutto perché la maggioranza degli operatori non ha attualmente i mezzi per la bollitura del sughero. I produttori temono dunque di restare esclusi dal mercato o, al massimo, di dover vendere il proprio sughero alle grandi imprese o di doversi affidare sempre a loro per la bollitura, a vantaggio dunque delle «solite quattro o cinque grandi aziende». Inoltre, si sostiene che l’emendamento non abbia alcuna base scientifica e che, tra l’altro, sia stato calato dall’alto in piene festività natalizie. I produttori riuniti a Buddusò hanno poi spiegato che nessuno degli acquirenti, soprattutto in Portogallo e Spagna, ha mai manifestato la necessità di acquistare del sughero già bollito.

La protesta. A guidare la rivolta è il consigliere regionale Giovanni Satta, di Buddusò. «L’emendamento è passato – dice –. Ma ci sono 90 giorni per decidere come dovrà essere applicato. Lo contestiamo perché quasi nessuno di noi è preparato alla bollitura. In linea di principio non sono contrario a una eventuale possibilità di lavorare il sughero da noi, lasciando il valore aggiunto qui, ma tutto questo deve essere fatto con criterio. Questo emendamento ha invece creato contrasti. Propongo quindi la nascita di un comitato informale. Perché si può aprire un tavolo per rivedere la norma, si può pensare a una legge regionale che possa limitare i danni del provvedimento nazionale». A dare manforte ai settanta produttori si sono presentati alcuni sindaci: Massimo Satta di Buddusò, Francesco Ledda di Alà dei Sardi, Roberto Carta di Oschiri e Mauro Usai di Iglesias. Giovanni Maria Solinas, biologo, dice: «Per contenere l’avanzata del coleottero bisogna agire direttamente sulla pianta». Presente anche l’ex senatore Piero Tamponi: «Questo è un attentato alla libertà d’impresa». All’attacco anche Andrea Tamponi, operatore: «Per la bollitura ci vogliono anni di preparazione, siamo destinati a morire».

In Regione. L’obiettivo del comitato è allargare il consenso e coinvolgere in questa battaglia tutti i partiti e l’intera filiera. Intanto martedì i delegati saranno sentiti dalla commissione regionale Agricoltura. «Non sono un catastrofista, il tempo per rimediare c’è – dice Piero Maieli, consigliere regionale Psd’Az e presidente della commissione –. Però non dobbiamo perdere tempo. Vediamo se si riuscirà a mettere almeno una toppa. Si può ancora fare qualcosa».

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