La Nuova Sardegna

Olbia

La denuncia

Porto, dragaggio fuori controllo: per Olbia il costo esplode da 36 a 73 milioni

di Giandomenico Mele
Porto, dragaggio fuori controllo: per Olbia il costo esplode da 36 a 73 milioni

Massimo Deiana (Adsp): «Tempi lunghi della burocrazia, ecco gli effetti». A tre anni dall’affidamento del progetto il via ai lavori risulta ancora lontano

12 ottobre 2023
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Olbia I tempi lunghissimi della burocrazia ritardano l’operazione di dragaggio nel golfo di Olbia, per portare i fondali dell’Isola Bianca e del porto Cocciani a -10 metri e i fondali della canaletta a -11 metri. Un progetto andato a gara nel 2020 che ancora vede piombare sull’Autorità di sistema portuale (Adsp) richieste di integrazione e chiarimenti da parte dei ministeri competenti, in primis quello dell’Ambiente. E i costi esplodono. Quello complessivo per l’intervento di dragaggio a oggi è pari a 73,3 milioni di euro, a fronte dei 36,2 milioni di euro stimati in sede di gara. Lo scrive la stessa Adsp, che spiega come si siano verificate «circostanze che hanno portato a un notevole incremento dell'importo dei lavori progettati, dovuto sia all’entrata in vigore di un nuovo prezzario regionale, per il quale i nuovi prezzi hanno subito un notevole incremento, sia ai risultati delle indagini condotte sulla consistenza dei materiali da dragare e sullo stato di conservazione delle opere di banchina esistenti».

Le opere Si sono svolte diverse riunioni congiunte tra l’Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna e l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), nelle quali è emersa la necessità di supportare le attività di dragaggio con la predisposizione di idonee vasche di colmata dove conferire il materiale che risultasse non idoneo a essere conferito a mare. Si è posta quindi la necessità di realizzare quattro vasche di colmata, per le quali è stato predisposto un adeguamento tecnico funzionale del Piano regolatore portuale vigente, che ha ottenuto il parere favorevole del Consiglio superiore dei lavori pubblici. «Come ho provocatoriamente ribadito nei vari consessi, l’ultimo dei quali a Olbia in occasione della visita del sottosegretario all’Ambiente, Claudio Barbaro – sottolinea Massimo Deiana, presidente dell’Adsp – l’impianto burocratico e autorizzativo previsto dalla normativa italiana per la realizzazione di interventi infrastrutturali, tra tutti i dragaggi, è diventato un attrito costante che rallenta inesorabilmente qualsiasi iniziativa progettuale e pianificatoria che enti come le Adsp provano a mettere in campo per la crescita del comparto portuale e, di conseguenza, della logistica. L’escavo del porto di Olbia è l’esempio lampante. A tre anni dall’affidamento del progetto di dragaggio, ci troviamo a dover raddoppiare il quadro economico stabilito in prima fase, sia per la lievitazione dei prezziari, sia per le decine di rilievi, analisi e studi su acque, sedimi, correnti marine che l’ente ha dovuto commissionare per adempiere alle normative».

I tempi I tempi burocratici, dunque, sono lunghi, come da tradizione: l’ultimo passaggio del marzo scorso era stato alla Martech Srl, con sede a Cagliari, dei rilievi con sistema Side Scan Sonar dei fondali per individuare differenti litologie e biocenosi (studi delle rocce e dell’ecosistema marino) e con lo scopo di scoprire eventuali anomalie d’interesse archeologico. I tempi diventano un fattore decisivo per l’operatività del primo scalo commerciale d’Italia, ma anche per il lievitare dei costi che espone le opere al rischio finanziario. «Senza contare le prescrizioni e le mitigazioni, ante e post operam, che potrebbero essere stabilite dai vari ministeri competenti a conclusione della fase di valutazione ambientale, storica e paesaggistica – aggiunge Massimo Deiana –. Non solo tempi dilatati, quindi, ma anche costi resi fuori controllo dalla situazione economica contingente, che influiscono pesantemente su qualsiasi iniziativa pubblica, ma anche privata. Proseguiamo, comunque, a testa bassa per il futuro degli scali portuali sardi, sempre più strategici per l’economia dell’Isola e del Paese».
 

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